Atlantia crolla in Borsa, con le azioni che cedono il 4,8% e chiudono a 21 euro. Sin dall’inizio della seduta il titolo è apparso in difficoltà, nel giorno in cui anche la Corte dei Conti è intervenuta sul tema concessorio chiedendo di trovare un equilibrio tra profitto e interesse pubblico e dopo le novità del decreto Milleproroghe che rendono più semplice la revoca delle concessioni. Norme che Atlantia ha definito incostituzionali e contrarie alle leggi europee. In linea con l’andamento del listino di Milano (-0,44%), invece, le altre concessionarie autostradali come Astm e Autostrade Meridionali (-0,3%).

In attesa del testo definitivo, l’articolo 33 del Milleproroghe prevede in caso di revoca (non causata da inadempimento del gestore) un indennizzo pari al solo valore delle opere realizzate al netto degli ammortamenti e di eventuali costi o penali. Nel caso invece di revoca per inadempimento andrebbe detratto anche il risarcimento danni. Inoltre l’indennizzo sarebbe riconosciuto solo dopo il pagamento dei creditori accertati in giudizio mentre l’efficacia della revoca non sarebbe subordinata al pagamento dell’indennizzo. Anas subentrerebbe nella gestione. A spaventare gli investitori, dunque, non è solo l’ipotesi della revoca della concessione, ma anche la possibilità che Atlantia debba subire un taglio netto dell’eventuale indennizzo – stimato intorno ai 24 miliardi – che incasserebbe in caso di revoca.

“Continuiamo a ritenere che l’obiettivo del governo sia di rafforzare la propria posizione nella rinegoziazione del contratto con Aspi, ma se confermato l’articolo 33 sarebbe molto negativo“, commentano gli analisti di Equita citando la riduzione del valore dell’indennizzo e l’alzarsi del livello dello scontro. Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio, invece, ha affermato che “dopo la morte di 40 persone con il Ponte Morandi, il minimo che possiamo fare è togliere le concessioni ai Benetton, che non hanno fatto manutenzione. Non è la linea del M5s ma quella del governo. È ora di togliere il bancomat che la politica in precedenza gli aveva concesso”.

L’eventuale decisione del governo di revocare la concessione senza indennizzo provocherebbe ad Autostrade un ammanco di risorse per ripagare i circa 10,8 miliardi di euro di debito. A rischio anche il posto di lavoro di 7mila dipendenti in Italia, a cui si aggiungerebbe un indotto di altre decine di migliaia di lavoratori. A catena seguirebbero le conseguenze sui mercati con prevedibili effetti su un ammontare di debito sui mercati pari a circa 46 miliardi e oltre 31mila dipendenti.

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