Si cercano 45 persone nel Mediterraneo partite dalla Libia tre giorni fa. A lanciare l’sos è Alarm phone, il servizio telefonico a disposizione delle imbarcazioni in difficoltà, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “Un pescatore ci ha detto di aver avvistato una barca in pericolo con a bordo circa 45 persone. Dice che non potevano chiamare i soccorsi, che il motore era in avaria e che le onde erano altissime. Ha chiamato le autorità libiche ma erano irraggiungibili. Speriamo che la barca non sia naufragata, che le 45 persone siano ancora vive e che possano essere soccorse”. E ancora: “Speriamo di poter festeggiare l’inizio dell’anno con una buona notizia, anche se le possibilità sono minime”.
Speriamo che la barca non sia naufragata, che le ca. 45 persone siano ancora vive e che possano essere soccorse.
Speriamo di poter festeggiare l’inizio dell’anno con la buona notizia che sono state soccorse o che sono arrivate in #Europa, anche se le possibilità sono minime.
— Alarm Phone (@alarm_phone) 31 dicembre 2019
Nessuna autorità sembra sapere della barca: “Abbiamo parlato con la guardia costiera, l’autorità in Libia, le organizzazioni internazionali e con il nostro testimone – scrive in un secondo tweet Alarm Phone – nessuno sa cosa sia successo a questa barca. Temiamo il peggio, ma speriamo che in qualche modo siano salvi”. Per poi aggiornare: “La Sea Watch 3 ha proseguito invano le ricerche mentre a causa delle condizioni meteorologiche il nostro aereo Moonbird non ha potuto volare”.
La barca è stata avvistata l’ultima volta 74 ore fa. Abbiamo parlato con la @guardiacostiera, autorità in #Libia, organizzazioni internazionali e con il nostro testimone. Nessuno sa cosa sia successo a questa barca. Temiamo il peggio, ma speriamo che in qualche modo siano salvi.
— Alarm Phone (@alarm_phone) 1 gennaio 2020
L’ennesimo possibile naufragio si aggiunge ai dati degli ultimi due mesi pubblicati da Alarm phone sul suo dossier. Dati che contano 95 chiamate dal Mediterraneo, 3.184 migranti coinvolti e circa 1.896 che hanno raggiunto l’Europa. Più di 300, invece, le persone morte o disperse. Il maggior numero di vittime si registra nel Mediterraneo centrale dove sono state “segnatale 19 barche in pericolo con 1.269 persone: 13 barche con 786 persone sono state soccorse e portate in Europa, di cui 9 da Ong, 3 barche con circa 219 persone sono state portate a forza in Libia e 3 barche con 264 persone sono naufragate o disperse”. Nel Mar Egeo sono state invece “60 le barche in pericolo con circa 1.347 persone. Di queste, 38 barche con circa 834 persone hanno raggiunto la Grecia, mentre 22 barche con circa 513 persone sono state riportate in Turchia. Temiamo almeno 5 casi di respingimenti illegali“. Nel Mediterraneo occidentale, infine, in due mesi sono state segnalate “16 barche in pericolo con 568 persone. 9 barche con circa 249 persone sono state soccorse e portate in Spagna, 7 alle Canarie. 6 barche con 246 persone sono state riportate in Marocco, inclusa una naufragata che ha provocato 7 morti. Una barca con 73 persone è dispersa”. Il report punta il dito contro l’Unione Europea: “Nei giorni che vanno dal 28 ottobre al 22 dicembre abbiamo documentato violazioni di diritti umani da parte dell’Ue e dei sui alleati: respingimenti nel Mediterraneo centrale nell’Egeo, refoulement by proxy, o ritardi nelle operazioni di soccorso”.