Violenza, minacce e interruzione di pubblico servizio. Sono i reati ipotizzati dall’avvocato Fabio Anselmo che, su richiesta della Cgil di Ferrara, ha depositato in Procura una denuncia nei confronti del maggiore e comandante dei Carabinieri di Copparo (Ferrara), Giorgio Feola, accusato di essersi rifiutato, nonostante le insistenze dei sanitari del 118 e del medico, di far prestare le cure necessarie a un uomo di circa 30 anni in stato di arresto, impedendone il trasporto al pronto soccorso, interrompendo la terapia endovenosa somministrata, intimidendo gli operatori sanitari e firmando, al posto del paziente, il foglio di rinuncia al ricovero. La vicenda è stata portata alla luce dal segretario della Cgil di Ferrara, Cristiano Zagatti. Del caso, oltre all’avvocato Anselmo, si occupa anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.
I fatti risalgono al pomeriggio dell’11 settembre. I sanitari del 118 – come si legge nel verbale del loro intervento, visionato da ilfattoquotidiano.it – ricevono una chiamata in codice giallo dalla caserma di Copparo. Si recano sul posto e “nel cortile interno” trovano “un giovane inginocchiato a terra e attorniato da alcuni carabinieri, sofferente per un dolore addominale, in preda a violenti conati di vomito”. Sono circa le 13.30 e, dopo le prime valutazioni, si ritiene “indispensabile il trasporto al Pronto Soccorso di Cona, per il necessario iter diagnostico e terapeutico”, ottenendo, però, un “secco diniego da parte dei militari”, in quanto il comandante Feola “vieta espressamente il trasferimento”.
Inizia, così, un braccio di ferro fra sanitari e militari. Questi ultimi chiedono di chiamare l’automedica, nella certezza che basti “far praticare dal medico un’iniezione, poi refertare e chiudere la pratica”, ma le cose vanno in modo molto diverso. Innanzitutto, il mezzo è impegnato in un codice rosso, così riesce ad arrivare solo alle 16. Poi, quando finalmente giunge in caserma, il medico “dopo accurata visita”, ritiene di “dover approfondire l’iter diagnostico terapeutico in pronto soccorso a Cona” e, nel frattempo, somministra al paziente una “terapia idratante ed antimicotica”, ma anche in questo caso” arriva un “secco rifiuto da parte dei carabinieri presenti” fino all’arrivo del comandante Feola che – raccontano gli operatori sanitari – “ribadisce in modi opinabili e fortemente irrispettosi nei confronti dei sanitari presenti” il divieto al trasporto, “in completo disaccordo con il parere del medico e contro il buon senso”.
A quel punto i sanitari insistono ancora ma il maggiore Feola, per tutta risposta, chiede loro le generalità e i documenti. Poi, affermando di prendersi le responsabilità di ciò che sarebbe accaduto perché “qui comando io”, fa sospendere la terapia endovenosa al paziente e firma la sua scheda, rifiutando il ricovero per suo conto. I sanitari non possono far altro che andare via ma, prima di lasciare la caserma, avvertono tutti i livelli direttivi del 118 e stilano una relazione. Ripetono poi il loro racconto al presidente dell’Ordine degli infermieri. Nella relazione mandata ai vertici di Ausl e 118, denunciano un “atteggiamento aggressivo”, “pesanti interferenze”, “abuso di potere” e il fatto che, per ore, l’automedica e l’ambulanza sono state bloccate in caserma, sottraendo questo servizio ai cittadini.
Ora le carte sono in mano alla Procura, mentre l’Arma ha avviato un’indagine interna. Il militare denunciato, il maggiore Feola, è stato insignito, in passato, della medaglia di bronzo al valore civile e si è distinto in vari interventi di soccorso. A destare qualche perplessità, però, è il suo profilo Facebook. Molti post della sua pagina si distinguono per il contenuto volgare e sessista e contengono prese di posizioni irriguardose verso donne e trans, in contrasto con il rigido decoro richiesto dall’Arma. Nei suoi post, il maggiore non fa mistero della sua appartenenza politica: è un grande ammiratore del leader della Lega, Matteo Salvini, ha varie foto in sua compagnia, sposa le tesi sovraniste e attacca il Pd in varie occasioni, soprattutto sulla vicenda di Carola Rackete.
Su ciò che è accaduto a Copparo, interviene l’avvocato Anselmo che dichiara a ilfattoquotidiano.it: “Quello che è successo è inspiegabile. La posizione in cui i sanitari hanno trovato il ragazzo, in ginocchio, piegato in due nel cortile, non fa presagire nulla di buono. Stupisce l’arroganza del comportamento messo in atto: è inammissibile e di una gravità inaudita, soprattutto dopo fatti come quelli di Stefano Cucchi, Carlo Magherini e Federico Aldrovandi, che dovrebbero far riflettere”. “Ancora una volta da Ferrara, però – sottolinea Anselmo -, arriva una lezione di democrazia e rispetto dei diritti umani, grazie alla denuncia dei sanitari, nonostante siano stati minacciati e identificati, cosa inaccettabile”. “I carabinieri di Copparo – commenta Ilaria Cucchi, sentita da ilfattoquotidiano.it – erano convinti che il 118 avrebbe obbedito ai loro ordini, che i sanitari non si sarebbero ribellati e quindi, se fosse successo qualcosa di irreparabile, ancora una volta si poteva dare la colpa a loro. Questo dimostra il senso d’impunità di questi militari ma, questa volta, gli operatori hanno ribaltato la situazione”.