La Procura aveva chiesto la condanna a risarcire 21,75 milioni di euro. La decisione tiene conto di prescrizioni e patteggiamenti
I giudici contabili tagliano due terzi del conto da pagare per le tangenti del Mose. La Procura della Corte dei Conti veneta aveva chiesto la condanna a risarcire 21,75 milioni di euro per le tangenti del Mose all’ingegnere Giovanni Mazzacurati già presidente del Consorzio Venezia Nuova (è deceduto pochi mesi fa), all’imprenditore veronese Alessandro Mazzi e al Consorzio stesso. Ma i giudici contabili hanno sforbiciato la somma, riducendola ad un terzo. E così la condanna per danno erariale è stata fissata in 6,9 milioni.
La decisione è stata adottata dal presidente Carlo Greco, dal relatore Innocenza Zaffina e dal giudice Daniela Alberghini. Gli atti di citazione risalivano al 2018. A sostenere l’accusa, il procuratore regionale della Corte dei Conti Paolo Evangelista e il vice Alberto Mingarelli. La somma imponente era il risultato del calcolo delle tangenti di cui avrebbero beneficiato i pubblici ufficiali. Ovvero: 8,8 milioni di euro per l’ex governatore Giancarlo Galan, 2,8 milioni di euro per l’ex assessore Renato Chisso, 2,1 milioni per l’ex magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, 3,3 milioni di euro per l’ex giudice erariale Vittorio Giuseppone, 3,2 milioni per l’ex magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, 500mila euro per l’ex ministro Altiero Matteoli, 500mila euro per il generale della Finanza Emilio Spaziante. Il totale del “danno da tangenti” era quindi di 21,75 milioni.
I giudici confermano con oltre 100 pagine di motivazioni tutte le accuse a carico di Mazzacurati, Mazzi e del Consorzio. “La prospettazione della Procura regionale quanto alla sussistenza di un danno qualificabile da tangente, è condivisibile, in quanto il sistema di sovrafatturazioni, creazione e gestione dei fondi neri e attività corruttiva, ha causato un grave nocumento alle finanze pubbliche”. Eppure la somma viene abbattuta ad un terzo. Perché? I giudici guardano alle sentenze penali di patteggiamento. E così l’elenco delle tangenti è ridotto di molto, perché in qualche caso la prescrizione ha sanato significativamente le posizioni. Ecco che “il prezzo del reato” per Galan è di 2,6 milioni di euro, per Chisso di 2 milioni, per Cuccioletta di 750 mila euro, per Spaziante di 500 mila euro. A questi si aggiungono 550 mila euro per il deputato Marco Milanese e 500 mila euro per l’ex ministro Matteoli. E così si arriva ai 6 milioni 900 mila euro di tangenti. Dal conto viene anche tolto il “prezzo del reato” per Piva e Giuseppone, visto che per la prima c’è stata assoluzione o prescrizione, e per il secondo la sola prescrizione.
La Procura contabile ha anche quantificato la crescita nel tempo “del valore dell’opera infrastrutturale strategica denominata Mose, affidata in concessione dallo Stato al Consorzio Venezia Nuova”, che è avvenuta anche grazie al pagamento di quelle tangenti. “Deve ritenersi che le tangenti erogate abbiano gravato sul corrispondente costo della fornitura e dei lavori”. Nel 2002 il valore da progetto definitivo “a misura” era di 2 miliardi 296 milioni. Nel 2005 la definizione del “prezzo chiuso” portò la cifra a 3 miliardi 709 milioni. Nel 2009, dopo le rivalutazioni del “prezzo chiuso” del 2007 e del 2009, ecco il balzo a 6 milardi 234 milioni di euro, che è superiore a quello ufficiale, perché tiene conto del valore gonfiato grazie alla false fatturazioni.
I giudici, considerando che Mazzacurati è deceduto, hanno deciso di confiscare i beni in sequestro. Fu lui stesso ad ammettere buona parte degli illeciti e qui era “colui che tale sistema aveva progettato”. Mazzi? “Appare incontestabile che egli stesso fosse pienamente consapevole e compartecipe del meccanismo per essere risultato coinvolto nei meccanismi decisionali e nell’utilizzazione dei proventi delle condotte illecite”. Infine i Consorzio Venezia Nuova è stato ritenuto responsabile perché con “la violazione dolosa dei propri doveri”, avrebbe causato un danno al ministero delle Infrastrutture e trasporti, nonché al Provveditorato Interregionale alle Opere pubbliche, a causa dell’aumento dei costi dell’opera.