Angelo Perrino: "Mi spaventa la facilità e la superficialità con cui un algoritmo si può censurare un contenuto: stando a queste regole dobbiamo privarci di un discussione sulla nostra storia"
“Nella civiltà della libertà digitale è preoccupante che si basi la gerarchia delle notizie su un algoritmo e non sull’intelligenza delle persone. La censura da parte di una piattaforma non va mai bene: ci sono sistemi meno cretini di intervenire”. Angelo Maria Perrino, direttore di Affari Italiani, commenta così la censura di una videointervista al poeta Franco Loi intitolata “Mussolini ha fatto più di tutti per gli operai”. Dopo dieci giorni dalla pubblicazione, Facebook ha rimosso il contenuto e bloccato per 24 ore la possibilità di postare. “I gestori dell’informazione non possono sostituirsi al giudizio delle persone” spiega al fattoquotidiano.it .”Bisogna dare libero corso alle idee, riportare i fatti e lasciare che i lettori si facciano la propria idea. L’unico limite deve essere il codice penale. Altrimenti, come in questo caso, si producono gesti di censura orrendi: questi sì, fascisti“.
Il 14 dicembre sul sito Affaritaliani.it è stata pubblicata una lunga intervista allo scrittore Franco Loi, 95 anni, ormai cieco: in un’ora di conversazione Loi intreccia aneddoti e ricordi personali, parla di politica, di letteratura e spiritualità. L’intervista viene pubblicata con il titolo ‘Mussolini ha fatto più di tutti per gli operai’, in riferimento a un brevissimo passaggio dell’intervista in cui Loi sostiene che Mussolini aveva fatto molto per gli operai in termini mutualistici, assistenziali e previdenziali. “Mussolini era un socialista, non dobbiamo dimenticarlo”, afferma il poeta alla fine dell’intervista. “Ma poi si è staccato dal partito per fondare i Fasci di Combattimento: il fascismo poi è stato quello che è stato, è stata una dittatura”.
“La censura si basa solo sul titolo – spiega Perrino – perché nel video si parla di cultura, di Mondadori della Milano che fu, fino alle poesie di Napolitano e al rapporto con Bossi… una chicca sotto il profilo culturale. La parte su Mussolini è il ricordo personale, a distanza di mezzo secolo, di chi quel periodo l’ha veramente vissuto”. Il video viene rilanciato sia sulla pagina Facebook del sito, sia sul profilo personale del direttore. Dieci giorni dopo, alla vigilia di Natale, scatta la tagliola di Facebook: link rimosso e 24 ore di stop alla condivisione di altri contenuti. “Di recente hai pubblicato un contenuto che non rispetta le normative, pertanto ti è stata bloccata questa funzione” recita un avviso della piattaforma. “Ho accettato la sospensione – dice Perrino – ma ho riproposto il video con un titolo differente, come gesto di disobbedienza civile. Ora è diventato il video più visto del sito: le persone sono più intelligenti di un algoritmo”.
Perrino ha definito la rimozione da parte della piattaforma “un gesto di violenza becera”, una cosa “folle”. Inoltre si dice “molto preoccupato” dai criteri del social: “Non mi risulta che siano stati gli utenti a segnalarlo, anche perché sotto, nei commenti, era nato un piccolo dibattito molto equilibrato, dai toni pacati. Mi spaventa la facilità e la superficialità con cui si può censurare un contenuto, solo perché c’è il nome di Mussolini: stando a queste regole dobbiamo privarci di un discussione sulla nostra storia”. Riguardo alle parole di Loi sul ventennio, Perrino commenta: “Anche se avesse detto un’ingenuità, non è sufficiente a tacciarlo di fascismo. Loi si è sempre definito un uomo di sinistra, un’ex comunista che ha messo gli operai al centro della sua produzione poetica. Quella era una sua opinione, non c’era alcuna apologia. Se c’è un fascismo, in questa vicenda, è quello di Facebook“.
Non è la prima volta che la policy di Facebook fa discutere: l’ultimo caso controverso era stato il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quando era stata chiusa la pagina ‘Abbatto i muri’, contro la violenza di genere, per un post sulla masturbazione e sulla sessualità femminile. Aveva inoltre cancellato immagini di ragazze in biancheria in quanto “contenuti pornografici” anche se in realtà erano state mandate dalle ragazze stesse come parte di una campagna per la ‘body liberation’, la consapevolezza di sé. due mesi prima, a settembre, erano stati cancellati da Facebook e Instagram i profili ufficiali di CasaPound e Forza Nuova, insieme a quelli di numerosi responsabili nazionali. “Sono due casi completamente diversi – commenta Perrino – CasaPound è un parte politica con delle idee ben precise, noi facciamo informazione. Nessun gestore dei mezzi di informazione può sostituirsi al giudizio del pubblico: il nostro ruolo è dare conto dei fatti, dare libero corso alle idee nei limiti del codice penale e della privacy. Ci sono sistemi meno cretini per intervenire, non si può affidare l’informazione a un algoritmo“.