Televisione

La Pupa e il Secchione, “Mattarella è un prete” e “Garibaldi si chiama Gennaro”. Gli strafalcioni in tv funzionano ancora? Pare di sì. Paolo Ruffini invece non convince

Il punto è che si percepisce troppo la finzione, oltre la soglia che lo spettatore è disposto ad accettare. Ruffini alla conduzione delude, si mostra più debole del previsto. Una presenza che avrebbe dovuto garantire una maggiore ironia e una presa in giro, seppur bonaria, dei partecipanti

Garibaldi si chiama Gennaro, Mattarella è un prete, il 25 aprile si festeggia il pesce d’aprile, 4 x 4 fa 18. Sono queste alcune delle perle regalate dai concorrenti della nuova edizione de La Pupa e il Secchione che torna in onda dopo dieci anni su Italia 1 aggiungendo “e Viceversa”, tradotto due coppie con pupi e secchione. Tra le concorrenti, per rendere l’idea di chi partecipa, anche Stella Manente, influencer finita al centro delle polemiche dopo una fase pronunciata al gay pride di Milano dello scorso 29 giugno: “Io sto perdendo il treno in mezzo a questa massa di ignoranti, andate tutti morire. Perché non esiste più Hitler?”. La scelta di inserirla nel cast sembra uno scivolone della rete giovane di Mediaset e genera ovviamente polemiche: “So che è grave. Ho mostrato tutta la manifestazione dicendo brutte cose e mi vergogno per aver nominato Hitler, mi rendo conto che alle volte il nostro cervello non è collegato alla bocca”, si è difesa nel corso della puntata. La Pupa e il Secchione dieci anni dopo ritorna con una nuova formula, rinunciando allo studio e puntando sul “docureality”. Ammicca a Temptation Island con richiami a Il Collegio: insegue in ritardo la tendenza degli ultimi anni con registrazione e montaggio. Il dubbio non è solo sulla formula ma precedente, sull’utilità di un ritorno di questo format in onda dopo dieci anni. Una decennio che ha cambiato molte cose, in primis la percezione dell’ignoranza. Gli strafalcioni iniziali potrebbero essere oggi pronunciati in quiz come L’Eredità o perfino in Parlamento, video che diventerebbero virali, come già accade, ma forse stupendoci non come prima.

Riproporre il format in maniera identica sarebbe stato forse rischioso ma il livello di recitazione percepito è notevolmente aumentato. Non è necessario in questo genere di programmi la “verità”, è sufficiente la verosimiglianza. Il punto è che si percepisce troppo la finzione, oltre la soglia che lo spettatore è disposto ad accettare. Ruffini alla conduzione delude, si mostra più debole del previsto. Una presenza che avrebbe dovuto garantire una maggiore ironia e una presa in giro, seppur bonaria, dei partecipanti. Non pervenute Francesca Cipriani e Valeria Marini, presente nei titoli di coda ma non in onda Vittorio Sgarbi.

“Censurato per la par condicio. Altro che Rula Jebreal, che peraltro abbiamo scoperto non aver subito alcuna censura, il vero tacitato sono io. Inaccettabile perché avevo solo parlato di arte, di bellezza e di letteratura con i giovani ospiti della trasmissione. La mia colpa? Essere candidati alle prossime elezioni in Emilia Romagna. Non dirò per quale partito per non essere censurato anche dalle agenzie di stampa”, ha dichiarato furente il critico d’arte. E sul fronte auditel? Il debutto regala alla trasmissione ottimi ascolti, complice una concorrenza debole: la prima puntata è stata vista da 2.564.000 e il 13,1% di share.