La vita di Dario Bartolotta, 37 anni, palermitano, è cambiata due volte: la prima, quando suo papà Salvatore, agente della scorta, il 29 luglio 1983 è stato ucciso dall’autobomba esplosa davanti l’abitazione del giudice Rocco Chinnici. La seconda quando nel 2012 un’auto lo ha investito in pieno mentre andava a lavoro in sella al suo motorino, lasciandolo paralizzato.

All’inizio i medici non si sbilanciano e Dario, che è determinato, non riesce a stare in quel limbo. Vuole sapere come sta, quando potrà tornare a camminare, come sarà la sua vita. Le settimane passano tra riabilitazione e fisioterapia. Nei mesi successivi Dario indossa un esoscheletro che gli permette, finalmente, di raggiungere la sua autonomia. “Era pesante, ma io sognavo di potermi sposare sulle mie gambe”, ricorda. Il 22 agosto del 2014 Dario attraversa la navata del Duomo di Monreale in piedi, accanto a sua madre, per raggiungere l’altare dove si sarebbe celebrato il suo matrimonio. Dopo nascono i due figli, Salvatore e Vittoria.

Fino all’incontro con lo sport, nel 2018. Sono passati 4 anni dalla realizzazione dei suoi sogni: il matrimonio, i figli, una famiglia. “Sinceramente sono sempre stato un amante dello sport: il calcio, in primis. Poi il bodybuilding. Ma facevo anche tennis, motociclismo in pista e guidavo gokart”. Dopo l’incidente qualcosa è cambiato. “Provai a praticare diversi sport come il tennis, il basket, l’hockey. Perfino la scherma e il tiro con l’arco. Provai a salire in bici, ma in realtà si trattava di un’attrezzatura che si attaccava alla mia carrozzina, e non mi faceva tutto questo effetto”.

Quando Dario si accorge di prendere “troppo peso” pensa che è ora di rimettersi in forma. Chiama il suo assistente sociale Inail e si confronta con lei. Da lì nasce l’idea di praticare sport, questa volta sul serio, questa volta in handbike. La prima volta che Dario sale su una handbike prova un’emozione forte, potente: “Mi sentivo libero, con il vento in faccia”, racconta. “È come se non avessi aspettato di fare altro fino a quel momento”.

Qualche mese dopo a Palermo si corre il trofeo Balestrieri. “Allo start l’emozione è stata forte, indescrivibile. Ho pensato che fosse lo sport per me, perché racchiude forza, cioè l’esercizio fisico in palestra che ho sempre fatto. E poi tecnica, visto che sono sempre stato appassionato alla guida, e agonismo”. Da lì in avanti è stata passione pura. “Non avrei mai pensato di ripartire da uno sport agonistico”, confessa.

Oggi vanta il record mondiale di chilometri percorsi con esoscheletro (13) durante la Strapalermo: in più il primo posto al campionato italiano nell’handbike. E ora? “Ora sogno la convocazione in Nazionale – dice lui –. E magari andare anche alle Olimpiadi”. La maglia azzurra è l’obiettivo più importante per uno sportivo, “indossarla significa tanto per me – confessa –. Vuol dire aver raggiunto la vetta”. Ma, precisa, anche concludere un semplice allenamento diventa una vittoria per uno come lui. La realtà è che tu vuoi fare sport “perché ti senti bene, e perché fa star bene le persone che ti circondano”.

L’altro sogno di Dario è quello di vivere in una città senza barriere architettoniche: “Qui a Palermo siamo lontani anni luce rispetto ad altri Paesi europei – continua –. Lo Stato fa il minimo indispensabile, il resto ce lo devi mettere tu. Mi batterò anche per questo”, sorride. Le barriere architettoniche ci sono e ci saranno “fin quando non si rieducano le persone a far rispettare le leggi”, spiega lui. Quelle mentali, invece, stanno già venendo meno: “Se tu vedi una persona che va in handbike la prima volta dici ‘wow, ma cos’è?’. Ma se la vedi ogni giorno diventa la normalità”.

La giornata di Dario oggi trascorre tra ufficio, allenamenti e giochi con i figli. Alla domanda su dove si immagini tra dieci anni lui taglia corto: “Preferisco pensare a quello che c’è oggi – sorride –. Non faccio programmi a lunga scadenza perché la vita mi ha insegnato che le cose possono cambiare all’improvviso. Mi godo il presente”. Di trasferirsi altrove manco se ne parla. Dario ama la sua città, si batte per cambiarla in meglio e farà di tutto per restarci. “E poi – conclude – abbiamo un clima invidiabile”.

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