Con l’arrivo del nuovo anno anche i gatti dovranno avere il microchip, almeno in Lombardia. Così è stato stabilito dal Piano regionale integrato della sanità pubblica veterinaria 2019-2023 che ha emesso l’obbligo per i gatti appena nati, appena adottati o appena comprati. Soddisfatto della decisione Francesco Orifici, dell’Anmvi e della Consulta regionale lombarda contro il randagismo che al Corriere della Sera spiega: “La norma non avrà valore retroattivo, saranno i padroni a decidere se microcippare o no i loro animali già presenti al 1° gennaio prossimo. Abbiamo voluto favorire una tendenza culturale, non punitiva”.
Il microchip per gatti funziona esattamente come quello per i cani: un minuscolo chip dovrà essere inserito sotto pelle e permetterà l’identificazione dell’animale, utile in caso di smarrimento. Il prezzo varia dai 30 ai 50 euro e sarò solo un veterinario l’unico autorizzato a inserire il chip. Poi il veterinario inserirà i dati nell’anagrafe regionale. La normativa poi precisa che chiunque sia in possesso di un lettore microchip potrà vedere solo se il chip esiste, mentre l’accesso ai dati del padrone è riservato esclusivamente ai veterinari. “Il microchip – aggiunge il dottor Orifici – è necessario anche in questi casi, evita i pellegrinaggi da un rifugio all’altro e gli inutili viaggi, trasferimenti assurdi da un posto all’altra alla ricerca di adozioni”. Finora gli unici mici microcippati e iscritti all’anagrafe erano quelli con un passaporto per andare all’estero, quelli di razza e quelli di colonia, ovvero gli ex-randagi, diventati “liberi” con la legge 281 del 1991. A fine 2017, in Lombardia se ne contavano 136.982.