“Sul tema dei contributi al Foglio penso sia necessario e utile evitare polveroni e strumentalizzazioni che non servono a nessuno e lasciare parlare solo i fatti“. Il sottosegretario all’Editoria e all’informazione Andrea Martella (Pd), interviene su quanto scritto in prima pagina dal Foglio: il giornale, in un pezzo dal titolo “Un tentativo che non riuscirà per colpire il Foglio e cercare di chiuderlo“, parla della sua esclusione dai contributi all’editoria per il 2018 e della possibile restituzione di fondi pubblici per sei milioni di euro. Una decisione “segnalata nel sito della presidenza del Consiglio” che, si legge, indurrebbe il giornale a “una grave crisi editoriale, eventualmente alla chiusura”. Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria spiega che “l’istruttoria tecnica in corso, conseguente agli esiti degli accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza (relativi a contributi percepiti tra il 2009 e il 2010, ndr), non si è ancora conclusa”. A riscontro della espressa richiesta formulata dal Foglio, in data 9 dicembre di quest’anno, il Dipartimento ha concesso ulteriori 30 giorni per acquisire le controdeduzioni della testata che fa capo all’immobiliarista Valter Mainetti del gruppo finanziario internazionale Sorgente.
“Credo di aver personalmente già dimostrato, anche con le scelte compiute con la legge di Bilancio, di agire a tutela del pluralismo delle voci e della libertà di informazione, quali pilastri irrinunciabili per la nostra democrazia”, ha aggiunto Martella, che passa a elencare “i fatti: è in corso da parte del Dipartimento per l’informazione e l’Editoria – spiega il Sottosegretario – un’istruttoria tecnica a seguito delle risultanze di una verifica effettuata dalla Guardia di Finanza. Tale istruttoria ovviamente acquisirà le contro deduzioni da parte della testata e si concluderà per legge entro il prossimo febbraio“. Il sottosegretario ritiene poi che “non sia il caso di entrare” nelle polemiche, “lasciando il tempo a tutti, istituzioni e testata, di svolgere il proprio lavoro a sostegno e tutela, ripeto, della libertà di informazione e del pluralismo delle voci, come si conviene in una democrazia liberale”.
Sul caso interviene anche il senatore M5S Vito Crimi, ex sottosegretario all’Editoria, che nel pezzo del Foglio viene definito “indimenticabile maestro e padrone per un anno e mezzo dei contributi per l’editoria in area governativo-grillina”. Il senatore, sul blog delle Stelle, scrive: “Mi chiedo: cosa c’entro io, il M5S o i collaboratori che hanno “osato” lavorare con noi, se Il Foglio si ritrova a dover restituire 6 milioni di euro che la Guardia di Finanza ritiene abbia incassato illecitamente 10 anni fa, quando il MoVimento quasi nemmeno esisteva? Quella prodotta oggi da Il Foglio, purtroppo, non è informazione. È letame. Letame che evidentemente a qualche sostenitore della “libera stampa” (a targhe alterne) piace rimestare e rilanciare per i suoi obiettivi”, conclude.
Poi sintetizza le ragioni del contenzioso: “Scopriamo”, dice, che il giornale diretto da Claudio Cerasa “è al centro di un’indagine della Guardia di Finanza. Motivo: nel biennio 2009-2010 avrebbe incassato 6 milioni di euro di contributi pubblici all’editoria senza averne avuto diritto. Soldi che adesso dovrebbe restituire. Ora, a causa di questo debito, il Dipartimento per l’Informazione e per l’Editoria ha bloccato l’erogazione dei nuovi contributi. E Il Foglio cosa fa? Accusa il M5S e il sottoscritto. E qualche sprovveduto gli va dietro, urlando alla libertà di stampa (che non c’entra niente)”. Da Forza Italia, Pd e Italia Viva sono in tanti, infatti, a difendere la testata.
Gli accertamenti della Guardia di Finanza – All’origine, ricorda il giornale, c’è un’inchiesta di accertamento sui contributi 2009-2010: il verbale della Finanza stabiliva che il Foglio non aveva diritto in quel biennio ai contributi di legge perché non aveva raggiunto la percentuale del 25% delle vendite calcolate sull’intera tiratura. “Il che è falso”, sostengono al quotidiano. Come pure sarebbe falso a loro dire il secondo argomento della Finanza ossia che il Foglio era organo di un movimento inesistente, la Convenzione per la giustizia, “visto che il movimento esisteva, aveva tenuto un congresso pubblico di fondazione a Firenze“. In base a questi materiali, su cui i tribunali dovranno decidere, “la pretesa dell’autorità politica e burocratica delegata a confermare o cancellare l’erogazione dei contributi all’editoria è di indurre il Foglio ad una grave crisi editoriale, eventualmente alla chiusura, intimandogli la restituzione di sei milioni circa di euro per il biennio menzionato e nel frattempo sospendendo l’erogazione di contributi a titolo di garanzia, procedendo senza nemmeno ancora avere acquisito la controrelazione del giornale rispetto al verbale dei finanzieri”.