Come in ogni sceneggiatura che si rispetti, anche nella vicenda Ghosn arriva il colpo di scena. L’ex amministratore delegato di Renault-Nissan, in attesa di essere processato dopo un periodo di detenzione (100 giorni di carcere duro, come il sistema penale giapponese permette), è fuggito in Libano, il paese d’origine della sua famiglia, di cui possiede la cittadinanza, grazie a un piano rocambolesco che ha funzionato alla perfezione. Il top manager ha lasciato infatti la sua abitazione nascosto all’interno della custodia di uno strumento musicale. Come riferisce l’emittente libanese Mtv, l’operazione sarebbe stata portata a termine da un non meglio precisato “Para-Military Group”, che è entrato in casa del manager fingendosi una band musicale chiamata a tenere un concerto di Natale durante una cena. Al termine della presunta festa, il gruppo se ne è andato, trasportando i propri strumenti: proprio all’interno di una delle custodie si era nascosto però Ghosn che è stato poi imbarcato su un aereo privato diretto in Libano. Lì, ha fatto ingresso con un passaporto francese. L’ipotesi è che abbia utilizzato un jet privato, il che presupporrebbe l’esistenza di una qualche “collaborazione” esterna.
Eppure l’ex manager, di nazionalità francese, libanese e brasiliana, aveva tuttavia consegnato i suoi tre passaporti agli avvocati giapponesi come garanzia per la libertà vigilata che aveva ottenuto – sotto strettissime restrizioni e un costante controllo delle autorità – pagando alla giustizia giapponese anche una cauzione di circa 12 milioni di euro. Intanto, il tribunale distrettuale di Tokyo gli ha revocato la libertà su cauzione, accogliendo la richiesta del pubblico ministero: la cifra pagata dal manager verrà confiscata e se Ghosn dovesse tornare in Giappone sarebbe trattenuto in un centro di detenzione.
Da parte loro, le autorità libanesi hanno fatto sapere che “Carlos Ghosn è entrato in Libano legalmente e contro di lui non c’è alcuna misura né alcun procedimento giudiziario“, come si legge in una nota della Direzione della Sicurezza generale del Libano che precisa anche che “nelle ultime ore ci sono state numerose interpretazioni sull’ingresso del cittadino libanese a Beirut”.
Ghosn era in attesa di giudizio per una serie di addebiti pesanti: appropriazione indebita di fondi della sua ex società in un periodo che va dal 2010 al 2018, frode fiscale e abuso di fiducia aggravata. Il tutto, per un ammontare che si stima intorno ai 73 milioni di euro. Tra le accuse, anche quella di aver trasferito fondi dalla Nissan a un concessionario in Oman, da cui avrebbe poi distratto 5 milioni di dollari per uso personale.
Quasi in contemporanea con la fuga, dopo le dichiarazioni del suo avvocato (“sono sbalordito”) sono arrivate direttamente le sue: “Ora sono in Libano e non sarò più ostaggio di una giustizia giapponese truccata, in cui si presume la colpa, in cui la discriminazione dilaga e i diritti umani fondamentali sono negati. Non sono fuggito dalla giustizia, ma dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica. Ora posso finalmente comunicare liberamente con i media e non vedo l’ora di iniziare la prossima settimana”. La telenovela avrà dunque altri capitoli.