Lunga lettera dei famigliari dell'ex portiere, affetto da un sarcoma osseo, che ha deciso di farsi sedare per raccontare chi è il giovane fasanese: "Un ragazzo come tanti. Non è crollato. Non dimenticate il messaggio che ha voluto diffondere in questi anni: amate la vita"
Una lunga lettera per raccontare chi è Giovanni Custodero, il 25enne di Fasano, in provincia di Brindisi, affetto da un sarcoma osseo che lunedì ha scelto la sedazione. L’ha diffusa la sua famiglia per spiegare in quali condizioni si trova il giovane dopo la decisione presa negli scorsi giorni. “In queste ultime ore migliaia di post e articoli di giornale hanno intasato le bacheche di tutta Italia parlando di Giovanni. Ma in realtà chi è Giovanni Custodero?”, scrivono i famigliari condividendo il messaggio sui social.
“Giovanni è un ragazzo come tanti, che nel 2015 all’età di 23 anni inizia ad avvertire un gonfiore alla caviglia sinistra”, ricordano. “Dopo diversi mesi, gli viene consigliato di recarsi a Firenze e a marzo 2016 viene a conoscenza della dura realtà: è stato colpito da una rara forma di sarcoma osseo in stadio avanzato. Chiunque sarebbe crollato, ma lui no. Lui decide di amputare l’arto fin sotto il ginocchio, se questo significa poter continuare a vivere, e di lì inizia a godersi ogni momento con la sua famiglia, la fidanzata e gli amici”.
Ripercorrendo le fasi della malattia e la scelta di raccontarla sui social diventando “l’esempio di grandi e piccoli ed un punto di riferimento per chi sta combattendo la sua stessa battaglia”, i famigliari ricordano le “sfide” e rilanciano alcuni dei suoi messaggi diffusi su Facebook in questi anni: “Questo è Giovanni, il guerriero sorridente che nei momenti “no” ha bisogno di affetto e di sapere di non essere mai solo, di essere presente sempre nei cuori di tutti, motivo per cui decide di rendere la sua bacheca di Facebook una sorta di diario, sul quale confidare le sue emozioni più profonde”, scrivono.
E puntualizzano: “La sedazione continua e profonda è un trattamento sanitario al quale si ricorre per consentire a un paziente terminale di non provare dolore dopo che le altre terapie sono risultate inefficaci. Ora riposa tranquillo, circondato dall’affetto delle persone più care, e consapevole del fatto che tutti voi state facendo il tifo per lui, senza mai dimenticare il messaggio che ha voluto diffondere in questi anni: amate la vita”.