Aveva nel sangue un tasso alcolemico di 1,4 (quasi il triplo del limite consentito per legge) quando ha investito Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann. Ed è risultato anche “non negativo” ad altre varie sostanze stupefacenti, nonostante da poco avesse riottenuto la patente, che gli era stata sospesa in automatico dopo che era stato trovato in possesso di hashish. È quanto è emerso dagli esami tossicologici condotti su Pietro Genovese, il figlio 20enne del regista Paolo, accusato di duplice omicidio stradale per aver travolto e ucciso con la sua auto (una Renault Koleos) le due 16enni che poco dopo la mezzanotte di domenica stavano attraversando Corso Francia a Roma, all’altezza dell’incrocio con via Flaminia. Dall’autopsia è emerso che sul corpo delle due amiche sono state trovate altre fratture ma non segni di trascinamento: un elemento che fa presupporre che le due ragazze, che sono morte sul colpo, non sarebbero state colpite da altre auto, come invece avevano riferito ieri alcuni presunti testimoni dell’investimento. Gaia e Camilla sono morte per lo sfondamento della scatola cranica causato dall’impatto con l’auto guidata da Genovese, figlio di Paolo, regista di Perfetti sconosciuti.
I test per alcol e droghe – La normativa vigente consente di mettersi alla guida con un tasso di alcolemia di massimo 0,5 g/litro ma per i neopatentati e per chi ha meno di 21 anni la legge è più severa e prevede che il tasso alcolemico nel sangue sia pari a zero. Non si possono cioè bere alcolici prima di mettersi alla guida. Una cosa che invece ha fatto il giovane che, secondo quanto hanno raccontato alcuni suoi amici, prima dell’incidente era stato a una cena. Evidenziata anche la “non negatività” ad alcune sostanze stupefacenti, ma su quest’ultimo aspetto, e alla luce anche di alcuni farmaci che il ragazzo assumeva regolarmente, serviranno ulteriori esami per stabilire, viene sottolineato da fonti investigative, i “parametri, la tipologia e il livello di sostanze rinvenute”. Nel passato di Genovese ci sarebbero anche due episodi di possesso di droga, in relazione ai quali sembra gli sia stata sospesa la patente, restituita solo di recente. I riscontri emersi dalle analisi sono stati trasmessi al pm Roberto Felici, titolare del fascicolo di indagine. A questo punto Genovese, indagato a piede libero per omicidio stradale, rischia di essere raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare. Se venisse confermato che si è messo al volante sotto effetto di droga e alcol, rischierebbe da 8 a 12 anni di reclusione, che potrebbero diventare 18 poiché le vittime sono due. Ipotesi, però, che non tengono conto dell’eventuale dimostrazione che le ragazze abbiano attraversato con il rosso. Altre risposte potrebbero arrivare dall’analisi del cellulare sequestrato all’indagato per verificare se al momento dello schianto lo stesse utilizzando per parlare o chattare con qualcuno.
I punti da chiarire – “Non le ho viste, sono passato con il verde“, ha detto, tra le lacrime, Genovese al pm Roberto Felici nel corso del primo interrogatorio tenutosi domenica pomeriggio in Procura. “Un ragazzo distrutto, ancora sotto choc“, lo descrive il suo avvocato, Gianluca Tognozzi, al Corriere. Ancora non è chiara l’esatta dinamica dell’incidente e sono tanti gli interrogativi aperti: chi aveva davvero il semaforo verde? Le due ragazze erano sulle strisce o stavano cercando di scavalcare il guardrail come hanno raccontato alcuni testimoni? Domande a cui proverà a rispondere l’informativa della Polizia Locale del gruppo Parioli con gli esiti dei rilievi eseguiti dei periti, i primi risultati degli esami tossicologi, le testimonianze raccolte e le altre fonti di prova emerse nel corso dell’attività investigativa, attesa oggi in Procura. Di certo c’è che, anche per via della strada bagnata dalla pioggia che al momento dell’incidente si stava abbattendo sulla Capitale, Pietro Genovese non è riuscito a frenare in tempo e ha centrato il pieno le ragazzine che sono morte sul colpo.
“Non aveva bevuto, non aveva fumato, non era al telefono. C’era il verde, ed è passato come è giusto che sia“, ha scritto la sorella Emma su Instagram affidando ai social il suo sfogo. “Stare sotto la pioggia, in lacrime, per strada, su corso Francia, con due ragazze senza vita sull’asfalto, ad aspettare la polizia, l’ambulanza e i miei genitori che sono corsi, è una cosa che distrugge. Siamo distrutti per quelle povere ragazze”, ha concluso ricostruendo quanto accaduto.
L’appello della madre di Gaia – “Lanciamo un appello a tutti: chiunque abbia ritrovato il cellulare di mia figlia Gaia lo consegni alle forze dell’ordine“. A dirlo la mamma di Gaia Von Freymann, che si è recata sul luogo dell’incidente. “È un iPhone 8 rosso, con la cover rossa – ha aggiunto – purtroppo Gaia quella sera non aveva con sé la borsa, ma aveva tutto in tasca. Chiunque abbia ritrovato effetti personali delle ragazze per favore li riconsegni”.
La madre di Camilla – “Voglio giustizia, non vendetta“, ha fatto sapere invece tramite il proprio legale, l’avvocato Cesare Piraino, la madre di Camilla. “Il padre, la madre e la sorella della ragazza sono distrutti per quanto accaduto. È una famiglia unita, colpita in modo tragico da questa vicenda – conclude il legale – Attendiamo i risultati dell’esame autoptico, verrà svolto un esame esterno delle salme, per accertare la dinamica di quanto accaduto” spiega in riferimento all’autopsia fissata per questo pomeriggio.