Costano troppo, sempre in ritardo, l’alta velocità che si rompe come palle di Natale. Come tornare a casa? Il Natale non si tocca, ma i biglietti sono un salasso e così Stefano, sulla sua pagina Fb Un terrone a Milano, ha lanciato una curiosa start up: pullman in partenza da Milano per Napoli, Cosenza, Catania a 10 euro. Perché “non si specula sugli affetti. Si torna a casa per riabbracciare la famiglia”. È la sua preghiera laica.
Giovedi 19 dicembre è stato il black Thursday dell’alta velocità. Metti una sera a cena, ognuno ha il suo ritardo da raccontare: chiamarla alta velocità è puro eufemismo. Vanni Fondi, firma del Corriere, da Torino a Napoli, un ritardo di 2 ore e 17 minuti. Mario Mustulli, professore di Economia e Gestione d’Impresa alla Federico II, insieme all’ingegnere spaziale Norberto Salza, fanno la spola tra Napoli e Roma e lamentano che questo tratto accumula sempre più ritardi, sintomo di una pessima manutenzione della linea.
In diretta Whatsapp Giuseppe, figlio dell’avvocato Paolo Trapanese, mi comunica un ritardo di 4 ore sulla tratta Napoli-Roma e commenta: “avrei impiegato meno in bicicletta e mi sarei trovato un gluteo più tonico”. Stessa roba sulla tratta Roma-Bologna che Marcello Spagnolo (responsabile del centro di ricerca spaziale, il Mars Center) che lui frequenta spesso per andare a trovare la figlia che studia a Bologna: “Facciamo prima ad andare sulla Luna che ad attraversare l’Italia”. Sui social Daniela Santanchè fa partire la sua denuncia contro un ritardo di 154 minuti sulla tratta Roma-Napoli (vabbè, per la fretta era salita sul treno sbagliato).
Per mia sbadataggine dimentico il cellulare in casa e mi chiudo la porta alle spalle. Non ho le chiavi per rientrare, la portiera non trova le chiavi d’emergenza, mia madre non è rintracciabile. Non resta che annullare la partenza sul treno Italo Napoli-Milano, chiamando il numero 492020 a pagamento. Il primo euro e 30 centesimi alla risposta e poi il “tassametro” continua la corsa nel nostro portafoglio. Già, ma come chiamarlo?
E qui comincia la tarantella: portiera e vicino di casa non hanno credito sufficiente sul loro cellulare per consentirmi di spostare la prenotazione. Provo dal salumaio, gli esaurisco il credito. Vado dall’enoteca Monte di Vino e mi mettono a disposizione un telefono fisso e finalmente annullo la partenza. Mi hanno promosso, bontà loro, carta Premium e al momento della prenotazione mi avevano detto che potevo cambiarlo fino a 3 minuti prima della partenza. Certo, ma con penale. Una penale quasi pari al prezzo del biglietto. Faccio due conti: biglietto, solo andata, era costato 80 e rotti euro.
Il cambio prenotazione costerebbe in prima 64 euro. In smart 44 euro. Ovviamente opto per la smart. Imbufalita come un toro al quale hanno infilato uno spillo nei… beh, avete capito. A queste cifre Italo non è più competitivo. Da Linate, appena riaperto, che funziona come un orologio svizzero, un volo low cost costa la metà del treno e impiega un quarto del tempo.
Per non parlare della fregatura dei numeri a pagamento. La gentilezza di Monte di Vino per prenotare mio nuovo biglietto gli sarà costata una cifretta, tra spelling corretto del nome, scelta dell’orario… Quasi quasi preferisco quelli a “luce rossa”, costano meno e mi diverto di più.
Mi chiedo se esiste un ente a nostra tutela. Perché tutto deve essere risolto a piccole ruberie nelle nostre tasche. Lo so, Italo non è il primo e non è il solo. È successo pure questo, sempre su Italo: una tipa sviene e il treno si ferma all’altezza di Roma Tiburtina. Si cerca un medico a bordo. Stop forzato di 20 minuti. Niente di grave, ma comunque il dottore e il personale invitano la signora a scendere dal treno. La signora si rifiuta, dice di sentirsi bene. Il treno riparte, a Bologna la signora sviene di nuovo. Stesso teatrino, stesso medico. Passa ancora una mezz’ora. Dopo varie insistenze la signora accetta di essere messa su autoambulanza. Non era un infarto, non era in pericolo di vita, solo un po’ d’ipertensione. Passeggeri incavolati; 50 minuti di ritardo.
Quasi quasi per ritornare a Milano mi prenoto il bus!
Ps: Italo come sapete è stata venduta agli americani. Non sarebbe il caso di fare insieme a Trenitalia qualche investimento in più? Tu vo’ fa l’americano, ma ci freghi in Italy…