Effetto boomerang. Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, aveva annunciato nella conferenza stampa di fine anno che avrebbe messo a disposizione della pubblica opinione un dossier sulla sanità privata. Per dimostrare che la Regione da lui gestita non deroga alla funzione pubblica, in un settore che assorbe ogni anno più di dieci miliardi di euro del bilancio. Tre giorni dopo, ecco l’esibizione dello studio redatto da Azienda Zero, il braccio operativo della Regione in materia sanitaria. Il governatore lo ha postato sul proprio sito Facebook, con tante tabelle e numeri. A quel punto è arrivata una pioggia di critiche, segnalazioni di disfunzioni, ritardi, liste d’attesa infinite. Travolto dall’inattesa rivolta, Zaia ha risposto a decine di veneti inferociti con una frase più o meno analoga: “Gentile signora/gentile signore, visto che lei pone una grave denuncia pubblica, per cortesia mi fornisca le circostanze dettagliate di quanto sarebbe avvenuto. Altrettanto pubblicamente le darò risposta dopo opportuna verifica”.
Il dossier di Zaia – Ma vediamo cosa aveva dichiarato Zaia, schierando in conferenza stampa l’assessore Manuela Lanzarin e il direttore generale alla Sanità, Domenico Mantoan. “Alla luce delle reiterate polemiche rispetto all’ipotesi di un aumento del peso della sanità privata nel sistema del Veneto, pubblico i dati ufficiali che dimostrano quanto sia falsa la privatizzazione del servizio pubblico”, ha dichiarato Zaia. Snocciolando numeri. “Tra il 2010 e il 2018, la spesa per il privato accreditato è passata da 861 milioni a 808 milioni (meno 6 per cento)”. Poi: “In Veneto le strutture private accreditate risultano aver contratto la loro attività, riducendola dal 27 per cento (2010) al 16 per cento (2018)”. E ancora: “Esaminando la spesa pro capite in favore di Strutture Private Accreditate dichiarata nei bilanci regionali, un rilevante numero di Regioni presenta valori superiori a quelli del Veneto”. E i posti letto? “Il privato accreditato assorbe il 18 per cento dei posti letto complessivi, la media nazionale è del 29 per cento”. Le analisi: “Le prestazioni convenzionate di laboratorio si sono ridotte nei volumi dal 20 per cento all’11 per cento dal 2010”. I fondi: “Il budget assegnato dal Bilancio del Veneto alle Strutture Private Accreditate diminuisce da 129 milioni (nel 2010) a 116 milioni (nel 2018)”. La conclusione del governatore: “Non è vero e non sarà mai vero che ci si debba rivolgere sempre di più al privato, pagando di tasca propria”.
Pazienti-contro – Le reazioni non si sono fatte attendere. Una tra tutte ha messo il dito sulla piaga, contestando il fatto che i dati si riferiscano a prestazioni di strutture convenzionate. Luca Morosin ha postato: “Caro presidente Zaia, se continuate a voler prenderci in giro fate pure… Perché lo studio commissionato ‘in house’ ad Azienda Zero non ha tenuto conto delle migliaia di prestazioni private svolte presso centri di medicina, farmacie, etc dovute alla riduzione dei servizi di base presso le strutture ospedaliere, all’aumento dei tempi di attesa per esami non complessi, alla riduzione dei posti di degenza per le riabilitazioni? I dati forniti non rappresentano la vera realtà del Veneto e lo sapete bene”.
Opposizioni all’attacco – Una replica diretta, con altri dati, è venuta da Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia, capogruppo e consigliere Pd in consiglio regionale. “Da una parte ci sono le parole di Zaia, dall’altra la realtà. Le visite serali, prefestive e festive? 136.000 su 4,5 milioni di visite di diagnostica d’immagine e su 60 milioni di visite specialistiche in generale. Una percentuale imbarazzante che certifica il fallimento dell’iniziativa”. Il peso del privato? “Nel consuntivo 2018 è pari a 2,8 miliardi di euro su 10 miliardi, il 28 per cento, che scende al 23 per cento se vogliamo togliere i 500 milioni di medicina generale”. Un quarto della sanità è privata. Inoltre: “La spesa media pro capite dei veneti nella sanità privata – 779 euro rispetto a una media italiana di 636 – dimostra quale spostamento c’è in Veneto verso la sanità privata”. Nel mirino c’è anche il superticket, che pur essendo statale, il Veneto non ha ridotto, come accaduto in altre Regioni. “E come la mettiamo con il fatto che il privato ha in mano il 70 per cento della riabilitazione con 21.000 prestazioni su 30.000, il 17 per cento delle dimissioni degli acuti ordinari, il 36 per cento degli acuti diurni, il 15 per cento della lungodegenza? Questi sono i veri numeri della sanità del Veneto”.