La rivalità Juve-Inter, che poi è anche la rivalità Conte-Sarri, l’exploit della Lazio e del Cagliari, un po’ di delusioni ma anche qualche bella sorpresa, come quella delle neopromosse che così competitive non si vedevano da anni e contribuiscono a rendere più avvincente ogni giornata. Il voto più alto del pagellone di Natale è per la Serie A, che sembra poterci finalmente restituire un campionato vero.

CIRO IMMOBILE – 9
Voto 9, ma sarebbe stato meglio scrivere 17. Come i gol segnati in questi primi mesi di campionato e con cui sta trascinando la Lazio fino a sfiorare il vertice della classifica, a contatto della coppia scudetto: capocannoniere della Serie A, quasi doppiando i vari Cristiano Ronaldo e Lukaku, a lungo anche scarpa d’oro in Europa (speciale classifica in cui se la sta giocando con un certo Lewandowski). Forse Ciro Immobile sta davvero diventando un grande bomber di livello mondiale. Se lo augura la nazionale di Mancini, di cui dovrebbe essere il titolare a Euro 2020. Per ora se lo gode la Lazio di Claudio Lotito: la miglior squadra di fine 2019, come dimostra la vittoria in Supercoppa contro la Juve.

ANTONIO CONTE – 8
Antonio Conte è tornato in Italia per vincere. Non si sa se ci riuscirà, non subito almeno. Di sicuro l’Inter con lui è tornata competitiva: sempre testa a testa con la Juventus, a volte davanti, a volte un pochino dietro. E se consideriamo che per diversi elementi la rosa è la stessa dello scorso anno, i meriti sono tutti dell’allenatore. Un avvio di stagione praticamente perfetto, se non fosse per il solito, disgraziato mese di dicembre, in cui i nerazzurri hanno buttato via la qualificazione in Champions e perso punti preziosi in campionato. Proprio come lo scorso anno. Rispetto ad allora però c’è un alibi, le tante assenze, e una grossa differenza: Antonio Conte. La sfida continua nel 2020.

MAURIZIO SARRI – 8
La Juventus prima in classifica non fa notizia. Per questo il voto alto spetta soprattutto al suo allenatore: dopo la fine di un ciclo straordinario come quello di Allegri, con un cambio di filosofia radicale e un calciomercato non riuscitissimo, la squadra avrebbe anche potuto subire un contraccolpo. Non è successo. Sarri è riuscito a calarsi subito nella realtà bianconera, a vincere tante partite anche senza convincere e a rivitalizzare Dybala, tornato a grandi livelli. La Supercoppa persa a Riad, a ben vedere, è l’unico passo falso. In campionato è primo, in Champions imbattuto e agli ottavi con un sorteggio super favorevole. Perché la fortuna aiuta gli audaci, e Sarri lo è senz’altro.

GASP&PAPU – 8
Il tempo logora tutto, non l’Atalanta. La carta d’identità del Papu Gomez dice 32 anni il prossimo 15 febbraio, ma il capitano continua a essere perno e trascinatore di un modello di gioco, quello messo in piedi da Gasperini, che anno dopo anno migliora invece di stufare. I nerazzurri quinti in classifica non fanno più notizia, eppure ci arrivano senza Zapata e dopo aver centrato un obiettivo storico: la qualificazione agli ottavi di Champions League. Gasperini e Gomez hanno portato Bergamo a essere una big del calcio italiano, sicuramente più del Milan strapazzato 5-0 prima di Natale.

NAINGGOLAN – 7,5
Simbolo del Cagliari delle meraviglie, autentica rivelazione del 2019. Non solo per quanto sta facendo sul campo, ma anche perché rappresenta perfettamente il progetto ambizioso del presidente Giulini che, nell’anno del centenario e della ricca cessione di Barella, ha deciso di non mettersi in tasca quei soldi ma di investirli per regalarsi una grande squadra. Dove potrà arrivare davvero questo Cagliari non lo sa nessuno, forse nemmeno loro. Intanto in Sardegna si sogna.

FONSECA – 7
Allenatore rivelazione di una nuova Roma, più forte, più solida, anche più divertente. In estate c’erano tutte le premesse per fare un disastro e forse proprio perché nessuno si aspettava nulla la squadra ha sorpreso in positivo. Niente fuochi d’artificio, ma con un allenatore portoghese che viene dall’Ucraina e un mercato al ribasso già c’entrare la qualificazione in Champions sarebbe un trionfo. In attesa di tempi migliori.

LE NEOPROMOSSE – 6,5
Erano anni che non si vedevano tre neopromosse così competitive, chi più chi meno. Di solito chi sale dalla Serie B ci ritorna nel giro di un anno, spesso virtualmente già dopo pochi mesi. Stavolta niente squadre materasso: Verona e Lecce si difendono col bel gioco, nonostante rose apparentemente poco attrezzate. Anche il Brescia, dopo aver pasticciato con gli allenatori, sta provando a risalire. Dovessero riuscire a salvarsi tutte e tre alla fine dell’anno sarebbe un risultato storico, non solo per loro ma per tutto il calcio italiano che nell’ultimo decennio ha visto allargarsi troppo il divario tra Serie A e Serie B. Non succede da oltre 10 anni, dalla stagione 2007/2008, in piena era post Calciopoli. Allora le neopromosse si chiamavano Juventus, Napoli e Genoa.

MAZZARRI – 5
Il voto della mediocrità. Come questa stagione del Torino. Nonostante in estate Urbano Cairo abbia tenuto tutti i pezzi pregiati e comprato a suon di milioni Verdi, il Toro non decolla. Ha mancato ai preliminari la qualificazione in Europa League (anche per colpa di un sorteggio sfavorevole), si è perso in campionato. Di recente si è anche ritrovato, ma il problema forse è proprio quello: anche quando vince e fa punti in classifica, il Torino di Mazzarri gioca talmente male che lo si dimentica volentieri.

CELLINO – 4,5
Il patron ‘mangiallenatori‘ ha colpito ancora: esonerato Corini dopo un avvio tutt’altro che malvagio per affidare la panchina a Grosso. Trenta giorni, tre partite, zero punti fatti: un disastro. Fin qui pure l’altra scommessa presidenziale, il ritorno di Balotelli, non ha pagato. Peccato perché la squadra in campo non sfigura. Con il ritorno di Corini potrebbe persino salvarsi, nonostante Cellino.

BOBAN E MALDINI – 4
Il nuovo Milan se possibile è peggio di quello vecchio. E la colpa è soprattutto dei due dirigenti-bandiera: arrivati tra mille proclami, non ne hanno azzeccata una, tanto in panchina (sciagurata la scelta di Giampaolo, ingeneroso il suo esonero), quanto sul mercato (anzi, forse giusto l’acquisto di Theo Hernandez). Oggi i tifosi rimpiangono Gattuso, che almeno era riuscito a sfiorare la Champions senza una società alle spalle. O forse proprio per quello.

NAPOLI – 3
La grande delusione della stagione: doveva lottare per vincere lo scudetto, il suo campionato è finito prima di cominciare. Il fallimento tattico di Ancelotti, il disastro gestionale di De Laurentiis, il crollo emotivo dei calciatori: nel naufragio del Napoli non si salva proprio nessuno. Resta la Champions (ma con il Barcellona agli ottavi) e la speranza che il 2020 ricominci meglio di come è finito il 2019. Peggio di così del resto… auguri!

Twitter: @lVendemiale

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