Il testo, nato su iniziativa dei tre parlamentari, è stato presentato nel corso di un'assemblea a Palazzo Madama ed è aperto ad emendamenti e sottoscrizioni. All'interno vengono evidenziate cinque problematicità e si offrono suggerimenti per avviare una concreta riforma interna
Un “organismo collegiale democraticamente eletto” al posto del capo politico e la fine dei “doppi ruoli”. La piattaforma Rousseau, percepita come “un corpo estraneo“, non più gestita dall’associazione presieduta da Davide Casaleggio, ma sotto il controllo del M5s. Quindi, partendo dalla “rinnovata fiducia per il governo”, lo stop ai “voti al buio sui decreti”. E una necessaria riforma del sistema delle restituzioni. Sono cinque le problematiche, accompagnate da altrettante proposte di soluzioni, affrontate nel documento nato su l’iniziativa dei tre senatori 5 stelle Primo Di Nicola, Emanuele Dessì e Mattia Crucioli e discusse questo pomeriggio in assemblea a Palazzo Madama. Il testo, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere in anteprima, è nato in un momento di grande difficoltà dentro il Movimento tra polemiche e continue defezioni: per la prima volta i senatori hanno deciso di argomentare le richieste di riforma interna e, spiegano, far partire un dibattito costruttivo.
Il punto di partenza sono il sostegno all’esecutivo Conte 2, ritenuta ancora l’opzione migliore, e “la natura post ideologica, democratica, ed ambientalista del M5s“. Quindi i tre si rivolgono ai colleghi: chiunque vuole può sottoscrivere il documento o fare proposte per emendarlo. “E’ nostro dovere dare il presente e fattivo contributo, convinti che metodo e merito debbano correre di pari passo nella costruzione di un organizzazione efficiente”. Quindi non un lavoro “contro”, ma “per migliorare il Movimento”. Lasciando però ben intendere che i vertici M5s sono quelli chiamati a una profonda autocritica. La riflessione sul documento è nata durante le vacanze di Natale, ovvero proprio mentre nel governo arrivavano le dimissioni dell’ex ministro M5s all’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Chi lo ha stilato, pur comprendendo le proteste di molti dei fuoriusciti, ribadisce di non voler “minacciare” abbandoni o cambi di casacca. “Il nostro non è un ricatto”, spiegano. L’interesse è vedere un cambiamento reale nella gestione M5s, dopo che la riorganizzazione annunciata prima delle feste si è rivelata deludente. Il primo passo, e per la prima volta in totale trasparenza, è stato fatto: ora resta da vedere quanti accetteranno di esporsi e se ci sarà una reazione da parte di Luigi Di Maio.
“Il Movimento resti una forza profondamente riformista” – La prima problematica affrontata dal documento è “l’indirizzo politico“. Una delle preoccupazioni dei promotori è quella di non influire sulla tenuta dell’esecutivo: il rischio che il caos dentro il M5s spinga i leader a far cadere l’esecutivo è l’evoluzione da scongiurare in tutti i modi. “Il Movimento 5 stelle“, è l’esordio, “deve continuare a porsi nel panorama politico attuale come forza profondamente riformista, capace di confrontarsi in maniera aperta e propositiva con tutte le forze progressiste esistenti, siano esse presenti in Parlamento che fuori, soprattutto alla luce dei cambiamenti”. Il dialogo deve essere garantito con tutti, dicono, ma è anche necessario mettere dei limiti: “Come forza democratica, post-ideologica e in ascolto di tutte le istanze politiche e territoriali, il M5s interloquisce e dialoga anche con le migliori espressioni dell’area culturale sovranista, pure se profondamente alternative al nostro sentire, ma che non trovano ascolto e comprensione in un centrodestra sempre più dominato da pulsioni autoritarie e qualunquiste. La definitiva chiarezza politica e comunicativa sarà necessaria a spiegare alla nostra base ed alla pubblica opinione la nostra vera natura, rilanciando finalmente i nostri valori fondanti”. Il riferimento è al disagio provato da molti di fronte a posizioni ritenute troppo ambigue e che non corrispondono alla natura dei 5 stelle.
“Alla guida un organismo collegiale democraticamente eletto” – La seconda problematica è quella che riguarda la riforma di “organizzazione e statuto” e quindi la struttura politica. “Il M5s”, si legge, “dovrà essere guidato da un organismo collegiale democraticamente eletto“. E specificano che questa proposta non vuole sconfessare direttamente l’attuale capo politico Luigi Di Maio, ma cercare di superare il suo ruolo alla luce delle difficoltà degli ultimi tempi: “Il nostro capo politico ha mostrato grande capacità di lavoro conseguendo ottimi risultati”, si legge a questo punto. Ma aggiungono: “E’ chiaro a tutti che una forza politica innovativa quale noi siamo, abbandonati i panni dell’opposizione, si deve porre alla guida di un Paese come il nostro”. Quindi “un primo passo deve essere la netta separazione tra le cariche interne al Movimento e quelle di governo. La loro sovrapposizione sta determinando concentrazione di potere e criticità ormai incomprensibili sia per la nostra base che per i cittadini in generale”. Sono in tanti ad avere un doppio ruolo. Ad esempio la ministra Fabiana Dadone che è anche componente del collegio dei probiviri ed è stata fortemente criticata nei giorni scorsi.
