L’ex Ilva “non deve scontare in questa sede il disastro ambientale per cui è imputato” in altri processi. Non solo: nell’altoforno 2 “ad oggi i rischi trascorsi sono inesistenti”. È quanto hanno affermato i magistrati del Tribunale del Riesame di Taranto che, ribaltando la decisione del giudice di primo grado Francesco Maccagnano, hanno concesso ai commissari straordinari la facoltà d’uso dell’altoforno 2 per un massimo di 14 mesi per ultimare l’automazione dell’ultima prescrizione imposta dalla procura ionica nel 2015, quando l’impianto venne sequestrato a seguito dell’incidente mortale in cui perse la vita Alessandro Morricella.

Nelle 21 pagine di motivazioni, depositate contestualmente alla decisione che accoglie integralmente le richieste di Ilva in amministrazione straordinaria, il collegio ha di fatto smontato l’ordinanza con la quale il giudice Maccagnano aveva negato la nuova proroga ritenendo il rischio per gli operai ancora troppo alto. Ed è proprio per ridurre al massimo i rischi per i lavoratori che il collegio ha precisato che concedere la proroga è quasi doveroso: “Trattasi di macchinari – si legge infatti nel documento – che, finendo per escludere la presenza umana nei luoghi ove trovò la morte Alessandro Morricella, porteranno (in concorso con tutte le altre prescrizioni già adempiute) all’ulteriore riduzione del rischio per i lavoratori dell’altoforno n.2, entro i limiti di legge”.

Il provvedimento, inoltre, ha sostanzialmente dato pienamente ragione alla tesi dell’Ilva in amministrazione straordinaria sostenendo che il giudice Maccagnano abbia sostanzialmente frainteso le conclusioni delle relazioni presentate dai legali dall’azienda e non abbia tenuto in debita considerazione neppure la relazione presentata dal custode giudiziario Barbara Valenzano, sulla base della quale la stessa procura per due volte ha espresso parere favorevole alla proroga.

“Il Tribunale – si legge testualmente – non condivide le valutazioni del Giudice monocratico, nonostante l’indubbia consistenza dell’impianto motivazionale della relativa ordinanza” nella quale sarebbero state “trascurate o non valutate correttamente dal Giudice” le ultime azioni compiute da Ilva in amministrazione straordinaria per adeguarsi alle prescrizioni imposte dalla procura. In particolare il Riesame ha aggiunto che nel provvedimento con cui ha negato la proroga “mancano i riferimenti alla relazione tecnica del Custode del 5.12.2019, nonostante fosse stato il medesimo Giudice a sollecitarla prima di decidere”.

In quella relazione, infatti, Valenzano aveva concluso che “il rischio per un operatore presente a ridosso del foro di colata di essere interessato da una fiammata” era di sei eventi ogni mille anni e che “tale probabilità sicuramente diminuirà nel futuro quando saranno installate le macchine automatizzate per le operazioni di ‘foratura’ e ‘tappatura’”. Non solo. Per i colleghi, il giudice di primo grado “oltre a non avere dato atto dei recenti, ulteriori progressi per la messa in sicurezza dell’altoforno” non avrebbe “correttamente valutato la consulenza di parte”: nel provvedimento infatti evidenziano che Maccagnano “non ha argomentato l’erroneità dei calcoli di RMS, ad esempio valendosi di una perizia alternativa idonea a sconfessarli, ma ha disarticolato l’elaborato, finendo per ritenere che gli stessi dati fomiti da RMS dovessero deporre per conclusioni opposte”.

Insomma per il collegio concedere questa proroga alla facoltà d’uso è necessaria per rispondere al bilanciamento dei diritti di salute e lavoro senza farsi condizionare dai ritardi del passato poiché “ad oggi i rischi trascorsi sono inesistenti e non devono pesare sull’attuale giudizio di bilanciamento”.

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