“Il 34% della spesa pubblica dovrà a priori essere destinato al Sud, è il principio che abbiamo fissato”. Così il premier Giuseppe Conte, nella conferenza stampa di fine anno, ha ricordato una delle norme per il Mezzogiorno inserite in legge di Bilancio. Non si tratta a dire il vero di una novità: la “clausola del 34%” risale al decreto Sud del governo Gentiloni, convertito in legge nel giugno 2017, ma finora è rimasta di fatto lettera morta. La manovra, come auspicato dal ministro Giuseppe Provenzano, la “rafforza” snellendo le regole. Secondo uno studio dell’Agenzia per la coesione territoriale, la norma aumenterà di circa 1,6 miliardi medi annui le risorse a disposizione per il Mezzogiorno.
La norma di Gentiloni e le modifiche del 2018 – Il decreto Sud aveva introdotto un “criterio di assegnazione differenziale di risorse” a favore degli interventi nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna, disponendo che le amministrazioni centrali dello Stato si debbano conformare all’obiettivo di destinare a quelle aree “un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento” – cioè corrispondente al 34% degli stanziamenti – o “conforme ad altro criterio relativo a specifiche criticità”. La legge di Bilancio dello scorso anno era già intervenuta precisando che i programmi di spesa a cui applicare la regola vanno individuati ogni anno nel Def e comprendono anche i contratti di programma stipulati dal Ministero delle infrastrutture con Anas e con Rete Ferroviaria Italiana.
Più risorse in base al criterio della popolazione residente – Con la nuova manovra si indica quello della popolazione come “unico criterio di riferimento per l’assegnazione differenziale delle risorse in favore del Mezzogiorno” e si elimina la necessità di un decreto del presidente del Consiglio che avrebbe dovuto “stabilire le modalità per verificare l’attuazione delle disposizioni, nonché l’andamento della spesa erogata”. Colpo di spugna anche sulla necessità di individuare nel Def i programmi di spesa in conto capitale interessati dall’applicazione della regola. “Sembrerebbe, pertanto”, si legge nelle schede di lettura dei tecnici di Camera e Senato, “che l’individuazione dei programmi di spesa ordinaria in conto capitale, interessati dall’applicazione della regola, verrà effettuata autonomamente dalle singole amministrazioni centrali e trasmessa al Ministro per il Sud e la coesione territoriale ed al Ministro dell’economia”. Il termine entro il quale va trasmesso l’elenco dei programmi di spesa interessati dalla norma viene rinviato dal 28 febbraio al 30 giugno di ogni anno.
Le altre misure per il Sud: fondo per le pmi e rifinanziamento Fsc – Tra le altre misure per il Mezzogiorno, il quadro di sintesi pubblicato sul sito della Camera cita l’istituzione del “Fondo cresci al Sud” a sostegno della competitività e crescita dimensionale delle piccole e medie imprese meridionali. Gestito da Invitalia, ha una dotazione iniziale di 150 milioni per il 2020 e 100 per il 2021, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione. Quote aggiuntive possono essere sottoscritte anche da investitori istituzionali, pubblici e privati, “individuati da Invitalia, da Cassa depositi e prestiti, dalla Banca europea per gli investimenti e dal Fondo europeo per gli investimenti”. C’è poi il rifinanziamento del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (800 milioni nel 2021 e nel 2022 e altri 3,4 miliardi tra 2023 e 2025), che vede anche una riprogrammazione che anticipa 1 miliardo al 2020 dalle annualità successive e un definanziamento (sia in termini di competenza che di cassa) di 761 milioni nel 2020, di 111 milioni nel 2021, di 86 milioni nel 2022 e di 26 milioni nel 2023, utilizzati a copertura degli oneri recati da altre disposizioni. Infine la manovra prevede la proroga al 31 dicembre 2022 del credito d’imposta per gli investimenti nelle Zone economiche speciali, la proroga al 31 dicembre 2020 del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nel Mezzogiorno e la maggiorazione del contributo statale per investimenti “Industria 4.0” per gli investimenti realizzati dalle micro e piccole imprese nel Mezzogiorno.