Questione di autostima. Di gambe che non tremano. Di vittorie che pesano più dei 3 punti che portano. Il 6 gennaio di due anni fa il Napoli di Sarri batteva 2 a 0 il Verona e rimaneva in testa alla Serie A, un punto davanti alla Juventus. Due Epifanie più tardi i bianconeri hanno ufficialmente una nuova sfidante: l’Inter di Antonio Conte. Il 3 a 1 dei nerazzurri al San Paolo sancisce il definitivo passaggio di testimone. A una giornata dal giro di boa, la Serie A ha ritrovato una grande squadra: le 3 reti con cui Lukaku e Lautaro hanno annullato il Napoli ne sono il certificato di garanzia.
Il posticipo della 18esima giornata di Serie A è stato il primo crocevia del campionato. Stando alla storia recente dell’Inter pre-Conte, la partita del San Paolo aveva tutti gli ingredienti della disfatta. Dall’avversario: quel Napoli ferito che con Gattuso è alla disperata ricerca di punti. Passando per una Juventus che con una proverbiale prova di forza ha fatto a brandelli un insidioso Cagliari. Senza tralasciare le distrazioni che arrivano dal mercato. I nerazzurri invece hanno superato il loro personalissimo esame di maturità, vincendo ma soprattutto mostrando quell’autorità che finora era scomparsa quando la pressione saliva oltre il livello di guardia.
Una vittoria al San Paolo mancava dal lontanissimo 1997: erano i tempi di Ronaldo. La (pre)potenza fisica della doppietta di Lukaku ha ricordato però un altro brasiliano che ha vestito il nerazzurro: Adriano. Il belga, insieme al fido Lautaro, ha in più quella concretezza richiesta da Conte e dalle grandi squadre. Guardare alla tripletta di Ronaldo per la controprova: una squadra che vuole lottare fino in fondo ha bisogno di due attaccanti così. Carichi di gol nelle gambe, ma anche trascinatori.
Poi ci sono le prove di Bastoni e Biraghi, le risposte di Candreva e Vecino: tutti gli undici scelti da Conte hanno avuto sangue freddo. L’Inter ha saputo comandare e controllare, colpire e non incassare: così è arrivata la prima vittoria su un campo pesante in questa stagione, dopo che i nerazzurri avevano mostrato personalità ma erano rimasti a secco sia al Camp Nou che a Dortmund, sia con la Juve che con la Roma. Era tempo di alzare definitivamente l’asticella, anche senza il centrocampista tanto atteso dal mercato, pure con Barella e Sensi ancora a mezzo servizio.
“Non siamo solo contropiede“, ha risposto uno stizzito Conte a Capello nel post-partita su Sky. La sua Inter a Napoli ha tenuto un baricentro alto per tutta la prima mezz’ora, poi ha saputo chiudersi senza soffrire e ha giocato tanto in contropiede. Con un centrocampo senza i due migliori interpreti, è anche normale. Ma è stata anche una scelta del Napoli, perché in attesa di Barella e Sensi, Conte ha saputo trasformare Gagliardini e Vecino in due pericolosi incursori: farsi schiacciare dall’Inter significa subire sulle palle alte, pressarla porta il rischio di esporsi alle ripartenze di Lukaku e Lautaro. La Juve di Cagliari ha ritrovato la coppia Ramsey-Rabiot e sembra aver pochissimi punti deboli. Anche i nerazzurri hanno ancora margini di miglioramento.
“Spero che l’Inter perda perché sarà il risultato migliore per noi”. Parole (legittime) di Ronaldo dopo la vittoria con il Cagliari. Sintomo di un sentimento (anche questo legittimo) dei bianconeri, consapevoli di aver apparecchiato una situazione perfetta per dare una prima spallata alla classifica. I nerazzurri hanno retto il colpo, dove aver disinnescato un’altra trappola all’ultima giornata prima della sosta, vinta con un altrettanto autoritario 4 a 0 contro il Genoa.
Sono questi i segnali che il trionfo dell’Inter al San Paolo porta con sé. Con una doverosa precisazione: il Napoli che i nerazzurri hanno affrontato è definitivamente una squadra ridimensionata. Gattuso sta provando a rendere efficace la sua ricetta, fatta di compattezza e molto gioco in verticale. Un buon metodo per trovare velocemente una strada che porti fuori dal pantano, ma anche uno stile così diverso da quello che solo due anni fa portava il Napoli a un passo dallo scudetto. La risalita verso il quarto posto, lontano 11 punti, pare quasi impossibile. E il futuro oltre questa stagione resta una grande incognita. O si rialzano ora, oppure i partenopei rischiano l’oblio: tra 5 giorni sono attesi all’Olimpico da una Lazio che non ha nessuna intenzione di rinunciare al ruolo di terzo incomodo nella lotta scudetto. Sarà un’altra giornata che segnerà profondamente questo campionato: l’Inter contro l’Atalanta da 10 gol fatti e 0 subiti delle ultime due partite, la Juve che ospiterà una Roma a caccia dei primi punti nel 2020. Però non chiamatelo crocevia: l’appuntamento era per il 6 gennaio al San Paolo, l’Inter ha risposto presente.