Piccolo stupidario del fine settimana calcistico, con il titolo che vuole essere un tributo (a modo nostro) alla fortunata trasmissione Mediaset - In questa puntata le mosse di Mediaset, che inaugura un nuovo programma concorrente indiretto di Pierluigi Pardo
Qui c’è Pardo, qui c’è Rossi, qui non c’è più Cassano. Mediaset e il gioco delle tre campanelle. Quando ancora deambuli per il timballo di San Silvestro, giusto il tempo di capire che la prima giornata di Serie A del 2020 è spalmata sugli interi Brumaio e Frumaio, e il palinsesto calcistico serale dei canali del fu Biscione diventa la Settimana della Sfinge. Prima Babbo Natale licenzia Antonio Cassano, poi la Befana ci sposta Tiki Taka nell’iperuranio e i Re Magi ci portano su un piatto d’argento Pressing – Serie A. Insomma, la solita mirra. Trasmissione tampone, rattoppo alla fantozziana bersagliera, organizzato in una mezzoretta, prima del briefing per La pupa e il secchione e dopo la lunga pausa pranzo al Mai dire bar di Cologno. Sfreghiamoci pure gli occhi. Perché sembra ci sia il post partita di Champions. Già l’ora è tarda, ma più che l’Udinese corsara a Lecce, le cui immagini vedrai solo verso l’alba, attendi le dichiarazioni dell’allenatore del Genk.
Tutto quel blu cobalto sugli sfondi. Tutte quelle pareti riflettenti imbalsamate da vecchi chroma key. E da un momento all’altro dallo studio di Pressing – Serie A ti sembra emerga la mummia di Lenin. Compagno Zenga, compagno Ciro Ferrara, compagno Sandro Sabatini. La dialettica rivoluzionaria a tre dopo il circo funambolico di Tiki Taka è un po’ come sfogliare i Fratelli Karamazov dopo mesi di Checco Zalone. Lo studio, che si deve essere composto a metà del posticipo serale Napoli- Inter, al posto dei larghi e bassi divanoni sprofondati di Pardo propone tre sacrificate seggioline bianche che paiono una tortura medioevale. I quadricipiti marmorei di Ciro Ferrara, con occhiaie da primato appena tirato giù dal letto, riescono a starci a stento. Zenga invece, l’unico ospite fisso di Pressing Serie A, quindi l’unico che si è preparato il personaggio almeno da sabato notte, la butta sul disinvolto. Tono su tono, nero su nero, Walterone ospite fisso accavalla facile i coscioni, ma gesticola di continuo mostrando le manone sante spezzate da Caniggia e un paio di occhialoni anch’essi neri all’ultimo grido.
Rimane Sabatini, in quell’angoletto della terza seggiolina in basso a destra. Un’ospite che puoi sempre chiamare all’ultimo istante, tanto è lì che gira per i corridoi Mediaset tutto il giorno con la chiavetta aziendale da credito illimitato alla macchinetta dei caffè. Sabatini si sporge di continuo, si infila in ogni discussione, spadroneggia come un vero padrino di casa. A lui non gliela fai mai. Le sa tutte. Sulla partita appena conclusa. Sui pensieri nascosti degli allenatori. Sul mercato di gennaio. Sui bond e sui futures. Sulla quotazione del prossimo raccolto delle arance. Ma la chimica sulle sedie della morte non sprizza. E non basta la nostra magnifica e coraggiosa Giorgia Rossi a dirimere il traffico.
Divina in abito nerissimo (tanto il nero a Pressing – Serie A che uno come Cassano avrebbe sottolineato con gesti apotropaici, e sarebbe stato ri-licenziato), Giorgia è l’unico ramo a cui aggrapparsi in questa pallida tormenta da salotto calcistico. Scollatura malandrina che si apre e si chiude come un’ostrica, tacco dodici, smalto rosso ciliegia, la Rossi usa tutte la armi possibili per non far fuggire lo spettatore che aspettava di vedere Wanda Nara e si ritrova Pietro Pinelli in collegamento da Napoli vestito come Totò e Peppino alla stazione di Milano. Oltre a far incollare lo sguardo allo schermo, la conduttrice conosce quello di cui parla meglio di tutti noi messi insieme. Toglie la parola a Ciro. Duella con l’invadente Sabatini. Ammaestra Zenga. Si addentra in un paio di momenti che potrebbero diventare cult, ma che con lei sono di una dolcezza inaudita. Si informa da Walter sull’orario della partita Inter-Atalanta (“vengo allo stadio a vederla”), blocca il borbottio in studio avanzando verso la telecamera per lanciare il servizio “tutto su Ibrahimovic” (per inciso: il servizio dura tre secondi e mezzo), e si avventura nella frase “Il Napoli non ha più cazzimma” che provoca finalmente la ola. Insomma, grazie Giorgia, ma Pressing – Serie A è più moscio dell’attacco della Spal.