Quando la svedese Greta Thunberg ha deciso per la prima volta di non andare a scuola, ad agosto 2018, il friulano Aran Cosentino aveva 16 anni e lottava già da due per difendere il ‘suo’ torrente sulle Alpi. Pochi mesi prima, il presidente Sergio Mattarella aveva nominato ‘alfiere della Repubblica’ Giovanni Atzeni, un ragazzo di Sassari che dall’età di 11 anni ha piantato oltre 400 alberi con l’associazione Plant for the Planet, di cui l’altoatesina Ariane Benedikter è diventata ambasciatrice a 9 anni. E mentre c’è chi si adoperava ‘sul campo’, nelle scuole di tutta Italia, anno dopo anno, studenti giovanissimi si sono scoperti piccoli ingegneri, chimici, imprenditori, realizzando progetti innovativi: il robot che ripulisce il mare dagli idrocarburi, la start up che trasforma i fondi di caffè in fertilizzanti, la capsula idrosolubile di shampoo contro lo spreco della plastica. Sono ragazzi spesso premiati per il loro contributo alla sostenibilità, mai come oggi priorità del governo. Ma anche dei più giovani, grazie all’‘effetto Greta’. A dirlo è il 73,9% degli oltre mille dirigenti scolastici intervistati dal Censis nell’ultimo rapporto. Secondo i presidi, spesso sono proprio gli adolescenti a farsi promotori delle iniziative green. Eppure, anche i progetti che ricevono riconoscimenti fanno fatica a decollare, perché gli studenti vengono scoraggiati da burocrazia e mancanza di sostegno economico. Che, se arriva, proviene quasi sempre da aziende private. Nonostante l’impegno del Ministero dell’Istruzione (Miur) per promuovere l’educazione ambientale, ad oggi non ci sono risorse ad hoc per le innovazioni più meritevoli, come confermano dal ministero a ilfattoquotidiano.it.
IL ROBOT CHE SPAZZA GLI IDROCARBURI – Alle Olimpiadi di robotica 2019, organizzate dal Miur e quest’anno dedicate alla sostenibilità, per la sezione ‘Acqua’ ha vinto Hydrocarbot, un robot che può ripulire un tratto di mare dagli idrocarburi realizzato da un gruppo ragazzi dell’Istituto Superiore Liceti di Rapallo (Genova). “In un futuro prossimo – si legge sul sito dedicato – vogliamo migliorare il progetto, grazie al premio vinto”. Che ammonta a 500 euro. Sufficienti a modificare il robot, ma non per altro. Proprio grazie a Hydrocarbot, il team è stato selezionato per partecipare al First Global Challenge di Dubai. Il tema era ‘Ocean opportunities’ e i ragazzi hanno conquistato il secondo posto. “Per andare a Dubai hanno fatto una raccolta fondi, anche organizzando laboratori di robotica con i bambini” racconta a ilfattoquotidiano.it il professore Giovanni Dodero, coordinatore del progetto. Ora si punta a realizzare un nuovo prototipo. “Stanno ricevendo proposte di collaborazione da enti locali – aggiunge – e, delineato il progetto, cercheranno finanziamenti. Ad oggi ci sono più riconoscimenti che sostegno finanziario”. E la vecchia alternanza scuola-lavoro, che ora si chiama ‘Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento’? “È un’opportunità positiva, ma le scuole stanno cercando di orientarsi rispetto agli ultimi cambiamenti – spiega il professore – e il fatto che sia stato ridotto il monte ore da svolgere negli ultimi tre anni (da 400 ad almeno 210 ore negli Istituti professionali, da 400 ad almeno 150 negli Istituti tecnici e da 200 ad almeno 90 dei licei, ndr) ha ridimensionato le aspettative di progettualità. Le scuole italiane, inoltre, sono indietro rispetto alla velocità di pensiero dei ragazzi. Dovremmo cogliere più occasioni”.
N4TURE, I PASTELLI DIVENTANO FIORI – Una realtà interessante legata all’alternanza scuola-lavoro è ‘Green Jobs’, strumento nato nel 2015 da Fondazione Cariplo, coordinato insieme a Junior Achievement Italia, InventoLab e Aldai-Federmanager. Oltre 5mila gli studenti coinvolti fino a oggi. Proprio partecipando alla competizione finale del 2016 per la Lombardia, Francesco Verzeroli e altri suoi compagni del Liceo Galilei di Caravaggio (Bergamo) hanno vinto il premio Migliore Impresa con la start up N4ture. “Abbiamo creato pastelli a cera atossici – racconta – contenenti semi di piante nella parte più alta, quella gettata via quando sono troppo corti”. Invece di diventare rifiuto, lo scarto può essere piantato diventando un fiore dello stesso colore del pastello. “Un liceo scientifico – spiega il professore Paolo Motta, che ha coordinato gli studenti – non ha le stesse risorse, in termini di collaborazione con l’esterno, di un istituto tecnico”. La start-up è nata, ma non c’è stato alcun seguito. “Senza sostegno – aggiunge – ci si ferma davanti alle difficoltà, come un test di sicurezza che ha costi enormi per ragazzi di quell’età”.
