Le minacce di Donald Trump all’Iran “non sono di grande aiuto“. Dal governo tedesco arriva la prima critica occidentale all’operato del presidente americano che è tornato a minacciare Teheran di ritorsioni in caso di una rappresaglia per l’uccisione del generale Qassem Soleimani. Dopo che il primo ministro britannico Boris Johnson ha difeso quel raid missilistico con un “non piangeremo” riferito a Soleimani, da Berlino arrivano segnali di una volontà di porre freno all’escalation di tensione. La minaccia di Trump contro l’Iraq “non è molto utile“, ha detto anche il ministro degli Esteri Heiko Maas. “Non credo che si possa convincere l’Iraq con minacce, ma con argomentazioni“, ha aggiunto Maas alla radio Deutschlandfunk parlando delle sanzioni economiche minacciate dal presidente Usa anche contro Baghdad.
Accordo sul nucleare. Trump: “Iran non avrà mai l’atomica”
Le tensioni tra Washington e Teheran intanto non si sono placate anche nel corso della notte, dopo che l’uccisione di Soleimani ha avuto ieri, domenica 5 gennaio, le prime due importanti conseguenze. L’Iran ha annunciato di considerare carta straccia l’intesa sul nucleare del 2015: il Paese non rispetterà più le soglie all’arricchimento, alla quantità di uranio arricchito stoccato, alla ricerca e sviluppo delle sue attività nucleari. “L’Iran non avrà mai un’arma atomica“, ha scritto tutto in maiuscolo su Twitter il presidente americano Trump. Nella notte è arrivata la dichiarazione congiunta della cancelliera Angela Merkel, del presidente Emmanuel Macron e del premier Boris Johnson a difesa di quel patto firmato a Vienna il 14 luglio di 5 anni fa dopo un enorme sforzo diplomatico durato 21 mesi. Un accordo da cui gli Usa erano già usciti nel maggio 2018 reintroducendo pesanti sanzioni economiche contro Teheran. I tre leader chiedono in particolare all’Iran di evitare nuove violenze o attività nucleari, invitando Teheran a rispettare l’accordo nucleare sottoscritto nel 2015. Anche la Russia lancia un appello a salvaguardare l’accordo nucleare e chiede ai partner europei di adempiere ai propri obblighi per assicurare che l’Iran resti impegnato nell’intesa. “Mantenere gli accordi e garantire la loro implementazione deve restare una priorità per tutti i partner”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Mosca.
Venerdì vertice dei ministri degli Esteri dell’Ue
Nella notte è arrivata invece una dichiarazione congiunta dei leader di Germania, Francia e Gran Bretagna che sottolineano “l’urgente necessità di un de-escalation” della situazione e chiedono “a tutte le parti di esercitare il massimo della moderazione e della responsabilità“. “Per conseguire questo obiettivo è prioritario promuovere un’azione europea forte e coesa“, ha spiegato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un’intervista a Repubblica. I ministri degli Esteri dell’Unione europea però si riuniranno solamente venerdì prossimo a Bruxelles in un vertice straordinario per discutere della crisi in Iran e Iraq. In base a quanto si apprende a Bruxelles non è escluso che si discuterà anche della questione libica.
Iraq. Il presidente Usa: “Pronte sanzioni come mai prima”
L’altra conseguenza dell’omicidio del generale delle Guardie della Rivoluzione ordinato da Donald Trump è la risoluzione votata dal parlamento iracheno per “cacciare la coalizione occidentale anti-Isis” dall’Iraq. Il presidente Usa ha replicato nella notte minacciando severe sanzioni contro Baghdad. “Abbiamo una base aerea straordinariamente costosa lì. La sua costruzione è costata miliardi di dollari. Non ce ne andremo a meno che non ci rimborsino”, ha detto ai giornalisti mentre tornava a Washington dalla Florida, minacciando di imporre loro “sanzioni come non hanno mai visto prima“. “Faranno sembrare le sanzioni iraniane qualcosa di morbido“, ha detto Trump. La sua amministrazione aveva tentato di fermare il voto del parlamento iracheno per l’espulsione delle forze Usa e delle altre truppe straniere dal Paese. Gli americani avrebbero cercato di persuadere i vertici iracheni a fermare gli sforzi del parlamento, riporta Axios, avvertendo appunto del rischio sanzioni.
Il consigliere di Khamenei: “Per Usa sarà un altro Vietnam”
Il presidente Trump ha proseguito la guerra verbale con Teheran ribadendo che se l’Iran attaccherà gli Usa ci sarà una “grave rappresaglia” da parte degli Stati Uniti. Ieri aveva annunciato che ci sono 52 i siti iraniani da mettere nel mirino, alcuni anche culturali, che gli Stati Uniti hanno già individuato e sono pronti a distruggere nel caso in cui l’Iran dovesse reagire militarmente contro gli Usa. “Se gli Stati Uniti non ritirano le forze dalla regione, affronteranno un altro Vietnam“, ha replicato Ali Akbar Velayati, consigliere del leader iraniano Ali Khamenei, citato da Farsnews. “Nonostante le vanterie dell’ignorante presidente degli Stati Uniti, l’Iran intraprenderà un’azione di ritorsione contro la stupida mossa degli americani che li farà pentire”, ha sottolineato. “Hai mai visto una marea umana in vita tua, Donald Trump? Ancora presti ascolto ai pagliacci che ti consigliano sulla nostra regione? E ancora immagini di poter spezzare la volontà di questa grande nazione e del suo popolo? E’ iniziata la fine della presenza maligna degli Usa in Asia occidentale”. Lo ha dichiarato su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, postando insieme al messaggio alcune foto che mostrano la folla oceanica che oggi a Teheran ha partecipato alla cerimonia funebre per Soleimani.