Il Consiglio dei Ministri il 12 e il 21 dicembre 2019 ha impugnato due leggi regionali.

La prima legge impugnata è la legge della Regione Sicilia n. 17 del 16/10/2019 in quanto viola principi costituzionali con la norma riguardante la destinazione dei proventi delle alienazioni di case popolari, in quanto contrasta con l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione. In particolare la previsione che gli Iacp possano destinare l’80% degli introiti derivati dalla vendita delle case popolari al ripiano dei deficit. Una plateale violazione della legge 24 dicembre 1993, n 560 che al contrario prevede che i proventi delle vendite debbano essere per una quota dell’80% destinati al reinvestimento in edifici ed aree edificabili, per la riqualificazione e l’incremento del patrimonio mentre solo la parte residua è destinata al deficit degli Iacp. Insomma esattamente il contrario di quanto stabilito dalla Regione Sicilia.

L’altra legge regionale impugnata è della Regione Abruzzo n. 34 del 31 ottobre 2019, in quanto reca norme che violano l’articolo 3 della Costituzione, e l’articolo 117, secondo comma, lettere g) e h). L’impugnazione riguarda anche una norma che dispone, per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, i cittadini non comunitari devono produrre documentazione ulteriore rispetto a quella richiesta ai cittadini italiani e comunitari. Tale disposizione, della Regione Abruzzo, a detta del governo, prevede una discriminazione fondata sulla nazionalità e viola l’articolo 18 del Trattato dell’Unione europea e l’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Le leggi regionali impugnate rappresentano un segnale preoccupante, che non si limita solo alle due Regioni interessate, ma vede nel settore delle politiche abitative, l’emanazione di leggi regionali che palesemente prevedono limitazioni all’accesso alle case popolari, a migranti ma non solo, prevedendo, addirittura, che se un componente di una famiglia ha una condanna anche per reati lievi, perde la casa popolare sia lui che il nucleo famigliare, anche i minori, bypassando all’articolo 27 della Costituzione che sancisce come la responsabilità penale sia personale.

D’altro canto la Regione Sicilia devia le risorse delle vendite in gran parte al ripiano degli entri gestori di case popolari, con una plateale violazione delle disposizioni dettate dalla legislazione nazionale.

Quello che preoccupa sono gli approcci culturali, sociali e politici che si evidenziano sempre più nelle leggi regionali con una regressione rispetto ai diritti sociali e, a volte, aperte violazioni di diritti costituzionali. Al contrario non registriamo nelle Regioni atti e programmi che destinino risorse per aumentare la disponibilità di case popolari o per la manutenzione straordinaria dove le condizioni strutturali degli edifici pubblici sono in condizioni pessime. Forse è necessario aprire un dibattito.

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