Lockheed Martin, Northrop Grumman, Raytheon e General Dynamics hanno visto una impennata delle loro azioni dopo che l’esercito americano ha ucciso il generale iraniano Qasem Soleimani. Il valore delle azioni delle società di difesa è aumentato, così come il prezzo del petrolio e dell’oro, in risposta alla tensione. La situazione ha interessato anche la compagnia petrolifera saudita Aramco, recentemente quotata.
Il produttore di F-35 Lockheed Martin ha visto salire il prezzo delle azioni del 3,6%; allo stesso modo, Northrop Grumman ha chiuso la giornata del 7 gennaio con un aumento del 5,4% sul prezzo delle azioni. Anche altre società di difesa hanno risposto positivamente alla notizia, con Raytheon e General Dynamics che hanno registrato rispettivamente un aumento dell’1,48% e dell’1,75% nel prezzo delle azioni. Nel Regno Unito questa tendenza è stata seguita con un aumento del valore delle azioni di Bae Systems dell’1,1% mentre QinetiQ ha registrato un modesto aumento dello 0,3%.
Dopo l’omicidio del generale, la Russia vuole proporre all’Iraq l’acquisto di alcuni sistemi missilistici di difesa aerea a lungo raggio S-400, come mezzo per garantire la sovranità del Paese e una protezione affidabile dello spazio aereo. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti citando Igor Korotchenko, membro del consiglio pubblico presso il ministero della Difesa. Secondo Korotchenko: “l’Iraq è un partner della Russia nella cooperazione tecnico-militare e la Federazione Russa può fornire i mezzi necessari per garantire la sovranità del Paese e una protezione affidabile dello spazio aereo, con la fornitura di S-400 e di altri componenti del sistema di difesa aerea, come i sistemi Buk-M3 e Tor-M2 a medio e corto raggio”.
Intanto sul fronte militare stanotte all’1.20 ben 35 missili sarebbero stati lanciati contro due basi statunitensi in Iraq. L’agenzia iraniana Farsnews precisa che Teheran ha lanciato i missili balistici Qiam-1 (con un raggio d’azione di 750 chilometri) e Fateh (il Fateh 110 ha 200 chilometri di raggio d’azione, il Fateh 313 circa 500 chilometri). Dopo i missili iraniani i mercati sembrano ancora più allarmati. L’oro ha sfondato il muro dei 1600 dollari l’oncia rivedendo, prima di recuperare lievemente, i massimi da marzo 2013. Anche i prezzi del petrolio in netto rialzo. Sui mercati asiatici le quotazioni del Brent sono aumentate del 3,6 per cento superando quota 70,50 dollari, prima di ripiegare intorno a quota 69 dollari. Rialzo anche per il Wti che in pochi minuti è risalto da 62,70 a 64,20 dollari mentre al momento viene scambiato a 63,20 dollari il barile.
In merito all’Italia, le azioni Leonardo stanno guadagnando il 2,02%. La corsa dell’azienda specializzata nei settori difesa, aerospazio e sicurezza è guidata dalle rosee prospettive di aumentare il business in questo momento storico così conflittuale.
Il conflitto sta aprendo scenari anche in campo cyber tra i due belligeranti: Usa e Iran, due potenze cyber che dispongono di arsenale non irrilevante. Basta dare uno sguardo alla lista delle Apt dell’Iran che secondo gli analisti sono guidate dallo stato (per citarne solo alcune: APT 33, APT 34, APT 39, Charming Kitten, Cleaver, CopyKittens).
Dal 2018 l’Iran avrebbe compiuto attacchi in Medioriente e anche contro società della sicurezza che operano in Occidente. L’attuale attività informatica dell’Iran sembra progettata per condurre lo spionaggio contro i rivali regionali, controllo delle attività dei dissidenti e promozione di ulteriori campagne di guerra ibrida a livello internazionale. Oggi i fronti di battaglia sono due: l’Iraq dove non mancano certamente dei bersagli e il cyberspace.
In Italia i riflettori sono puntati sul festival di Sanremo mentre in Medio Oriente è partita la lotta per una egemonia regionale dopo la fine del presunto califfato dell’Isis.