Esattamente venti anni fa San Giovanni Paolo II apriva il Grande Giubileo dell’anno 2000. E con esso, in modo altamente significativo, il Papa polacco inaugurava il terzo millennio cristiano. Un tempo di pace, secondo l’auspicio di Karol Wojtyla che nella sua vita aveva conosciuto prima gli orrori del nazismo e poi quelli del comunismo. Eppure questa speranza fu subito annientata dall’attacco terroristico alle Torri Gemelle, l’11 settembre 2001. Nell’Anno Santo ci fu anche un radicale e autentico mea culpa. “Il Grande Giubileo – disse Wojtyla – ci ha offerto un’occasione provvidenziale per compiere la ‘purificazione della memoria’, chiedendo perdono a Dio per le infedeltà compiute, in questi duemila anni, dai figli della Chiesa”.
Tutto ciò che per l’anziano Papa polacco rappresentava quello storico passaggio tra due millenni è condensato in modo molto efficace in un’immagine rimasta impressa nella memoria di tutti. Quella dell’apertura della porta santa della Basilica Vaticana, il 24 dicembre 1999. San Giovanni Paolo II rivestito di un prezioso e straordinario piviale multicolore che varca simbolicamente la soglia del terzo millennio cristiano. “Quando fu posto sulle spalle dell’anziano Papa in diretta mondiale, – hanno spiegato i sarti veneti di X Regio che lo realizzarono – al suo inatteso apparire produsse un effetto dirompente. Molti lo amarono, altrettanti lo odiarono; si impose comunque come un potente dato mediatico al cui commento nessuno poté sottrarsi e nei giorni successivi costituì il tema dominante di ogni servizio giornalistico. Come in seguito disse monsignor Piero Marini: ‘Nessuno ricorda quel che il Papa disse in quella notte, tutti ricordano com’era vestito!’”.
Quell’immagine, infatti, a venti anni di distanza, è ancora fortemente rappresentativa di quel pontificato missionario, ma anche della svolta che Wojtyla diede alla Chiesa attuando quel dialogo con il mondo contemporaneo voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Firmando la lettera apostolica Novo millennio ineunte, con le linee guida scaturite dall’Anno Santo, San Giovanni Paolo II invitò “la comunità cristiana a ‘ripartire’ con rinnovato slancio dopo l’impegno giubilare. Certo, non si tratta di organizzare, nel breve periodo, altre iniziative di grandi proporzioni. Si torna nell’impegno ordinario, ma questo è tutt’altro che un riposo. Occorre anzi trarre dall’esperienza giubilare gli insegnamenti utili per dare al nuovo impegno un’ispirazione e un orientamento efficaci”. Indicazioni che sono state poi sviluppate nei pontificati di Benedetto XVI e Francesco.
Indimenticabili furono le parole pronunciate da Wojtyla nella veglia della Giornata mondiale della gioventù, a Tor Vergata, davanti a due milioni di ragazzi provenienti da tutto il mondo. “Cari amici, vedo in voi le ‘sentinelle del mattino’ in quest’alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.
Parole profetiche benché inascoltate in un mondo, come ha denunciato più volte Francesco, che sta vivendo una vera e propria terza guerra mondiale a pezzi. Non a caso Bergoglio, davanti alla nuova escalation di tensione in Iran, ha rivolto un accorato appello in favore della pace. “In tante parti del mondo si sente una terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia”. Parole che rappresentano l’autentica eredità del Giubileo del 2000.