A Montecitorio l'esecutivo ottiene il secondo via libera sulla legge di bilancio. Gualtieri: "Da gennaio un tavolo per definire taglio delle tasse sul lavoro". Crippa (M5s): "Non è la manovra delle tasse ma quella che inizia a tagliare". L'ok finale alle 4 del mattino dopo l'ostruzionismo di Fratelli d'Italia e Lega
Alle 4 del mattino è arrivato alla Camera il via libera definitivo alla manovra, su cui il governo ha incassato la fiducia e che ha già ottenuto il sì di Palazzo Madama. I voti a favore sono stati 312, 153 i contrari, due gli astenuti. In Aula al momento della votazione era presente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La fiducia che aveva blindato il testo era arrivata in serata, ma subito dopo – con le votazioni articolo per articolo – è iniziato l’ostruzionismo del centrodestra, avviato in particolare da Fratelli d’Italia: tutti i deputati sono intervenuti per un minuto a testa. Una strategia per sottolineare la ristrettezza del dibattito sulla legge di Bilancio che – esattamente come lo scorso anno – ha lasciato minuscoli margini di manovra alle opposizioni per eventuali tentativi di modifica. La fiducia è passata con 334 voti, confermando la compattezza della maggioranza – a dispetto dei litigi quotidiani innescati in particolare dall’ala renziana -, se è vero che nel giorno della prima fiducia al Conte 2, il 9 settembre, i voti erano stati 343.
Gualtieri: “Ora tavolo per ridurre tasse su lavoro e impresa”
“Da gennaio ci siederemo con le parti sociali per decidere come usare al meglio le risorse e avviare un grande lavoro di riforma per avere un fisco più semplice, più giusto e ridurre la pressione fiscale su lavoro e impresa“. Lo ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al Tg5 commentando il voto finale sulla manovra alla Camera. “Scampare l’aumento dell’Iva non era affatto scontato, abbiamo fatto un piccolo miracolo“, ha ribadito Gualtieri, sottolineando anche che “come dimostrano i voti, questa maggioranza è solida e ha la prospettiva di lavorare con un orizzonte di legislatura” per mettere in campo “riforme ambiziose per un Paese più forte e più giusto”.
Riforme ambiziose che comprendono appunto un taglio del cuneo fiscale. Ma Gualtieri promette anche altro: “Per quest’anno abbiamo sterilizzato tutti gli aumenti” di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia e “abbiamo ridotto quelli dell’anno prossimo. La prossima manovra eliminerà completamente le clausole di salvaguardia dell’Iva”, ha annunciato al Tg5. Il ministro ha poi rivendicato che “abbiamo avviato un’azione di rilancio e modernizzazione del paese”, stanziando “3 miliardi già quest’anno per aumentare gli stipendi” attraverso il taglio del cuneo fiscale e “risorse importanti per la sanità e la famiglia, a partire da quelle per gli asili nido“.
IL DIBATTITO IN AULA SULLA FIDUCIA
“Una manovra che guarda avanti, con un taglio delle tasse al netto dello stop alle clausole di salvaguardia”, ha detto nell’Aula della Camera Pier Carlo Padoan del Pd nel dibattito sulla fiducia sulla Manovra. “Si può e si deve fare di più. Andare avanti nelle riforme fiscali e nella lotta alla evasione. Siccome questa manovra dà fiducia al Paese avrà anche quella del Pd”, ha concluso. “Questa non è la manovra delle tasse ma quella che inizia a tagliare quelle sulle famiglie e sulle Pmi”, ha detto Davide Crippa del M5s intervenendo nel dibattito sulla fiducia. “Il M5s è al governo da un anno e mezzo. Il primo anno lo abbiamo dedicato a risolvere le emergenze sociali più stringenti”, ha concluso. “Sento l’opposizione dire che la manovra aggiunge 13 miliardi di tasse, ma se si prende la relazione tecnica si vede che le nuove tasse inserite ammontano a circa 1,2 miliardi su una manovra che sta poco sotto i 32, ampiamente compensati dai 3 miliardi di riduzione del cuneo fiscale. Ci sono poi misure importanti sulle famiglie e ai Comuni arrivano più trasferimenti di spesa corrente, non stangate”, ha detto invece Luigi Marattin di Iv nel dibattito sulla fiducia. “La legge di bilancio è stata il primo banco di prova superato del nuovo governo. Certamente siamo di fronte ad una legge di bilancio che avrà il vaglio in maniera ridotta alla Camera, un episodio che non deve più ripetersi“, ha detto nell’Aula il capogruppo di Leu Federico Fornaro. “Crediamo si sia fatto molto con questa legge di bilancio. L’impegno fondamentale – ha aggiunto – è stato rispettato: non far scattare le clausole di salvaguardia. Certo si poteva fare di più per esempio sul taglio del cuneo fiscale, però è un segno di inversione di tendenza, poi c’è l’abolizione della tassa più odiosa, da settembre, quella del super ticket sanitario: una battaglia vinta”.
“Se al Parlamento togliete il voto sulla manovra la democrazia parlamentare non esiste più“, ha detto nell’Aula della Camera la leader di Fdi Giorgia Meloni, sottolineando che il suo partito “non ha avuto un atteggiamento ostruzionistico, come prova il fatto che i nostri emendamenti siano stati la metà di quelli presentati dal Pd”. “E ai colleghi del Pd che l’anno scorso ricorsero alla Consulta denunciando la compressione dei tempi di esame parlamentare della Manovra dico: ma ora il Parlamento non conta più?”. Questa legge di bilancio “è chiaramente incostituzionale“, ha detto il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Claudio Borghi intervenendo nel dibattito sulla fiducia. “Questa manovra altro non è, con tutti i suoi micro interventi, se non una vera e propria legge mancia. Tanto vale che la facciamo come si faceva prima…”, ha concluso. “Può darsi che oggi il Governo incassi una fiducia sgangherata. Ma non avrete il nostro voto e non avete più la fiducia del Paese”, ha detto la capogruppo di Forza Italia Maria Stella Gelmini.