Ieri aveva detto di essere disposto a restituire parte dello stipendio da parlamentare, ma di essere “tecnicamente impossibilitato“. Il motivo? “Mi sono dimenticato la password, mi era già capitato lo scorso anno e ora non riesco ad accedere alle pagine che servono per caricare i bonifici“, aveva detto al quotidiano La Sicilia il deputato Santi Cappellani, del Movimento 5 stelle. Poche ore dopo, però, il parlamentare catanese ha aperto la sua casella mail per scrivere a Luigi Di Maio e formalizzare il suo addio al Movimento. “Non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più” e perché “avvertivo da tempo la profonda frustrazione” di “non poter rappresentare il temine di cui ci fregiamo” e “non poter rispondere ai territori per non minare gli equilibri di questo o quel governo”.

Nel giorno in cui i probiviri del Movimento butteranno giù l’elenco dei morosi che meritano l’espulsione, Cappellani esordisce dunque da deputato del gruppo Misto. Nella sua mail ai vertici del Movimento sostiene che il M5s è “imborghesito, finito in una spirale di autoreferenzialità”. “Quando sento la frase ‘pugno di ferro‘ – aggiunge – rabbrividisco”. Secondo Cappellani nel M5s c’è “più ascolto a comunicazione e sondaggi” che “al sentire comune e della base”. E “mentre ci si apriva giustamente alla società civile con gli uninominali, si cancellavano dalle liste attivisti storici, senza alcuna motivazione”, sostiene Cappellani. Che contesta “una serie di azioni di imperio che hanno fatto venire meno proprio il sentirsi comunità”, a partire dai “facilitatori” voluti con la “volontà di eliminare ogni voce critica e ogni pensiero pensante”. Infine contesta che in Sicilia il M5s “è in preda all’anarchia, non vi è una linea comune, molto spesso, e senza confronto, vengono prese posizioni contro i nostri stessi alleati di governo e contro le azioni dei nostri stessi ministri. Gli amministratori locali sono abbandonati a se stessi. E mi fermo qui”.

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