In qualità di coautore del lavoro pubblicato su Journal of Cellular Physiology, coordinato dal prof. Antonio Giordano, ritengo importante chiarire quanto segue: i cosiddetti “punti di debolezza” del lavoro (scarsa numerosità dei casi, mancato disegno dello studio, ecc.) richiamati da alcuni critici, sono in realtà, come riconosciuto dai revisori della comunità scientifica internazionale che ha pubblicato il lavoro, i punti di forza del lavoro stesso.
Infatti pochi casi – e tutti a spese esclusive dei comitati dei pazienti che hanno deciso spontaneamente di sottoporsi ad analisi tossicologiche – sono più che sufficienti per illustrare la gravità del danno tossicologico che si sta ormai da decenni concretizzando nella popolazione residente in alcune zone, per esempio a Giugliano, dove tra l’altro milioni di tonnellate di ecoballe (come la presenza di roghi tossici quotidiani) continuano a giacere non in sicurezza, nella perdurante incapacità gestionale della politica, ad avvelenare il territorio e soprattutto le falde acquifere.
Trovare nel sangue, sia pure di pochi pazienti, valori statisticamente significativi di metalli pesanti cancerogeni vuol dire che non stiamo più parlando di un territorio dove dobbiamo osservare fenomeni di sola tossicità cronica, ma stiamo parlando di territori dove in alcuni casi (e non sappiamo con quale gravità di danno alla salute) siamo arrivati a livelli di tossicità sub-acuta!
Chi ha assunto, ormai da anni, onere e onori istituzionali per fornire dati precisi sulla qualità delle acque di falda in Terra dei fuochi e per bonificare quello stesso territorio – dati alla base di risultati analitici che evidenziano valori abnormi in modo statisticamente significativo nel sangue anche di pochi, ma significativi pazienti – dovrebbe preoccuparsi innanzitutto di fornire quelli dei territori di residenza dei pazienti esaminati e togliere almeno i fattori di avvelenamento, anziché perdere tempo a criticare i risultati di pubblicazioni scientifiche internazionali altrui.
Sarebbe indispensabile e urgente avere i dati completi sulle acque, ma soprattutto urge fermare l’avvelenamento in atto come certificato ormai non solo da questa, ma da numerose pubblicazioni scientifiche e dalla magistratura! Sono possibili delle correlazioni tra la presenza di tossici nelle acque di falde dei territori di residenza e i pazienti esaminati?
Perché siamo stati costretti a trovare correlazioni con i risultati delle indagini della Procura e non con i dati che dovevano essere prodotti sulle acque da “Campania Trasparente”? Quest’ultima è stata tale soltanto sulle pummarole, sino a oggi. Sulle acque sinora molto, ma molto meno!
I nostri dati purtroppo attestano che ormai il danno ai cittadini, e non alle pummarole, è già stato fatto da anni per la malagestione complessiva del territorio e dei rifiuti industriali. È questo il valore scientifico e “politico” dello studio e del messaggio che, in pubblica conferenza stampa, il nostro coordinatore, il prof. Antonio Giordano, ha ritenuto opportuno lanciare non solo alla comunità scientifica, ma soprattutto ai responsabili politici della gestione dell’ambiente e dei rifiuti in Campania.
Non abbiamo disegnato un lavoro scientifico a monte, magari per dimostrare che “stanno tutti bene”, come ad esempio altri lavori scientificamente osceni come il Sebiorec a suo tempo. Abbiamo semplicemente risposto in maniera competente e scientificamente valida, come confermato dalla pubblicazione internazionale, a una richiesta spontanea e pressante di competente consulenza tossicologica (gratuita) “sull’uomo” da parte di cittadini, residenti nelle zona tristemente nota come Terra dei fuochi, che si sono organizzati spontaneamente e ce ne hanno fatto richiesta.
Come più volte abbiamo scritto, siamo consapevoli che sarebbe stato molto, ma molto meglio essere semplici pummarole San Marzano: saremmo stati studiati e protetti molto meglio rispetto all’essere cittadini campani da validissimi colleghi scienziati, non medici che hanno ricevuto congrue risorse economiche a tale scopo.
I dati ufficiali presentati dalla Regione Campania in data 8 novembre 2019 certificano il disastro non solo ambientale, ma soprattutto sanitario che paghiamo tutti come cittadini campani. Le Asl dove vi è maggiore danno ambientale certificato e che comprendono i territori da noi studiati (Asl Napoli 1) sono ferme, come registro tumori, a dati del preistorico triennio 2010-2012, laddove a Sorrento e Vico Equense arrivano al 2016 e a Roma al 2017 in “open data”!
Dobbiamo “pubblicar tacendo, e tacendo morir”. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, ma chi ha il dovere e la responsabilità di agire agisca! Non perda altro tempo a criticare il lavoro scientifico degli altri. Tempo non ne abbiamo più!