La pistola è una Colt calibro 38 e mette in relazione l’omicidio di Piersanti Mattarella e quello di Mario Amato. E’ molto probabile che la Cobra con cui il neofascista Gilberto Cavallini uccise i magistrato a Roma il 23 giugno 1980 sia la stessa che sei mesi prima, il 6 gennaio, aveva freddato il presidente della Regione Sicilia. La svolta nell’inchiesta riaperta un anno fa dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi sull’assassinio del fratello del presidente della Repubblica emerge da una perizia ora rivelata da L’Espresso.
Negli ultimi mesi, riporta il settimanale, i carabinieri del Ros hanno ricostruito per filo e per segno tutti i delitti dei Nuclei Armati Rivoluzionari e delle armi da loro usate. Tra queste anche la calibro 38 che nel 1982 venne indicata dal pentito Walter Sordi come la pistola usata per uccidere il magistrato. Un’arma che, aveva riferito il pentito, aveva “dei difetti” perché poteva incepparsi. Già una prima circostanza coincidente: dopo aver esploso i primi quattro colpi, l’assassino di Piersanti Mattarella aveva dovuto usare un’altra pistola perché la prima si era inceppata.
I tecnici del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche dei carabinieri sono riusciti a mettere a confronto i proiettili che uccisero il politico della Democrazia cristiana con la Cobra usata dai neofascisti a Roma. Il risultato della comparazione è “coincidente“: nonostante in questi 40 anni i proiettili estratti dal corpo di Mattarella si siano ossidati, secondo gli specialisti dell’Arma esiste una probabilità molto alta che l’arma usata sia la stessa. La certezza assoluta, riferisce il settimanale, non esiste ma tutti i dati a disposizione degli inquirenti collegano quei proiettili alla pistola che uccise Amato. Per questo motivo sull’assassinio di Mattarella, per il quale la procura segue la pista mafiosa, torna ad allungarsi l’ombra del terrorismo nero.