La Camera dei Comuni boccia l'emendamento proposto dal Lord Alf Dubs per l'obbligo del ricongiungimento dei bambini coi famigliari già in Uk. Protestano gli attivisti, ma l'esecutivo Tory spiega che quanto affermato dal testo resta parte della politica del governo e non necessita di una specifica sezione all'interno dell'accordo di recesso
“È questo il paese che vogliamo essere dopo la Brexit? Un Paese che nega la protezione ai rifugiati e spinge i bambini vulnerabili nelle mani dei trafficanti di esseri umani? Boris Johnson dovrebbe vergognarsi e i Tories dovrebbero ribaltare questa decisione disumana”. Sadiq Khan, sindaco di Londra musulmano, laburista, ecologista, attacca così su Twitter l’emendamento votato alla Camera dei Comuni che con 348 sì e 252 no ha bocciato l’obbligo per il governo britannico di consentire ai minori rifugiati non accompagnati il ricongiungimento con famigliari arrivati nel Regno Unito. La decisione rientra nel dibattito sull’accordo di divorzio dall’Unione europea, che la settimana prossima approderà alla Camera dei Lord in vista dell’entrata in vigore di Brexit fissata dal premier Boris Johnson in 31 gennaio. Da quel momento si aprirà la fase più complessa, cioè la trattativa con Bruxelles su molteplici aspetti, che includono anche commercio, sicurezza, difesa, ricerca.
L’emendamento bocciato dai Tory era stato proposto da Alf Dubs, membro della Camera dei Lord, fuggito da Praga al Regno Unito durante l’occupazione nazista. Tante le proteste degli attivisti dopo il voto: per l’associazione Care4Calais, scrive The Independent, tanti dei migranti che si trovano a Calais e Dunkirk stanno cercando il ricongiungimento con le famiglie proprio nel Regno Unito, mentre la ong Safe Passage International avverte che in mancanza di vie legali i bambini rischiano di finire nelle mani dei trafficanti. Per parte sua, però, il governo si difende spiegando che quanto alle tutele per i rifugiati minorenni “nulla è cambiato” e che l’obiettivo, anche in questo caso, è di negoziare un accordo che però non rientra in quello relativo a Brexit. L’ufficio stampa del primo ministro ha quindi assicurato che “proteggere i bambini vulnerabili rimarrà la nostra priorità dopo la Brexit” e che quanto affermato dall’emendamento Dubs resta parte della politica del governo e non necessita di una specifica sezione all’interno dell’accordo di recesso.