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Booking.com non potrà più pubblicare “annunci ingannevoli o manipolatori”: la Commissione Europea ‘bacchetta’ il sito di prenotazioni

Il prossimo 16 giugno è la deadline entro cui booking.com dovrà iniziare a rigare dritto. Ogni qualvolta che il consumatore andrà in ansia vedendo lampeggiare in rosso “ultima camera disponibile!” vorrà dire, dunque, che l’offerta è sì in esaurimento ma solo sulla piattaforma e non che l’intera struttura è al completo

di Kevin Ben Alì Zinati

La verità, nient’altro che la verità per Booking.com. Lo ha ordinato la Commissione Europea che ha imposto al colosso olandese delle vacanze fai da te di bandire dal proprio sito qualsiasi tipo di annuncio ingannevole o manipolatorio. Su booking.com era inevitabile infatti imbattersi in un “Prenota subito, è l’ultima camera disponibile!” o nel classico “Approfitta ora, tra poco questo prezzo non sarà più disponibile” fino allo stranoto “Stanza scontatissima”.

Ogni ricerca era dunque costellata di allarmi pressanti e angoscianti ma che, in realtà, erano assolutamente falsi. A partire da giugno 2020 quindi scompariranno del tutto dalla piattaforma e gli utenti nelle proprie scelte non saranno più messi alle strette da affermazioni fasulle e manipolatorie. La Commissione europea, le autorità nazionali di protezione dei consumatori e l’Autorità olandese per i consumatori e i mercati hanno cominciato l’analisi oltre un anno fa e lo scorso 20 dicembre l’Ue e uno dei siti di e-commerce più grandi al mondo, con quasi 1,5 milioni di pernottamenti prenotati ogni 24 ore, sono giunti ad un accordo.

Il prossimo 16 giugno è la deadline entro cui booking.com dovrà iniziare a rigare dritto. Ogni qualvolta che il consumatore andrà in ansia vedendo lampeggiare in rosso “ultima camera disponibile!” vorrà dire, dunque, che l’offerta è sì in esaurimento ma solo sulla piattaforma e non che l’intera struttura è al completo. E se l’offerta presentata sarà a tempo limitato vorrà dire che lo stesso prezzo non sarà più disponibile in seguito, come invece è spesso capitato. Secondo l’accordo, booking.com, fondata nel 1996 nei Paesi Bassi e con sede ad Amsterdam, dovrà impegnarsi anche a mostrare il prezzo totale che i consumatori dovranno pagare compresi di oneri e tasse e a chiarire come vengono classificati i risultati quando si cerca un alloggio. Il sospetto infatti è che i pagamenti effettuati dal fornitore di alloggi al sito possa determinare la sua posizione nell’elenco dei risultati proposti. Booking.com ha dichiarato di aver collaborato volontariamente con la Commissione Europea per correggere le modalità con cui presenta offerte, sconti e prezzi ai propri clienti e nei prossimi mesi le autorità nazionali di protezione dei consumatori vigileranno sulla loro attuazione.

Anche perché, come ha ribadito Didier Reynders, commissario per la Giustizia e i consumatori, sulle spalle di aziende come booking.com gravano importanti responsabilità. I leader del mercato devono infatti in ogni modo garantire “che i sistemi di prenotazione di alloggi online siano privi di tecniche manipolative come nascondere sponsorizzazioni in classifica, esercitare indebitamente pressione sugli utenti o travisare sconti”. Devono, insomma, essere onesti.

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