Chiedono una ricostruzione scientifica dell’incidente i genitori di Camilla Romagnoli, la 16enne travolta e uccisa a Roma la notte tra il 21 e il 22 dicembre in Corso Francia insieme all’amica coetanea Gaia Von Freyman. Così hanno nominato un perito per fare luce sull’accaduto. E tengono a precisare tramite il loro legale Cesare Piraino che “è falso che il gruppo degli amici di Camilla avesse l’abitudine di svolgere quel fantomatico gioco del semaforo rosso di cui qualcuno ha parlato”. Nelle ultime ore infatti è spuntata l’ipotesi di questo “gioco della morte” denunciato da un imprenditore della zona dell’incidente al Messaggero: “Mia figlia mi ha spiegato – racconta il commerciante – che si tratta di attraversare a piedi le due carreggiate di Corso Francia più veloce possibile mentre per i pedoni è rosso e per le auto che sfrecciano è verde, sfidando la sorte. Un gioco folle del sabato sera e non solo, in voga tra i giovanissimi di Ponte Milvio. Lo fanno per farsi grandi riprendendosi anche con gli smartphone“.
Ipotesi a cui non crede la famiglia di Camilla. Il legale Piraino spiega: “Stiamo svolgendo compatibilmente con i nostri poteri e nei limiti consentiti, nostre indagini difensive agli esclusivi fini dell’accertamento pieno della verità. Abbiamo anche contattato uno dei periti italiani più prestigiosi nella ricostruzione scientifica degli eventi complessi e drammatici, al fine di avere, quando sarà possibile, una ricostruzione, appunto, scientifica dell’incidente”. E aggiunge: “Sono profondamente rattristato prima che come difensore dei signori Romagnoli, come cittadino, per gli interventi in libertà di persone solo incuriosite dal fatto drammatico che ha gettato nella tragedia tre famiglie. Attendiamo con fiducia l’esito delle indagini da parte della Procura della Repubblica”. E ribadisce che l’unico interesse della famiglia Romagnoli “è solo giustizia“.
Intanto uno dei due amici di Pietro Genovese, con lui in macchina la sera dell’incidente, ha raccontato al Messaggero la sua versione dei fatti: “Quelle due ragazze sono sbucate all’improvviso, correvano mano nella mano. Era impossibile evitarle. Pioveva, era buio, ma ricordo perfettamente cos’è successo: ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano”. Poi nel dettaglio: “Eravamo appena andati via da una cena a casa di amici al Fleming dove avevamo festeggiato il ritorno di un amico dall’Erasmus. Avevamo bevuto qualche bicchiere di vino, niente di più. Era da poco passata la mezzanotte e avevamo imboccato Corso Francia per andare verso il Treebar al Flaminio. Pietro guidava e io ero seduto accanto a lui. Dietro di noi, sul sedile posteriore, c’era un altro nostro amico che al momento dell’incidente però stava mandano un messaggio con il cellulare e dice di non aver visto nulla”. Infine puntualizza: “Nessuno di noi era drogato o ubriaco”. Il giovane infine interviene sulla velocità sostenuta dall’auto: “Non so, ma anche volendo non avremmo potuto correre. Su Corso Francia era appena scattato il semaforo verde e l’auto era ripartita da poco”. Tutte ipotesi che dovranno ancora essere tutte verificate dagli inquirenti.