Il premier in un'intervista a Repubblica spiega la posizione dell'Italia sulle tensioni in Medio Oriente, invocando un ruolo strategico dell'Ue sul fronte diplomatico. Nessun giudizio sull'azione di Trump: "Necessaria cautela". Sul voto di Baghdad che chiede di cacciare le truppe straniere: "Faremo il possibile per garantire la sicurezza dei nostri militari"
Nella crisi in corso tra Iran e Usa, il governo italiano si muovo per “evitare un’ulteriore escalation, che rischierebbe di superare un punto di non ritorno”. Per raggiungere questo obiettivo “è prioritario promuovere un’azione europea forte e coesa per richiamare tutti a moderazione e responsabilità, pur nella comprensione delle esigenze di sicurezza dei nostri alleati”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un’intervista a Repubblica spiega come Palazzo Chigi si sta muovendo dopo l’omicidio del generale delle Guardie della Rivoluzione Qassem Soleimani ordinato da Donald Trump.
Il premier non esprime un giudizio sull’azione del presidente Usa perché la cautela “è d’obbligo” e una valutazione complessiva richiede “anche informazioni di intelligence decisive per pesare tutti gli elementi”. Dopo la dichiarazione congiunta dei leader di di Germania, Francia e Gran Bretagna che sottolineano “l’urgente necessità di un de-escalation” della situazione , il governo di Berlino per primo ha sottolineato come le continue minacce di Trump “non sono di grande aiuto“. Dal canto suo il presidente Conte afferma che parlerà presto con la stessa cancelliera Angela Merkel e chiede un’azione compatta dell’Unione europea nel quadro della diplomazia: “Non c’è dubbio che in questa fase l’Ue possa avere un ruolo strategico ed è necessario delineare rapidamente modalità con cui svolgere questo ruolo capitalizzando il valore aggiunto che l’Europa può dare rispetto ad altri attori. Al momento la priorità va, come detto, a favorire un abbassamento della tensione attraverso i canali della diplomazia”, ha spiegato Conte.
Sulla vicinanza del suo governo a Donald Trump, il premier commenta: “La profondità e l’ampiezza delle nostre storiche relazioni con gli Stati Uniti, nei loro diversi profili politico, economico, ma anche culturale e umano, sono tali da prescindere dai rapporti tra singole forze politiche. Anche se naturalmente le relazioni, anche personali, fra le rispettive leadership possono avere il loro peso. Di certo nel governo c’è piena condivisione dell’assoluta centralità del rapporto transatlantico, come dimostra ad esempio la presenza del ministro Guerini al mio fianco al vertice Nato di Londra dello scorso dicembre”.
Domenica il parlamento di Baghdad ha approvato una risoluzione per “cacciare la coalizione occidentale anti-Isis” dall’Iraq. Conte spiega: “Siamo preoccupati ma soprattutto vigili. Stiamo facendo e faremo il possibile per garantire la sicurezza dei nostri militari, in raccordo con alleati e partner. Ricordiamo che le nostre truppe sono nella regione per svolgere una funzione essenziale di sostegno alle autorità locali nel contrasto al terrorismo e alla violenza e questa è un’attività di cui rivendichiamo non solo la concretezza ed efficacia ma anche la piena linearità e coerenza con i nostri valori”.
Nell’intervista a Repubblica c’è spazio anche per la situazione in Libia, legata a doppio filo a quella mediorientale. Il premier rivendica in questo caso una “coerenza” del governo italiano che fin dall’inizio ha “detto che l’offensiva su Tripoli avrebbe solo generato altra violenza e non avrebbe mai condotto a una soluzione sostenibile. Siamo stati, purtroppo, dei buoni profeti“. Quindi “non crediamo che ora intervenire militarmente a favore dell’una o dell’altra parte possa contribuire alla stabilità”. Per questo Conte lavora a una “soluzione politica, in particolare sostenendo gli sforzi delle Nazioni Unite e, adesso, della Germania nella preparazione della Conferenza di Berlino”. “Non ci sono altre strade per la pace”, conclude il premier.