Società

Incidente Ponte Milvio, quanto è importante che ad assistere le vittime ‘indirette’ siano persone qualificate

di Anna Maria Giannini*

Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli hanno perso la vita sabato notte in quella che può definirsi una tragedia consumatasi sulla strada. Erano insieme in una serata come tante in cui divertirsi, scambiarsi idee, confidenze, insomma tutto quello che tipicamente riguarda ragazze di sedici anni che si affacciano alla vita con progetti, desideri, sogni e un lungo cammino che le attende. Per Gaia e Camilla però il percorso si è interrotto bruscamente.

Dinamiche delle quali si occuperanno gli inquirenti nelle appropriate sedi istituzionali hanno determinato il dolore profondo e senza fine dei genitori, dei parenti, degli amici, dei compagni di scuola: un dolore difficilissimo da sopportare.

Quante vittime intorno ad una tragedia della strada?

Si parla spesso di dati inquietanti. I paragoni che vengono fatti usando metafore appropriate ci fanno pensare a bollettini di guerra; ogni anno è come scomparisse un intero centro abitativo di medie dimensioni, numeri che caratterizzano eventi come i terremoti di elevato grado delle scale di misurazione. Tuttavia, tendiamo a sottovalutare questa che può definirsi una vera e propria tragedia che vede vittime dirette (chi perde la vita o rimane gravemente leso vedendo la sua vita cambiare totalmente) e vittime che vengono definite “indirette” o “secondarie” ma che sono esposte fin troppo direttamente. Non si può nemmeno immaginare che cosa possa significare per un genitore sopravvivere al proprio figlio, un evento che costringe alla convivenza eterna con il dolore, o perdere un proprio caro, un legame forte che viene spezzato all’improvviso.

Le morti sulla strada si caratterizzano per essere eventi improvvisi, violenti, evitabili ed inattesi; a differenza di eventi pur drammatici, ma ai quali si ha il tempo per prepararsi, tipicamente le morti sulla strada si annunciano ai parenti con la visita di un operatore della Polizia stradale o municipale, con il responso del medico del pronto soccorso o di altro reparto, sempre più spesso, si viene a sapere addirittura al telefono o tramite messaggi o fonti mediatiche.

Ieri hanno luogo i funerali di Gaia e Camilla e i loro genitori, parenti, amici, che hanno attraversato drammatici momenti quando sono accorsi sul luogo e nel momento indescrivibile dei riconoscimenti, avranno altri momenti di distacco dalle loro amate figlie. Il momento delle Esequie è quello di un addio irreversibile, attraverso il rito (qualunque rito) si prende contatto con il passaggio e si percepisce con forza l’assenza, assenza che si trasformerà in una presenza diversa: nel ricordo, nelle azioni ispirate, nelle celebrazioni, nelle condivisioni che riaccendono una presenza interiorizzata.

Ma questo avviene con il tempo. I momenti che seguono la perdita sono, nel loro susseguirsi, momenti nei quali è importante che proprio chi ha subito la perdita veda rispettato il dolore e i tempi e i modi di gestione del dolore.

Parole fuori luogo (per scarsa attenzione o competenza), forzature, possono produrre la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”, generare cioè impatti che producono battute di arresto nell’avviarsi ai processi di elaborazione del lutto. L’elaborazione del lutto non può avvenire nell’immediato. Nei tempi successivi all’evento tutte le necessarie azioni come il riconoscimento, la riconsegna degli oggetti che la persona aveva con sé, il funerale, devono essere svolte nel massimo rispetto dei tempi, dello stato psicologico e dei modi di reagire. Per questo è di fondamentale importanza la formazione di coloro che, in ragione del proprio lavoro, interagiscono con le vittime indirette.

Nel tempo abbiamo visto come sia importante usare il nome proprio del caro che è venuto a mancare, accertarsi che chi riceve la notizia sia in grado di sopportare e magari aiutare nella gestione di altri famigliari, accompagnare le persone sul luogo (nel caso sia possibile) facendole assistere da psicologi e personale qualificato.

Un momento fondamentale è quello della restituzione degli oggetti: non si tratta di oggetti qualsiasi ma delle ultime cose toccate da chi non c’è più. Il telefono cellulare può contenere gli ultimi messaggi, i brani musicali ascoltati, note personali che divengono simboli. Per questo è importante che venga ascoltato l’appello della mamma di Gaia che chiede a chi fosse in possesso del cellulare della figlia di restituirlo: per lei è un oggetto di inestimabile valore. Soltanto sinergie efficaci per l’educazione stradale e per l’efficace contrasto della violazione delle regole del codice della strada possono farci fare passi verso un obiettivo fondamentale: ridurre fino ad eliminare lo stillicidio di vite perse sull’asfalto.

*psicologa e psicoterapeuta