Ebbene delle 30 pagine depositate quattro occupano la ricostruzione dei fatti, cinque sono di osservazioni, il restante sono email trai ministeri per la ricollocazione
“Copia di contatti con Palazzo Chigi“. A due settimane dall’annuncio della Lega dell’esistenza di una collegialità sulla decisione di tenere per tre giorni in mare la nave Gregoretti è stata depositata la memoria di Matteo Salvini alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che il 20 gennaio deciderà sull’autorizzazione a procedere inoltrata dal Tribunale dei ministri. Ebbene nelle 30 pagine non c’è allegato nessun documento, nessuna “prova” che dimostri il coinvolgimento del governo o del premier Giuseppe Conte nell’impedire lo sbarco dei migranti. Ci sono allegati – le email tra i ministeri degli Esteri e dell’Interno e il rappresentante italiano in Ue, c’è anche una email del governo – che riguardano la ricollocazione. Come del resto aveva spiegato nel corso della conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio. Nessun contatto, email, messaggio in cui si parla di negare lo sbarco alla nave militare italiana.
L’ex ministro dell’Interno, indagato per sequestro di persona, invece sostiene di aver agito nell’interesse dell’Italia, col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti, “in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti” per cui invece il Senato aveva negato l’autorizzazione a procedere (20 marzo 2019) a negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del titolare dell’Interno. Ebbene delle 30 pagine depositate quattro occupano la ricostruzione dei fatti, cinque sono di osservazioni, il restante sono email trai ministeri per la ricollocazione. Allegate anche due dichiarazioni: l’una del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in cui si dichiara che l’Europa “deve farsi carico dei migranti“, l’altra dell’allora vicepremier Luigi Di Maio del 31 luglio (giorno dell’autorizzazione allo sbarco): “Per me l’Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, quei migranti devono andare in Europa, però non si trattino i nostri militari su quella nave come pirati…”. Sul coinvolgimento del premier Salvini spiega che “c’è traccia di comunicazioni tra il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma con gli uffici di Gabinetto dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Difesa, dell’Interno e degli Affari Esteri. È rilevante il ruolo del premier Giuseppe Conte: il 26 luglio 2019, la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva inoltrato formale richiesta di redistribuzione degli immigrati ad altri Paesi europei”. Ma allegata c’è la mail della richiesta della ricollocazione da parte dell’ufficio del consigliere diplomatico di palazzo Chigi ai rappresentanti dei paesi europei. Salv
Per il caso Diciotti i colleghi senatori avevano sottratto Salvini al giudizio della magistratura, anche grazie al voto online sulla piattaforma Rousseau, che aveva sancito il no a procedere anche da parte del Movimento 5 stelle. Ma in quel caso l’Europa era rimasta a guardare e i migranti non di ridistribuivano. “Il blocco della Gregoretti non fu un’azione decisa dal governo perché allora la redistribuzione era stata decisa: fu un’azione personale del ministro degli Interni” aveva poi spiegato Di Maio. Quando la Nave Gregoretti arrivò a largo delle coste siciliane con 131 migranti a bordo, l’allora ministro degli Interni Salvini ne impedì lo sbarco per oltre tre giorni, salvo poi concederlo in virtù dell’accordo già esistente con gli altri paesi europei sulla redistribuzione dei migranti. Sul caso Gregoretti, il premier Conte e il vicepremier Di Maio preferirono restare in silenzio, non commentando il comportamento dell’altro vicepremier.