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Carlos Ghosn, mandato d’arresto per l’ex ceo di Nissan-Renault scappato in Libano. Lui: “La mia famiglia non c’entra con la mia fuga”

Da parte sua, l'ex top manager ha fatto sapere tramite uno dei suoi avvocati che terrà una conferenza stampa il prossimo 8 gennaio a Beirut per raccontare la sua versione dei fatti che lo hanno portato all’arresto per frode fiscale, malversazione e abuso di fiducia aggravata nel novembre del 2018 a Tokyo, dove ha trascorso 130 giorni in carcere prima di essere rilasciato su cauzione
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L’Interpol ha emesso un mandato d’arresto nei confronti di Carlos Ghosn e lo ha comunicato alle autorità del Libano, dove si trova al momento l’ex presidente di Nissan-Renault. L’annuncio è arrivato dal ministro della giustizia libanese, come riferisce SkyNews. L’ex ceo di Nissan-Renault è fuggito rocambolescamente in Libano nella notte tra domenica e lunedì dal Giappone, dove si trovava in libertà vigilata su cauzione in attesa del processo a su carico per cattiva condotta finanziaria. La polizia giapponese ha perquisito la sua abitazione di Tokyo ed è al lavoro per chiarire le circostanze che gli hanno permesso di eludere lo stretto sistema di sorveglianza a cui era stato sottoposto e imbarcarsi su un jet privato nascosto nella custodia di uno strumento musicale dopo aver fatto entrare in casa sua un gruppo di para-militari camuffati da band per un concerto di Natale.

Ghosn ha assicurato che la sua fuga dal Giappone è stata organizzata senza l’aiuto della sua famiglia. “Ci sono state speculazioni sui media riguardo al fatto che mia moglie, Carole, e altri membri della mia famiglia abbiano avuto un ruolo nella mia partenza dal Giappone. Tutte queste speculazioni sono inaccurate e false“, ha affermato l’ex numero uno di Nissan-Renault in un comunicato diffuso per suo conto da una società francese di pubbliche relazioni. “Ho organizzato da solo la mia partenza. La mia famiglia non ha avuto alcun ruolo”, ha aggiunto.

L’ex top manager ha fatto sapere tramite uno dei suoi avvocati che terrà una conferenza stampa il prossimo 8 gennaio a Beirut per raccontare la sua versione dei fatti che lo hanno portato all’arresto per frode fiscale, malversazione e abuso di fiducia aggravata nel novembre del 2018 a Tokyo, dove ha trascorso 130 giorni in carcere prima di essere rilasciato su cauzione, sotto strettissima sorveglianza delle autorità nipponiche e con il divieto di parlare alla stampa e di lasciare il Paese. Era stato lo stesso Ghosn a dare notizia del suo arrivo in Libano nella notte fra il 30 e il 31 dicembre, attraverso i suoi legali, affermando che la sua non era una fuga dalla giustizia ma di voler evitare “ingiustizia e persecuzione politica”. “Ora sono in Libano e non sarò più tenuto in ostaggio da un sistema giudiziario giapponese truccato in cui si presume la colpa, la discriminazione dilaga e vengono negati i diritti umani di base, in flagrante disprezzo degli obblighi legali del Giappone ai sensi del diritto internazionale e dei trattati che è vincolato a sostenere”, recita la dichiarazione.

Resta intanto il mistero attorno al viaggio che ha portato Ghosn da Tokyo a Beirut: l’ex presidente di Nissan-Renault ha passaporti francese, libanese e brasiliano. Secondo un media libanese Mtv, Ghosn sarebbe fuggito nascosto in una custodia per strumenti musicali e imbarcato su un aereo privato (dettaglio questo smentito dall’entourage dell’ex ceo). Stando a indicazioni di stampa poi, Ghosn sarebbe entrato in Libano con un passaporto francese, ma le autorità francesi hanno dichiarato di non esserne al corrente, mentre quelle libanesi riferiscono che è entrato nel Paese dei Cedri “legalmente” e che non ci sono provvedimenti giudiziari nei suoi confronti. Intanto la Turchia ha aperto un’indagine sul passaggio a Istanbul di Ghosn: secondo i media turchi, sette persone sono state fermate e interrogate. Tra queste sono stati arrestati quattro piloti. I media libanesi avevano riferito che Ghosn era atterrato all’aeroporto di Beirut con un jet privato proveniente dalla Turchia. La Francia invece, ha fatto sapere che “non estraderà” l’ex presidente di Nissan-Renault se arriverà nel Paese, come ha annunciato il segretario di stato all’economia Agnes Pannier-Runacher.

La sua fuga ha scatenato infatti la dura reazione dei media giapponesi, che sono andati all’attacco: “Fuggire è un atto codardo“, hanno titolato. Ghosn “ha perso l’occasione di provare la sua innocenza e difendere il suo onore”, ha scritto il quotidiano Yomiuri Shimbun, sottolineando che il tribunale, i suoi avvocati e i funzionari del controllo immigrazione hanno la loro parte di responsabilità nella vicenda. Il giornale liberal Tokyo Shimbun rimarca a sua volta che il comportamento di Ghosn si è fatto beffe del sistema giudiziario giapponese: “L’imputato Ghosn insiste nel dire di essere fuggito da una persecuzione politica… ma recarsi all’estero senza permesso è una violazione delle condizioni per la sua cauzione e si fa beffe del sistema giudiziario giapponese“. “C’è un’alta probabilità che il processo non si terrà e la sua linea in base alla quale vuole provare la sua innocenza è adesso messa in discussione“, aggiunge. Alcuni giornali inoltre notano come l’idea di concedere a Ghosn la libertà vigilata su cauzione risulti essere stata poco saggia alla luce di quanto accaduto.

Lo scorso aprile Ghosn era stato rilasciato su cauzione con l’obbligo di rimanere nella sua residenza di Tokyo e il vincolo di consegna dei passaporti al proprio avvocato. Qualsiasi spostamento in Giappone per più di tre giorni doveva essere autorizzato dal suo legale, e con il divieto quasi assoluto di contattare la moglie. Una telecamera di sorveglianza era installata nella sua residenza e l’accesso al telefono cellulare doveva essere controllato dal proprio avvocato, così come la navigazione su internet.

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