E allora ecco la soluzione proposta: “Dobbiamo cominciare a pensare ad un organo dirigente del M5s che sia rappresentativo delle tante sensibilità politiche che compongono e animano il Movimento stesso (e ne sono la sua forza) ma anche della sua territorialità: ciò non può che avvenire fissando regole interne diverse e attraverso democratiche elezioni, metodologia da estendere anche agli altri organismi di ogni livello del Movimento”. L’organo collegiale “dovrà essere il più ampio e comprensivo possibile”. E, di fatto, sostituirà il ruolo del capo politico che si prospettano quindi che venga abolito: “A questo organo, a questo collettivo e agli altri organismi collegiali collegati che risulteranno utili alla gestione, dovranno essere demandate tutte le attività, tra cui quella fondamentale della selezione della classe dirigente del Movimento che dovrà essere ispirata ai grandi valori e alle qualità che ci hanno sempre contraddistinto: competenza, esperienza, affidabilità e lealtà”. Torna qui un vecchio tema, poi accantonato, del M5s: la difficoltà di selezione di una classe dirigente di qualità. Le elezioni democratiche, secondo i tre senatori, dovrebbero risolvere il problema.
“Basta voti al buio sui decreti” – Al terzo punto ci si sposta su richieste che riguardano l’attività parlamentare e viene espresso il disagio per una scarsa partecipazione all’attività di governo. “A fronte delle centinaia di proposte legislative presentate dai nostri portavoce, fioccano le decretazioni d’urgenza e i voti di fiducia”, è l’esordio. “E’ indispensabile una immediata inversione di tendenza, magari con un tavolo permanente che stabilisca le priorità dell’azione legislativa e i temi da inserire nell’agenda di governo”. La proposta è che “il gruppo parlamentare sia reso partecipe con un netto anticipo nella comunicazione dei temi e dei testi dei decreti, coinvolgendo i gruppi parlamentari nella loro elaborazione, in modo che questi possano essere concordati, compresi, spiegati e discussi”. E si conclude: “Non potranno più pretendersi voti al buio, senza una opportuna e chiara elaborazione condivisa”. Anche questa è una richiesta più volte avanzata nelle assemblee dei parlamentari e che, fino a questo momento, non è mai stata presa in considerazione.
“La piattaforma Rousseau sia messa sotto il controllo del M5s” – La quarta problematica è quella che affronta “il funzionamento della piattaforma Rousseau“. Sul punto si discute da mesi e la parte di portavoce che lamentano la scarsa trasparenza del sistema di voto online sono sempre di più. “La piattaforma digitale che tutti contribuiamo a mantenere viene percepita come una realtà esterna”, si legge ancora nel documento, “un corpo estraneo al Movimento stesso, sia all’interno della nostra forza politica che all’esterno. La gestione dei dati sensibili, la costruzione degli eventi, l’indicazione dei quesiti, il modo in cui si pongono e tanti altri aspetti quali quelli connessi alla stessa selezione degli organi rappresentativi (interni e portavoce) devono essere posti sotto il controllo del M5s ed effettuati con metodo democratico”. I senatori chiedono quindi che non sia più Davide Casaleggio, o meglio l’associazione Rousseau da lui presieduta, a occuparsi della gestione della piattaforma, ma che dati e proprietà della piattaforma siano affidati al Movimento stesso. Una richiesta che, così radicale, nessuno aveva mai osato fare senza di conseguenza prepararsi all’uscita dal M5s.
“Comitato di garanti riformi il sistema delle restituzioni” – Infine la quinta problematica è quella delle restituzioni. Proprio nelle ore in cui il collegio dei probiviri sta valutando le sanzioni per oltre 45 parlamentari ritardatari sulla decurtazione degli stipendi, il documento propone di rivedere il sistema. “Tutti i portavoce del movimento”, scrivono i senatori, “sono convinti che la politica non si faccia per arricchirsi, ma per prestare un servizio ai cittadini”. E “questa azione, invece che essere un nostro punto di forza e di vanto, si sta incredibilmente trasformando in un problema e in una fonte di debolezza, soprattutto mediatica”. L’iniziativa, che dovrebbe essere fiore all’occhiello del Movimento, necessita secondo i parlamentari di una riforma radicale. “Si rende quindi necessaria l’immediata creazione di un comitato di garanti, formato da rappresentanti delle Camere e dei Consigli Regionali, che avranno il compito di individuare tutti i correttivi necessari a rendere questa pratica molto più lineare ed efficiente”. E si specifica anche a chi andrebbero destinate queste restituzioni: “La restituzione dovrà essere comprensiva della cifra necessaria al mantenimento delle piattaforme tecnologiche e al pagamento di tutte le cause e richieste di risarcimento, presenti e future, relative all’attività politica e mediatica del nostro fondatore Beppe Grillo. