La risposta della Regione alle proteste degli utenti per i quali "affidare per altri 10 anni a chi non sembra in grado di gestire oggi neanche l’esistente servizio a livelli di decenza, peraltro con un aumento della spesa pubblica, senza pretendere immediati e sensibili miglioramenti è, quantomeno, assai discutibile"
“Non esistono in Italia soggetti sufficientemente strutturati in grado di subentrare a Trenord nella gestione di un servizio complesso come quello lombardo, nemmeno nell’ipotetico caso di una suddivisione in lotti”. L’assessore lombardo alle Infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi, rompe il silenzio e risponde così alla pioggia di critiche per la decisione della Regione Lombardia di rinnovare per altri 9 anni, senza gara, l’affidamento dell’appalto da 5 miliardi per il trasporto pubblico regionale alla partecipata Trenord. Per di più prevedendo un ritocco all’insù di chilometri serviti e corrispettivo.
La notizia, venuta a galla nei giorni scorsi, dopo che essere stata tenuta sotto silenzio per una decina di giorni, aveva suscitato più di una levata di scudi. La più vigorosa delle quali è stata quella degli utenti riuniti nei vari comitati di pendolari lombardi che, in una nota sottoscritta da una ventina di sigle, nei giorni scorsi hanno biasimato la decisione della giunta di Attilio Fontana, con parole durissime. “Affidare per altri 10 anni a chi non sembra in grado di gestire oggi neanche l’esistente servizio a livelli di decenza, peraltro con un aumento della spesa pubblica, senza pretendere immediati e sensibili miglioramenti è, quantomeno, assai discutibile”, si legge nel documento.
Le perplessità dei consumatori non sono tanto legate alla scelta di non passare per una gara d’appalto, quanto “da quali siano i contenuti e gli obiettivi del contratto di servizio che la nostra Regione, in rappresentanza di tutti i propri contribuenti, sta provvedendo a compilare con Trenord”. Una proposta che è stata avanzata, per esempio, è quella di mettere a gara, più che l’azienda, i manager che la gestiscono “sostituendone la dirigenza secondo criteri oggettivi, meritocratici, verificabili”.
Chiede invece, a gran voce, una gara europea Dario Balotta di Europa Verde, ricordando che in tutta l’Unione si è seguito un altro modello: “sono state bandite delle gare vere che hanno cambiato volto al trasporto regionale, e così negli ultimi 20 anni i passeggeri sono cresciuti a ritmi elevati, il comfort del trasporto è migliorato, la puntualità e la sicurezza sono cresciute e l’ambiente ne ha tratto giovamento”, si legge in una nota. In cui Balotta sottolinea il conflitto d’interesse dell’ente lombardo che di Trendor è contemporaneamente azionista, cliente e referente del prodotto: “In Lombardia, invece, la Regione veste troppe parti in commedia per permettersi di sganciarsi dal controllo politico e consociativo di Trenord: è azionista dell’azienda, compratore dei servizi e programmatore degli stessi. Ecco perché sono ridicole le presunte penali di 7 milioni che Trenord dovrebbe pagare alla regione, cioè al suo stesso azionista”.
Con la nascita di Trenord, dieci anni fa, “la Regione aveva promesso un servizio migliore, pace sindacale, sicurezza dei viaggi, economie di scala e risparmi di spesa”, ricorda ancora Balotta che parla di “gestione fallimentare” e di “meccanismo infernale che ha portato a sempre maggiori disservizi nonostante il continuo (e assai costoso) cambio di amministratori e manager”. La realtà quindi è che “è successo tutto il contrario: soppressioni, ritardi, disservizi, scioperi record, incidenti ferroviari, diseconomie di scala (i grandi agglomerati di addetti sono ingestibili nel settore dei servizi) – il tutto mentre i contributi pubblici e le tariffe sono sempre in aumento”.
La linea dell’assessore Terzi, d’altro canto è che parlare di gare equivalga a fare “inutili demagogie“. La Regione quindi, sostiene di puntare “a un affidamento diretto per il periodo 2021-2030 a condizioni migliori delle attuali, prendendo anche spunto dalle prassi che hanno adottato altre regioni in procedimenti analoghi. Avremo un anno intero per definire nei minimi dettagli ogni aspetto del nuovo contratto, costruendo una cornice in grado di tutelare il più possibile i viaggiatori“. Secondo Terzi, in ogni caso, Trenord ha registrato un miglioramento nel 2019, “ma certo non basta, siamo i primi a dirlo. Vogliamo che i lombardi e chiunque venga in Lombardia possa avere un servizio all’altezza e lavoriamo per questo. Regione investe molto, a cominciare dallo stanziamento di 1,6 miliardi di euro per i 176 treni nuovi che, a partire da gennaio, inizieranno a svecchiare la flotta di derivazione statale”.
Immancabili poi le colpe di Roma e la priorità agli italiani, anzi, ai lombardi: “La Lombardia sconta anni di mancati investimenti da parte dello Stato centrale, che gestisce la quasi totalità della rete attraverso Rfi e possiede la metà di Trenord attraverso Trenitalia. Anche quest’ultima non avrà più alibi: chiedeva un contratto lungo per fare investimenti, lo avrà e dunque agisca di conseguenza riservando alla Lombardia attenzione e risorse adeguate”, dice l’assessore. Secondo la quale “sui problemi degli ultimi mesi hanno inciso in modo particolare le inefficienze di Rfi: la società di Fs deve decisamente cambiare passo. L’infrastruttura statale in Lombardia è inadeguata e necessita di un deciso potenziamento: chi finge di non saperlo prende in giro i cittadini e lo fa solo per un tornaconto politico. Dal canto nostro lavoriamo per efficientare Trenord e non certo per svendere il servizio all’estero“.