Disastro colposo, pericolo di inondazione, deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi, falso ideologico. A leggerli in questi giorni di allerte meteo e di maltempo che flagella mezza Italia, i capi di imputazione formulati dal pm di Salerno Carlo Rinaldi destano maggiore preoccupazione. Sono contenuti in una richiesta di rinvio a giudizio che riguarda 12 persone tra dirigenti e funzionari comunali, i rappresentanti legali delle imprese esecutrici e i direttori dei lavori che hanno ruotato intorno alla costruzione di piazza della Libertà e del Crescent, il maxi fabbricato fronte mare che ha stravolto il panorama architettonico di Salerno, finito al centro di un altro processo dal quale sono usciti tutti assolti, a cominciare dall’ex sindaco di Salerno e attuale governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca.
Stavolta però l’attenzione della Procura guidata dal reggente Luca Masini si concentra sulla deviazione del torrente sottostante al Crescent, il Fusandola. Deviazione compiuta nell’ambito del progetto complessivo di realizzazione di Piazza della Libertà – la piazza del Crescent – e del sottostante parcheggio interrato di Santa Teresa. Deviazione abusiva, secondo la richiesta di rinvio a giudizio notificata ai 12 indagati, perché compiuta in “sostanziale assenza del titolo abilitativo edilizio valido ed efficace […] in quanto effettuato in violazione della normativa di riferimento ed in particolare […] dell’autorizzazione idraulica prevista dall’art. 93 del regio decreto n. 523/1904 da rilasciarsi da parte della Regione Campania, ufficio del genio civile di Salerno.”
La richiesta di rinvio a giudizio è molto tecnica e richiama a leggi e norme non freschissime. Val la pena riportarla integralmente nei passaggi delicati. Si legge che “è stato validato, approvato e realizzato il progetto esecutivo dei lavori di deviazione del torrente Fusandola, consistiti anche nella copertura del predetto corso d’acqua, in mancanza dell’autorizzazione idraulica di cui all’art. 93 del regio decreto 523/1904 ed in assenza di ragioni di tutela della pubblica incolumità espressamente richiesti dal d.lgs n. 152/2006 (Codice dell’Ambiente). Inoltre omettendo di rimuovere, all’interno del tratto tombato del torrente Fusandola, la soglia tracimabile di altezza pari a 90 cm, come previsto invece nel progetto esecutivo. Modificavano il regime idraulico del suddetto torrente, riducendone la pendenza allo 0,3 per cento, così facendo sorgere e persistere il pericolo di inondazione in particolare, in corrispondenza del tratto iniziale dell’alveo tombato del torrente ubicato a monte, all’altezza di Via Fusandola, quale conseguenza del fenomeno di insabbiamento della foce”.
In sostanza, tra le presunte difformità tra quanto progettato e quanto eseguito, e il tipo dei lavori svolti, l’ufficio della Procura fa trasparire timori sulla tenuta idrogeologica dell’area sottostante la piazza del Crescent. Accogliendo nella sostanza il contenuto degli esposti presentati negli anni scorsi dalle associazioni Italia Nostra e Comitato No Crescent, pronte a costituirsi parte civile nell’udienza preliminare fissata il 22 gennaio 2020 davanti al Gup Giovanna Pacifico.
Associazioni che recentemente hanno proposto appello in Consiglio di Stato per un rilevante risarcimento dei danni ambientali e paesaggistici, quantificabili da loro in 400 milioni di euro, causati dall’edificazione del Crescent, dalla nuova Piazza della Libertà, e dalla deviazione del torrente Fusandola. “Nonostante tutto ciò – affermano le associazioni ambientaliste a ilfattoquotidiano.it – si continua a costruire sull’area di Santa Teresa e a nulla valgono le preoccupazioni di questi giorni a seguito delle copiose precipitazioni e dell’abbondante cascata d’acqua formatasi durante tutta la giornata del 21 dicembre lungo il corso del Fusandola nel centro di Salerno”.