La Conad chiuderà il 2019 con un fatturato da 14,3 miliardi, in crescita del 5,9% rispetto all’esercizio precedente. Eppure per i dipendenti non sarà un anno in cui far festa. A sette mesi dall’acquisizione delle attività italiane di Auchan, la confusione regna sovrana nel gruppo, formato da sette cooperative con circa 2.300 soci-imprenditori che a loro volta gestiscono al massimo tre punti vendita a testa. Sin dall’inizio è stato chiaro infatti che l’operazione Auchan avrebbe portato in dote tagli ai punti vendita, ridimensionamento delle attività non alimentari e sforbiciate ai dipendenti. Ma la dimensione del problema è emersa in maniera evidente solo in tempi recenti.
Il conto per i lavoratori è infatti decisamente salato: l‘integrazione fra le due realtà della grande distribuzione ha generato 3.100 esuberi. A questa cifra, già consistente, si aggiungono poi circa 3mila persone fra sedi amministrative, logistica, appalti e subappalti per una vertenza che rischia di lasciare a casa circa 6mila persone. Di qui lo sciopero dei lavoratori Auchan e Simply indetto per il 23 dicembre da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che, nelle riunioni del tavolo di crisi al ministero dello Sviluppo economico, non sono riuscite a raggiungere un accordo quadro con l’azienda per gestire la partita sindacale. “Siamo all’assurdo – ha dichiarato in una nota dello scorso 11 dicembre Alessio Di Labio della segreteria nazionale della Filcams Cgil –, ci viene messo sul tavolo un calderone con 6.000 esuberi senza specificare dove sono collocati nei territori, di cui circa 2.500 dei punti vendita già passati in Conad sarebbero congelati in attesa di verifica e per altri circa 3.000, tra sede, logistica, ipermercati e punti vendita che non passano a Conad, dovremmo fare un accordo approssimativo sugli ammortizzatori sociali, senza che Conad si prenda nessuna responsabilità diretta”.
Ma per i vertici di Conad, le cose starebbero diversamente. “Abbiamo messo in sicurezza 3.092 lavoratori, dimezzando il numero iniziale dei potenziali esuberi. Dobbiamo dare una soluzione alternativa a 3.105 persone. Il saldo zero è impossibile, ma lavoriamo per arrivarci vicino”, ha ammesso l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, che a maggio, al momento dell’acquisizione, aveva prospettato un piano di rilancio per le nuove attività. In realtà in primavera il management di Conad aveva già in mente il progetto di ristrutturazione successivo all’acquisizione realizzata dal veicolo Bdc, controllato dal gruppo distributivo (51%) e dalla WRM (49%) del finanziere Raffaele Mincione. E cioè l’immobiliarista di Pomezia noto alle cronache per essere uno dei maggiori soci della Fiber 4.0, quella che ha chiesto un parere legale all’allora avvocato Giuseppe Conte sull’uso dei poteri speciali del governo per la società di telecomunicazioni Retelit. Poteri poi esercitati dall’esecutivo quando Conte è diventato premier.
Non a caso, del resto, il gruppo guidato da Pugliese ha rilevato le attività della multinazionale francese senza sborsare un euro. Complice il fatto che l’avventura di Auchan in Italia non è stata particolarmente felice: lo scorso anno il gruppo francese ha svalutato in bilancio le attività italiane per 440 milioni. Non solo: secondo il settimanale francese Challenges dello scorso 14 maggio, la vendita sarebbe costata ai francesi circa un miliardo. Senza trascurare che, nell’ambito dell’intesa con Conad, Auchan ha anche rinunciato ad alcuni asset immobiliari dal valore di circa 800 milioni che Pugliese e Mincione vorrebbero valorizzare.
“La formula degli ipermercati non è mai riuscita a trovare la giusta dimensione di redditività. E questo è vero per Auchan, ma anche per altri rivali”, ha precisato un sindacalista. E così, dopo anni di perdite, i francesi si sono decisi a gettare la spugna con un’“operazione lampo” come l’hanno definita i sindacati che hanno evidenziato come si tratti della più grande transazione mai avvenuta in Italia nel mondo della grande distribuzione alimentare. Senza dimenticare che l’acquisizione degli asset di Auchan Italia ha consentito a Conad di strappare il primato dei grandi supermercati alla Coop: a conti fatti, la somma del giro d’affari di Auchan, Sma (marchio Auchan) e Conad sfiora i 17 miliardi contro i 14,8 di Coop. Un colpo da maestro per Conad se non fosse per il fatto che a farne le spese saranno migliaia di lavoratori. A meno che non intervenga il governo, in qualche modo, per metterci una pezza a colore.