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Le migliori cinque serie tv dell’anno (per i pigri che vogliono recuperarle)

Le migliori cinque serie tv dell’anno (per i pigri che vogliono recuperarle)
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La serialità televisiva, probabilmente al suo picco storico in termini di produzioni, è ormai un mare magnum di proposte e possibilità narrative in cui orientarsi nelle scelte diventa, per chi è legittimamente più pigro, un’operazione ardua. Tuttavia è giusto sottolineare che il 2019 sia stato un anno foriero di titoli interessanti, alcuni dei quali, da qui a qualche anno, potranno essere inclusi tra le pietre miliari del genere. Tra i tanti ne scegliamo cinque, quattro dei quali sono prime stagioni.

5) La seconda stagione di Fleabag (BBC Three, distribuito in Italia da Amazon Prime Video)

La vera sfida nel realizzare una serie come Fleabag, soggettiva esistenziale in chiave comico-romantica scritta e interpretata dalla londinese Phoebe Waller-Bridge, non sta nel trovare gli strumenti per ingraziarsi il pubblico – poiché la sua struttura di base abbonda di elementi accattivanti -, quanto nel riuscire ad affrontare temi universali col pretesto di una cornice fatta di vita quotidiana. Considerato il formato asciutto di sei episodi da 24 minuti a stagione, non è semplice toccare tematiche che esaltino e trascendano un percorso femminile volto alla ricerca di amore e all’accettazione di sé stesse, eppure è proprio lì che sta il successo dell’opera.

Tutto ciò che appare ordinario in Fleabag non lo è, così come conferma la rottura continua della quarta parete da parte della protagonista: non si tratta di autocompiaciuta narrazione di sé stessi, ma di un distacco dal proprio vissuto che è al contempo espressione di dolore e segnale di incapacità di guarigione rispetto a determinate ferite. In questo, Fleabag è un processo all’autocoscienza mascherato da dramma romantico. La seconda stagione riesce a espandere l’universo della protagonista in maniera coerente rispetto alla prima, e soprattutto a non cadere nel tranello di appagare il percorso di ricerca intrapreso dal personaggio, offrendole nuove consapevolezze dolorose, ma necessarie al proprio percorso di redenzione.

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