Un giudice di San Diego ha condannato la piattaforma GirlsDoPorn a versare un risarcimento di 12,7 milioni dollari: molte di loro sono state riconosciute nei filmati, hanno perso il lavoro o subito minacce
Avevano risposto a un annuncio su Craiglist e pensavano di essere reclutate per lavorare come modelle: e invece una ventina di ragazze erano diventate le protagoniste di video porno, finiti online a loro insaputa. Un giudice di San Diego, negli Stati Uniti, ha condannato i gestori del sito pornografico “amatoriale” GirlsDoPorn a risarcire 22 donne con 12,7 milioni di dollari, più di 11 milioni e mezzo di euro.
Dopo aver risposto all’annuncio, le ragazze, all’epoca tra i 18 e i 22 anni, venivano contattate da altre donne che proponevano loro di fare video porno destinati a collezionisti privati, in Australia e in Nuova Zelanda, in formato DVD. Alle ragazze veniva promesso che i filmati non sarebbero mai finiti online, ma in realtà sono stati caricati sul sito di porno amatoriale GirlsDoPorn. Alcune clip sono finite anche in grandi siti, come PornHub e YouPorn, dove raccoglievano centinaia di migliaia di visualizzazioni.
Il sito GirlsDoPorn, fondato nel 2006 da Michael Pratt e Matthew Wolfe, promette che le ragazze che compaiono sul sito non sono attrici professioniste, ma ragazze che hanno girato video amatoriali. In ogni video c’è una donna diversa, perciò i gestori avevano bisogno di reclutare costantemente nuove attrici. Per farlo, secondo la sentenza, hanno fatto pressioni alle ragazze reclutate su Craiglist, usando «ingannevole, coercitivo e di minaccia». Prima di girare, alle ragazze veniva offerto alcool e cannabis.
I filmati in questione sono stati visti complessivamente più di un miliardo di volte, spesso le protagoniste sono state riconosciute e prese di mira per quelle immagini: alcune hanno perso il lavoro e sono state allontanate da familiari, amici e fidanzati. Molte di loro hanno cominciato a soffrire di disturbi d’ansia, manifestando in alcuni casi tendenze suicide. Il giudice ha quindi condannato i due fondatori del sito (più l’attore Ruben Garcia) a versare un risarcimento di 12,7 milioni dollari alle 22 donne, rimaste anonime, e a rimuovere dalla piattaforma tutti i contenuti che le riguardavano. Ogni vittima riceverà tra i 300mila e i 500mila dollari.