Un incendio è divampato all’alba nel cantiere per il nuovo ponte di Genova: a fuoco le impalcature della pila numero 13. Secondo una prima ricostruzione dei Vigili del fuoco e della Polizia, il rogo sarebbe partito da un flessibile usato da un operaio, le cui scintille avrebbero raggiunto del polistirolo. I pompieri, intervenuti sul posto con cinque squadre, hanno usato l’autoscala per raggiungere l’origine dell’incendio, adesso completamente domato. Non ci sono feriti: per precauzione, la polizia municipale aveva chiuso via Fillak in entrambe le direzioni, ora di nuovo percorribile.
Secondo quanto riferito dalla Struttura commissariale, l’incendio è stato innescato dalla scintilla di un flessibile ha interessato il cassero, la struttura in legno che serve per dare la forma alle pile di calcestruzzo. I cinque operai presenti sulla pila 13 al momento dell’incendio hanno immediatamente lasciato la postazione. Non è stato disposto il sequestro dell’area, perciò, si legge nella nota della Struttura: “I lavori potranno riprendere non appena finite le operazioni di pulizia della pila dalle parti ammalorate che saranno, laddove necessario, sostituite”.
La società Austostrade per l’Italia è attesa questa mattina al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, convocata d’urgenza ieri sera dopo il crollo in una galleria lungo l’autostrada A26 Genova-Gravellona Toce: una parte del soffitto della galleria Bertè tra Masone e Ovada si è staccato nel poco prima delle 18.30. Solo per puro caso le lastre di cemento non hanno colpito le auto in transito lungo una delle tre corsie. Dopo il crollo, la tratta è stata chiusa per qualche ora tra Masone e il bivio A26/A10 per permettere le verifiche di sicurezza da parte della polizia stradale e dei tecnici di Autostrade, e riaperta al traffico intorno all’una di notte.
L’incidente causerà un ulteriore ritardo nei lavori per la costruzione del nuovo ponte, dopo il crollo del 14 agosto 2018. Nelle scorse settimane il sindaco-commissario Marco Bucci aveva già annunciato un mese e mezzo di ritardo circa sulla tabella di marcia, che prevedeva l’intero “scheletro” pronto entro la fine del 2019, per arrivare al collaudo nel mese di aprile 2020. Un mese fa i piloni completati erano solo 4 su 18, tutti a ovest, mentre a est i lavori rimangono nelle primissime fasi: il 28 dicembre era stato varato il quinto impalcato che portava a 200 metri la lunghezza del viadotto a ponente, mentre a levante erano stati varati solo 50 metri.