Prima regola: all'aumentare del rendimento aumenta anche il rischio. Quindi un'obbligazione subordinata con cedola superiore al 6% non può essere sicura come un titolo di Stato che rende l'1%. Poi bisogna tener conto dell'orizzonte temporale dell'investimento, informarsi su costi e commissioni, assicurarsi che i titoli nel proprio portafoglio non abbiano un andamento correlato. In generale, a chi non ha le competenze necessarie conviene rivolgersi a un consulente indipendente. Il bancario allo sportello non lo è
Come avere un forte mal di pancia e, invece di rivolgersi al medico, andare in farmacia e farsi vendere qualche pillola. Che forse ci farà bene, ma potrebbe anche rivelarsi per nulla indicata e avere molti effetti indesiderati. Comprare un prodotto finanziario senza aver prima ottenuto una “diagnosi” e fatto gli accertamenti del caso è un po’ la stessa cosa. E le conseguenze per la salute del portafogli possono essere drammatiche, come dimostrano a intervalli regolari i casi di risparmio tradito e le storie degli investitori che vedono crollare il valore di azioni o bond acquistati senza consapevolezza dei rischi. “Per questo chi vuole investire e non ha le competenze necessarie dovrebbero rivolgersi a un esperto indipendente. Il bancario allo sportello non lo è”, spiega Nicola Benini, numero uno di Ifa consulting, società di consulenza finanziaria indipendente iscritta al nuovo albo ad hoc nato un anno fa. Con lui Ilfattoquotidiano.it ha preparato un vademecum di regole d’oro per gestire i propri soldi evitando sorprese.
1 – Stabilire quanto si vuole rischiare
Stando all’ultimo rapporto Consob sulle scelte finanziarie delle famiglie italiane, quasi il 50% della popolazione non lo sa. Ma i rischi di un investimento aumentano al salire dei rendimenti. Dunque, per fare un esempio, una obbligazione subordinata con cedola superiore al 4% non può essere sicura come un titolo di Stato che rende l’1%. Il primo passo allora è capire quali sono i vostri obiettivi in relazioni ai rischi che siete disposti a correre. Volete solo conservare il capitale oppure avete intenzione di farlo fruttare pur sapendo che se la scommessa va male potreste perdere qualcosa (quanto? e con quale probabilità?). Le esigenze sono diverse ed è cruciale che il vostro profilo di rischio sia compilato dall’intermediario finanziario a cui rivolgete in modo puntuale, aderente alla vostra effettiva possibilità di sostenere rischi e disponibilità ad assumerli e tenendo conto della vostra reale competenza finanziaria. Questa fase è l’equivalente dell’anamnesi e della valutazione del quadro clinico fatte dal medico durante la prima visita.
2 – Conoscere i fattori di rischio
“Bisogna tener conto che investendo si affrontano diversi tipi di rischio”, ricorda Benini. “C’è il rischio liquidità, che si presenta quando ti trovi in mano uno strumento che nessuno vuole comprare o che riesci a vendere solo sacrificando il prezzo. C’è il rischio di credito ovvero che l’emittente, banalmente, non ti restituisca i soldi. C’è il rischio operativo, quello che dipende da comportamenti umani e che vediamo in tutti i casi di scandali finanziari. E infine il rischio valutativo: quando compri un titolo conosci il suo prezzo ma non sai se corrisponda effettivamente al suo valore”.
3 – Decidere l’orizzonte dell’investimento
Investire per stare tranquilli negli anni della pensione è diverso che farlo con l’obiettivo di comprare tra pochi anni una casa più grande. L’orizzonte temporale conta e ha anche un peso nel decidere il livello di rischio “accettabile”, visto che nel lungo periodo è possibile recuperare le eventuali perdite legate a crolli di Borsa o altri eventi negativi di durata limitata. Per lo stesso motivo chi ha un orizzonte di breve periodo dovrebbe invece, in generale, optare per prodotti con rischi contenuti. La scelta, comunque, dipende sempre dalle esigenze e preferenze individuali. Normalmente si investe su più orizzonti temporali (non uno solo) cui vanno adeguati gli strumenti finanziari.
4 – Informarsi sui costi
“Prima di comprare un telefonino”, è l’esempio di Benini ,”confrontiamo le offerte e, a parità di modello, cerchiamo quella più vantaggiosa. Quando si tratta di investimenti c’è molta meno trasparenza sul costo e anche sui costi dei prodotti concorrenti”. Ma è un aspetto che fa la differenza: “Se il consulente o la banca mi fanno pagare il 2% all’anno vuol dire che il mio capitale si riduce del 2% ogni anno e questo costo si capitalizza. E le commissioni possono arrivare ad azzerare un rendimento atteso positivo”. Poi c’è il costo economico implicito nel prodotto acquistato, che spesso è invisibile al profano: “Se compro un titolo, tipo un bond subordinato, pagandolo 100 ma quello ne vale 85, ho sostenuto un costo di 15. Prezzo e valore non sono la stessa cosa”.
5 – Decorrelare gli investimenti
Diversificare non basta. Certo, il punto di partenza è che bisogna evitare di investire tutto il capitale in un unico strumento. Ma comprare 100 azioni di società europee non vuol dire aver diversificato: se arriva una crisi e tutte le Borse del crollano crollerà anche il mio portafoglio. “Bastano pochi strumenti, ma l’importante è che l’andamento dei loro prezzi sia indipendente”, chiosa Benini. “Decorrelato”, appunto”: quando uno si muove al rialzo bisogna che un altro non lo segua. L’oro è decorrelato per eccellenza, perché guadagna valore quando i mercati vanno male.
6 – Rivolgersi all’interlocutore giusto
Valutare il rischio e i costi, decorrelare… Facile a dirsi, ovviamente. Il risparmiatore medio tende a risolvere il problema affidandosi alla banca dove ha il conto corrente e acquistando i prodotti proposti. “Ma è come andare in farmacia invece che dal medico”, ripete Benini. “Chi sta allo sportello vende prodotti, non ha il compito di aiutare l’investitore a comporre un portafoglio sulla base delle sue esigenze e in modo da ridurre rischi e costi nascosti, per esempio consigliando l’equivalente del “principio attivo” invece del “farmaco di marca””. Per non parlare del conflitto di interessi che si può verificare quando allo sportello vengono collocati prodotti emessi dalla banca stessa o da società collegate. Morale: bisogna individuare l’interlocutore giusto. A meno di non essere competenti in materia conviene rivolgersi alla banca, al collocatore o al promotore finanziario dopo aver pianificato come investire con l’aiuto di un professionista indipendente. Pagato esclusivamente a parcella, come gli altri professionisti, e non con commissioni o provvigioni sui prodotti. Chi ha già investito e ha qualche timore può fare lo stesso chiedendo una valutazione del proprio portafoglio.