L’integrazione salariale del 10% ai cassintegrati nelle aree di crisi complessa, alla fine, è scomparso dal decreto Milleproroghe. Carenze di coperture, la versione informale. Di certo un problema per chi, come i 1.600 operai ex Ilva rimasti in carico all’amministrazione straordinaria, vedrà l’assegno ridursi dal mese in corso. Per questo un gruppo di lavoratori aderenti al sindacato Usb ha occupato dall’alba di martedì la bretella stradale tra il siderurgico ArcelorMittal di Taranto e la raffineria Eni, nei pressi del varco mezzi pesanti, bloccando l’accesso ai cancelli.

E tutte le altre sigle sindacali chiedono “chiarezza” e “rispetto degli impegni” al governo Conte 2, ricordando che l’integrazione è prevista da due accordi firmati in sede ministeriale, compreso quello del 6 settembre 2018 con ArcelorMittal che diede il via libera al passaggio degli stabilimenti alla multinazionale dell’acciaio.

Fim, Fiom e Uilm di Taranto hanno inviato una lettera al premier Giuseppe Conte e ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli, chiedendo un “intervento immediato” per “fare chiarezza e, soprattutto, dare risposte ad impegni già assunti all’interno del Milleproroghe” e poi saltati all’ultimo minuto.

I sindacati ricordano di aver sottoscritto il 27 febbraio di ormai tre anni e successivamente il 6 settembre 2018 “un accordo, in sede ministeriale, che prevede una cassa integrazione straordinaria per i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria” con “la garanzia dell’integrazione per tutta la durata del periodo di commissariamento”.

È possibile che la norma venga inserita nel decreto Cantiere Taranto, che avrebbe dovuto essere approvato prima di Natale dal Consiglio dei ministri. Il testo però non è mai arrivato a Palazzo Chigi e, come ha raccontato Ilfattoquotidiano.it, l’esecutivo era a caccia delle coperture per oltre la metà dei 21 articoli di cui è composto il provvedimento. All’appello mancavano oltre 200 milioni di euro.

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