“Figlia di Satana”. “Reclutata da Satana” e intenzionata a “distruggere Massimo Ripepi perché Dio lo vuole sindaco per cambiare una città gestita dai figli di Satana”. Sono questi i termini con cui i seguaci di una chiesa cristiana di Catona, nella periferia nord di Reggio Calabria, hanno definito la giornalista del “Quotidiano del Sud” Caterina Tripodi “colpevole” di scrivere sul suo giornale dei guai giudiziari del consigliere comunale di Fratelli d’Italia Massimo Ripepi.
Quest’ultimo, fisioterapista dell’ospedale e capo spirituale della chiesa cristiana, prima di Natale era finito al centro di alcuni articoli scritti dalla giornalista reggina che, sulle colonne del Quotidiano del Sud, aveva fatto un’analisi politica relativa alla scelta del candidato a sindaco di Reggio riportando (per dovere di cronaca) il fatto che Ripepi fosse stato “già richiamato dal questore per stalking” e la notizia che il prossimo 27 gennaio, il consigliere comunale dovrà comparire davanti al Tribunale per la prima udienza di un processo che lo vede imputato di diffamazione.
Ripepi ha reagito con una lunghissima replica che non ha smentito la notizia riportata dal giornale. Anzi, l’esponente del partito della Meloni si è lanciato in “un attacco personale alla giornalista ancora una volta vittima di frasi denigratorie e offensive da parte del consigliere comunale di Reggio Calabria”.
La Tripodi ha ricevuto la “piena solidarietà” del Sindacato Giornalisti della Calabria e del Gruppo Cronisti Calabria, attraverso le parole del segretario generale aggiunto della Fnsi Carlo Parisi, del presidente dell’Unci Calabria Michele Albanese e del rappresentante regionale nell’Osservatorio nazionale sulla legalità della Fnsi Lucio Musolino.
“Riportando, in maniera inesatta, le risultanze di una vecchia indagine della Procura di Reggio, – è scritto nella nota del sindacato – Ripepi nella sua replica ha parlato, infatti, di ‘giornalismo killer ad orologeria che ha utilizzato come da copione il braccio, anzi la penna della signora Caterina Tripodi, nota anche per essere stata indicata dalla Direzione distrettuale antimafia come giornalista di comodo ed ‘indottrinata’ da sodalizi masso-‘ndranghetistici allo scopo di difendere la posizione di un funzionario comunale’”.
Frase che, per il Sindacato Giornalisti e l’Unci Calabria, “è inaccettabile oltre ad essere un attacco gratuito ad una collega che fa solo il suo lavoro. Se, da una parte, il consigliere Ripepi fa riferimento a documenti dell’inchiesta ‘Reghion’, dall’altra, dovrebbe avere la pazienza e l’accortezza di leggerli per intero. Si accorgerebbe, infatti, che la collega Tripodi viene descritta nelle intercettazioni di quell’inchiesta come una dei giornalisti ‘non amici’ degli indagati”.
“Ripepi, com’è suo diritto, avrebbe potuto replicare nel merito all’articolo della Tripodi – aggiungono Parisi, Albanese e Musolino – senza puntare il dito contro la giornalista del Quotidiano. Gesto che è stato amplificato dal fatto che Ripepi è capo spirituale di una chiesa cristiana a Catona. Nelle ore successive alla sua replica, infatti, molti frequentatori della sua chiesa (che lo chiamano “papà” e che pendono dalle sue labbra) si sono scatenati sui social”.
Frasi che fanno il paio con le “parole gravissime di Ripepi durante le omelie”. “Davanti ai frequentatori della sua chiesa cristiana” – infatti – Ripepi “non ha esitato a parlare di gogna mediatica, affermando di essere ‘preparato per questo combattimento’. Come se non bastasse, stando sempre alle parole di Ripepi, il suo essere ‘segretario di un partito importante’ non gli consentirebbe di ‘fare e dire quello che voglio’”.
E ancora: “Quando non sarò più segretario di questo partito – è sempre Ripepi che parla – scenderò in piazza a dire l’indicibile: quando non avrò più la responsabilità di Fratelli d’Italia, questi si devono preoccupare, farò in modo che tutta questa gogna mediatica serva per innalzare Gesù Cristo”.
“Parole che si commentano da sole – conclude la nota della Fnsi – e spingono il Sindacato dei giornalisti a stare al fianco della giornalista Caterina Tripodi nella speranza che i vertici del partito Fratelli d’Italia non condividano i discorsi e il metodo del loro esponente locale”.