“Emilia Romagna? Salvini perderà, perché ha una candidata (Lucia Borgonzoni, ndr) che non ha nessuna esperienza gestionale e che pensava che l’Emilia Romagna confinasse col Trentino Alto Adige. Vincerà Bonaccini, perché è un bravo amministratore, ma questa vittoria non vorrà dire che ci sarà una ripartenza dei cosiddetti progressisti, come il Pd”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “Lavori in corso”, su Radio Radio, dall’europarlamentare Carlo Calenda.
Il leader di Azione spiega: “Oggi quelli del Pd non dicono niente, non si capisce cosa vogliono. Banalmente si sono attaccati a Conte che definivano il male assoluto prima e adesso, stando alle parole di Zingaretti, lo considerano il punto di riferimento dei progressisti. Ma non c’è una proposta conosciuta su cui riescono a tenere il punto. Perché uno deve votare un partito che non sa che dire? E questo vale anche per la Lega, che non è riuscita a esplicitare un punto programmatico vero. Cosa accomuna Salvini e Di Maio? Il fatto che nella loro vita non hanno mai lavorato un giorno, non hanno mai gestito nulla – continua – Nell’antica Roma c’era il cursus honorum e invece oggi si pensa che la politica non c’entri niente con la gestione delle cose. Molto spesso sentiamo dire che quel politico non è capace, ma bravo. E che vuol dire? La parola ‘politica’ significa ‘arte del governo’. Non c’è altro valore che qualifichi la politica. La politica non è parlare bene in pubblico o vestirsi in modo divertente o stare su Tik Tok”.
Calenda stronca Salvini, Di Maio, Zingaretti e Renzi. E ne ha anche per il presidente del Consiglio: “Io non credo quasi a niente di quello che dice Conte. Ritengo che il valore fondamentale di un uomo politico sia la coerenza. E quando uno fa l’uomo buono per tutte le stagioni, io tendo a non fidarmi, proprio come faremo tutti nella vita privata. In questo 2019 abbiamo avuto un crollo della credibilità della classe politica italiana ed è la ragione per cui ho fondato un movimento politico. Io non sto in mezzo a questa roba, preferisco fare un altro lavoro”.
E aggiunge: “Siamo un Paese in declino da tanto tempo anche per ragioni culturali. Siamo il Paese con il tasso di ignoranza e di analfabetismo funzionale più alto tra gli Stati più avanzati. Ma c’è stata anche una carenza gestionale. Il punto ora è cambiare questa classe dirigente e cercare di portare persone che sappiano gestire le cose. Nessuno parla mai di gestione, tutti parlano di guerre ideologiche, di fascisti e degli invasori immigrati. La causa del declino italiano è proprio questa: tolleriamo nei politici, per ragioni di tifoseria, dei comportamenti che non tollereremmo mai nella nostra vita privata – prosegue – E non mi riferisco solo a Salvini, ma anche a Di Maio e a Zingaretti. Nessuno di noi, in un rapporto professionale o privato, tollererebbe mai comportamenti come quelli che vediamo in politica. Di Maio diceva che il Pd era il partito di Bibbiano che sequestrava i bambini, Zingaretti querelava di Maio. Ma nessuno nella sua vita privata sceglierebbe Di Maio per gestire una qualunque cosa e invece poi lo usiamo per gestire lo Stato, perché in fondo pensiamo che lo Stato non sia una cosa nostra ma di qualcun altro. Questa è l’origine dei problemi, cioè il fatto che non usiamo gli stessi criteri che usiamo per le cose nostre per lo Stato e così siamo morti”.
Poi rincara: “I politici pensano che gli italiani abbiano la memoria di un criceto. E hanno ragione. La responsabilità di questa situazione non è dei politici, che approfittano solo del fatto che noi facciamo passare queste cose. Alla fine, ci dimentichiamo queste cose. Quando Salvini fa cadere il governo e successivamente, dopo aver capito che non ci sarebbero state elezioni, propone a Di Maio la carica di presidente del Consiglio, in un Paese normale il leader della Lega avrebbe preso una valanga di pernacchie. Perché invece non succede in Italia? Perché noi applichiamo i criteri del tifo calcistico alla politica. Finché faremo così, il Paese non sarà mai governato”.
Chiosa finale sulla situazione del M5s: “Non credo che sia finito, penso che ci vorrà del tempo, perché la gente ci ha creduto. E in Italia la gente rimane attaccata come delle Chiese ai propri partiti. Basti vedere il Pd, che, nonostante tutti siano insoddisfatti, sta al 18%. Certamente il M5s ha fallito, perché ha promesso delle cose che non è stato il grado di mantenere, né poteva mantenere. L’idea che sia abolisca la povertà con una legge è un’altra di quelle cose che accadono solo in Italia. Quando hai delle aspettative molto alte, succede che fallisci molto rapidamente”.