Il Parlamento, nel 2019, ha vissuto un anno particolarmente intenso per via, soprattutto, dei cambi di alleanze dovuti alla fine dell’esperienza del governo Conte 1, appoggiato da Lega e Movimento 5 stelle, e la nascita del Conte 2, sostenuto da M5s-Pd-Leu (con la distinzione, in un secondo momento, del nuovo gruppo di Italia Viva). Con l’ovvia conseguenza – alimentata da un linguaggio che sempre più spesso dimentica di accompagnarsi al necessario decoro istituzionale – di scambi di accuse e attacchi che in certi casi hanno travalicato il merito politico. Da sottolineare le fasi salienti dell’anno che si sta per concludere: il famoso discorso di dimissioni di Giuseppe Conte in Senato rivolto all’ormai ex compagno di avventura, l’allora ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini; la maglietta, esibita in Aula, con la scritta “parliamo di Bibbiano” della senatrice Lucia Borgonzoni (candidata alla presidenza dell’Emilia-Romagna); l’ovazione di parte di Palazzo Madama dopo il via libera alla commissione Segre alla senatrice a vita, con i parlamentari di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che rifiutano di unirsi agli applausi; fino agli scontri, più recenti, sul fondo salva-Stati e sulla cannabis light.