La giunta delle Immunità del Senato ha avviato “la discussione di merito” sull’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini in merito al caso della nave Gregoretti. “Ci sono stati interventi preliminari”, ha detto il presidente e relatore Maurizio Gasparri (Fi). “Domani 9 gennaio illustrerò la mia relazione e quindi proporrò la mia ipotesi di esito della soluzione”. E alla domanda se il voto previsto il 20 gennaio rischia di essere rinviato, ha replicato: “E’ un’ipotesi inesistente, nessuno ne ha parlato”.

L’ipotesi però esiste ed è concreta: la capigruppo di Palazzo Madama ha deciso oggi di sospendere i lavori di Aula e commissioni dal 20 al 24 gennaio i lavori di Aula e commissioni del Senato, per permettere ai parlamentari di partecipare alla campagna elettorale in Emilia Romagna e in Calabria. Una consuetudine sotto elezioni che, sull’autorizzazione a procedere per il caso Gregoretti, potrebbe trasformarsi in un assist per i partiti di maggioranza. E’ da giorni, infatti, che si susseguono le voci sull’opportunità di spostare il voto della Giunta a dopo il 26 gennaio, quando le due Regioni saranno chiamate alle urne, per evitare che – in caso di via libera al processo – l’ex ministro e leader della Lega sfrutti la decisione contro di lui per porsi come “un martire quando invece ha agito per il bene del Paese”. E, di conseguenza, beneficiarne in termini di consensi.

Secondo quanto riferiscono fonti del governo, durante la riunione convocata per le 8.30 del 9 gennaio, si comincerà a discutere di rinvio proprio in base alla pausa elettorale. La Giunta, essendo un organo paragiurisdizionale, non è infatti da considerarsi al pari delle commissioni, quindi in totale libertà può decidere di lavorare anche nella settimana pre-elettorale. Se arriverà quindi la richiesta, la presidente sarà costretta a convocare un ufficio di presidenza e, qualora non ci fosse unanimità per cambiare il calendario, sarebbe la Giunta in plenaria a dover decidere. E qui la maggioranza a favore del rinvio, assicurano, è schiacciante.

All’ex ministro dell’Interno e leader del Carroccio il tribunale dei ministri di Catania contesta l’ipotesi di accusa di sequestro di persona per il mancato sbarco di 131 migranti a bordo della nave militare. L’episodio risale a fine luglio 2019. Da qui la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti, su cui dovrà esprimersi la Giunta e successivamente l’Aula al Senato per il voto definitivo. Gasparri ha quindi spiegato che “oggi c’è stato un ulteriore contributo di discussione”: “Salvini poteva avvalersi della facoltà di intervenire, ha ritenuto di inviare un testo scritto del 3 gennaio. A questo punto siamo nella condizione di completare il lavoro dei giorni scorsi. Seguirà la discussione e nelle ulteriori sedute previste. Se serviranno altre riunioni, si faranno ma i tempi sono assolutamente congrui per consentire a ciascuno di intervenire e fare il 20 gennaio le dichiarazioni di voto e il voto”. Questo a meno che, appunto, non arrivi la richiesta di rinvio.

La proposta di Gasparri sarà conforme a quella che accompagnò il caso Diciotti, quindi di diniego alla richiesta di autorizzazione a procedere, con la quasi assoluta sicurezza che però questa volta venga bocciata. I numeri, sulla carta, sono infatti impietosi: 13 a favore del processo e 10 contrari. In questo caso sarà un relatore di maggioranza a portare il suo parere all’attenzione dell’aula del Senato, che entro il 19 febbraio dovrà dare la sua risposta definitiva. Nessuna defezione sembra affacciarsi sul fronte 5 stelle, anche se sorvegliato speciale resta Michele Giarrusso.

La capogruppo del M5s Elvira Evangelista, intervenendo in Giunta, ha assicurato che i 5 stelle voteranno compatti per mandare a processo l’ex ministro dell’Interno. “Ci pare molto debole la difesa di Salvini, non ci sono assolutamente le prove di un’azione governativa con un preminente interesse pubblico com’era richiesto dalla legge costituzionale e quindi un caso davvero diverso e non sovrapponibile al caso Diciotti”. E ha aggiunto: “Pare un’attività isolata, insomma un abuso anche della potestà amministrativa poiché l’indicazione del porto sicuro competeva solo ed esclusivamente al ministero dell’Interno e su questo non c’era alcun dialogo e interlocuzione con gli altri ministeri”. Quindi ha concluso: “Tutte le fonti di prova riportate hanno come oggetto la redistribuzione dei migranti e quel meccanismo che si era già attivato da un anno grazie all’attività diplomatica del premier Conte”.

Salvini invece ha commentato da lontano, intervenendo nel merito durante un comizio in provincia di Parma. Quello appena iniziato, ha detto, “è un bell’anno, per quello che mi riguarda, perché forse per la prima volta nella vita sarò processato in un Tribunale italiano perché ho bloccato uno sbarco. Se processeranno me processeranno anche tutti voi perché difendere i confini di un Paese è un dovere”.

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