FERTILIZZANTE DAI FONDI DI CAFFÈ – Nel 2018, sempre per ‘Green Jobs’ il premio Migliore Strategia di Marketing è stato vinto dalla mini-impresa Cofferty dell’Istituto tecnico Cattaneo di Milano: una start up per trasformare i fondi di caffè raccolti nei ristoranti e nei bar in fertilizzanti, compattandoli in ecodosi di concimi. I ragazzi hanno aderito al progetto Z Lab di Intesa San Paolo. “Abbiamo preparato il business plan e l’intenzione era quella di andare avanti – spiega Claudio Arrivabene – ma, finita la competizione, ci siamo resi conto di quanto costava il progetto e tutto si è fermato”. Qualcosa, però, si è mosso. Banca Intesa ha proposto di supportare i ragazzi se volessero dar seguito all’attività, mentre c’è un imprenditore piemontese disposto a rilevare la start up.
LA DOCCIA INTELLIGENTE E L’APP PER NON SPRECARE CIBO – Cofferty è uno dei tre progetti coordinati dalla professoressa Valeria Olivanti con i ragazzi che si sono diplomati nel 2019. Un altro team ha realizzato una colonna della doccia intelligente per il risparmio dell’acqua. “Erano molto motivati – racconta l’insegnante – perché realizzare il prototipo è stato difficilissimo. Purtroppo non hanno trovato chi li supportasse”. Il terzo team aveva ideato e realizzato per Android una app per monitorare la scadenza degli alimenti nel frigorifero, che offriva anche consigli su come conservarli. “Queste esperienze sono necessarie soprattutto negli istituti tecnici – racconta la docente – e la nostra scuola ha deliberato di non proporre solo il percorso da 250 ore. Purtroppo le risorse pubbliche si sono molto ridotte e qui siamo a Milano, dove ci aprono le porte diverse realtà, anche imprenditoriali”. Altrove la situazione è più complessa. “Una possibilità – aggiunge la docente – è la partecipazione ai Progetti Fon, ma le procedure amministrative e di rendicontazione sono complesse e farraginose e le scuole non sono organizzate”.
LA B CORP SCHOOL – L’impresa sociale InVento Innovation Lab che si occupa di sostenibilità ambientale ha fondato B Corp School, percorso di alternanza che dal 2014 ha coinvolto oltre 8mila ragazzi, facendo da ponte tra le superiori e le imprese benefit e le B Corp, dove l’attività imprenditoriale si sposa alla ricerca del bene comune. Vincitori dell’ultima Changemaker Competition sono i ragazzi del Liceo Marconi di Parma (classe 4 U) con la startup Redivivus. L’idea, supportata dall’azienda Davines, è quella di una capsula idrosolubile di shampoo che elimina l’utilizzo di flaconi. All’ultima edizione sono state 22 le start up presentate.
QUEL SOSTEGNO CHE NON C’È – Sempre in tema di alternanza scuola-lavoro, gli studenti dell’ultimo triennio delle superiori hanno la possibilità di partecipare a percorsi organizzati dall’Ispra, come spiega la coordinatrice del progetto Elvira Gatta. Parliamo “di laboratori, lezioni, acquisizione di competenze”. Per quanto riguarda il Miur e gli avvisi emanati nell’ambito del PON per la Scuola (FSE) per lo sviluppo delle competenze, il “tema della sostenibilità ambientale è richiamato in più tipologie di modulo” spiegano dal ministero, che promuove anche il concorso ‘Facciamo 17 goal. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile’ rivolto alle scuole per favorire l’assunzione dei modelli di vita previsti nell’Agenda 2030. Cosa diversa è, però, l’investimento su un progetto scolastico per farlo diventare un’impresa. A ilfattoquotidiano.it il Miur non fornisce cifre, perché non esiste un fondo ad hoc per questo tipo di progetti. E questo rischia di essere una premessa del futuro nel Paese dei cervelli in fuga (solo nel 2018, 33mila diplomati e 29mila laureati). Il ministero dell’Istruzione finanzia, invece, una piattaforma condivisa dai licei classici italiani, attraverso la quale si condividono buone pratiche, anche in ambito di sostenibilità. Le stesse linee guida per l’educazione civica, che saranno adottate da settembre 2020, avranno una parte dedicata anche all’educazione ambientale.
L’EDUCAZIONE AMBIENTALE NEL PAESE DI ARAN – Nel frattempo, però, qualcosa è cambiato. In primis le esigenze dei ragazzi (e delle scuole). D’altronde, siamo nel Paese di Aran Cosentino, che un anno fa ha vinto la sua battaglia e che oggi è nel coordinamento di Fridays For Future Italia. “Ad agosto 2016 ho scoperto che si progettava di costruire una centrale idroelettrica sul torrente Alberone – racconta – così ho fondato un comitato e lanciato una petizione, firmata da migliaia di persone. Alla fine l’azienda ha rinunciato al progetto”. Siamo nel Paese degli ‘alfieri della Repubblica’ Giovanni Atzeni e Ariene Benedikter che, con Plant for the planet Italia, hanno seguito le orme di Felix Finkbeiner, il bambino tedesco che a 9 anni ha fondato il movimento grazie al quale 81mila ragazzini in tutto il mondo hanno piantato oltre 15 miliardi di alberi. Questo è il Paese dei ragazzi che a scuola realizzano progetti impensabili, fino a solo pochi anni fa. Non saranno tutti destinati a trasformarsi in impresa o a salvare il Pianeta, ma ci danno il senso di un modo diverso di vedere le cose da parte delle nuove generazioni. Ci parlano di nuovi interessi, ideali ed esigenze. Di una voglia di fare su cui bisogna investire.