Sulla poltrona di primo cittadino del comune in provincia di Agrigento non siede nessuno. O meglio, siede un commissario scelto dalla Regione, alla fine di una querelle giudiziaria a tratti paradossale. E che promette ancora colpi di scena
È la classica storia della poltrona per due. Ma dal 26 agosto sulla poltrona di sindaco di Casteltermini, comune in provincia di Agrigento, non siede nessuno. O meglio, siede un commissario scelto dalla Regione, alla fine di una querelle giudiziaria a tratti paradossale. E che promette ancora colpi di scena. L’11 giugno del 2017, le elezioni per il rinnovo della giunta e del consiglio comunale vengono vinte da Gioacchino Nicastro, uomo vicino all’ex ministro Totò Cardinale che in quegli anni guidava un movimento molto vicino ai renziani del Pd. Ad arrivare secondo è il candidato del Movimento 5 stelle Filippo Pellitteri, battuto per appena 209 voti.
Il sindaco ineleggibile – Il nuovo sindaco sceglie quindi la propria giunta e si forma il nuovo consiglio comunale: secondo le norme che riguardano i comuni al di sotto dei 15mila abitanti, questo è composto per due terzi da forze politiche alleate del primo cittadino eletto. Qualcosa però in quell’elezione non quadra. E a farlo notare è proprio il “secondo arrivato”. Il candidato grillino Pellitteri, promuovendo un’azione popolare dinanzi al Tribunale di Agrigento, contesta che Nicastro in quei giorni svolgeva il ruolo di amministratore delegato in una società convenzionata con l’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento: motivo sufficiente per far dichiarare ineleggibile il sindaco appena insediatosi. Il Tribunale respinge il ricorso. Tutto finito? Macché.
Il sindaco “sostituto” – Pellitteri non si dà per vinto e ricorre al Tribunale d’Appello di Palermo. Passano due anni e alla fine arriva la pronuncia che capovolge tutto: per i giudici il sindaco Nicastro era ineleggibile e bisognava sostituirlo con Pellitteri, appunto, arrivato dopo di lui. Sembra tutto chiaro. Ma è solo l’inizio di una incredibile impasse istituzionale per il piccolo centro dell’Agrigentino.
Pellitteri viene ufficialmente nominato sindaco. Ma il Consiglio comunale è il frutto della prima elezione dell’avversario Nicastro. Che fare? Il sindaco grillino chiede un parere legale alla Regione, ma il parere non arriverà mai. Insomma, il primo cittadino adesso è del Movimento cinque stelle, ma la maggioranza è quella dell’avversario. Una maggioranza che non è mai cambiata, fino a oggi, visto che il tribunale ha disposto solo la decadenza del sindaco Nicastro e non dei consiglieri.
Il sindaco sospeso – La questione, già complicata di suo, si complica ancora di più quando lo stesso Nicastro avanza due nuovi ricorsi. Il primo, contro la sostituzione decisa dai giudici e non più contro la sua ineleggibilità. Il secondo, con la richiesta di sospensiva alla sentenza con la quale, di fatto, era stato deciso che fosse il grillino Pellitteri il nuovo sindaco di Casteltermini. Il tribunale accoglierà questo secondo ricorso. In pratica, il sindaco Nicastro non era eleggibile, ma il sindaco Pellitteri al momento non può sostituirlo. Il sindaco grillino, quindi, appena entrato nelle sue funzioni, deve nuovamente lasciare la fascia. “Il sottoscritto – scrive in un atto ufficiale – mette a disposizione del Comune di Casteltermini la relativa fascia tricolore che, in assenza di funzionari disposti a riceverla, viene inviata al Comune a mezzo raccomandata postale con ricevuta di ritorno”.
Per un breve periodo, a svolgere le funzioni di sindaco sarà persino un terzo soggetto: si tratta del vice sindaco designato da Nicastro, cioè il sindaco ineleggibile. Alla fine, interviene anche la Regione siciliana che nomina un commissario ad acta, in attesa della Cassazione e in vista delle prossime elezioni al Comune. Il consiglio comunale, però, resta in carica. Nella composizione frutto della vittoria di Nicastro poi annullata dal giudice. Il caos, insomma.
“Un paradosso”- “Viviamo – racconta il grillino Pellitteri – una situazione paradossale. Il consiglio comunale continua oggi a fare politica nel nostro comune sulla base del nulla. Continua a deliberare, ad assumersi responsabilità, nonostante tutto. E così, ecco il controsenso: una compagine politica che è legittimata a governare, stando alla sentenza di appello, non può governare per via della sospensiva. E la parte che ha ‘perso’, continua a lavorare indisturbata. Siamo disarmati di fronte a un sistema che sembra voler tutelare una parte politica a discapito di un’altra”. Accuse rispedite al mittente dai legali di Nicastro. “La Corte d’Appello – spiega l’avvocato Girolamo Rubino – ha commesso un errore decidendo per la sostituzione di Nicastro con Pellitteri. In casi come questo, infatti, si deve andare nuovamente a elezioni, come dimostrano diverse sentenze”. E la storia non è ancora finita. Per gennaio si attende il parere della Cassazione. Che deciderà se Casteltermini, a distanza di due anni e mezzo dal voto, potrà avere un sindaco. O se, invece, si dovrà tornare a elezioni dopo due anni e mezzo di paradossi.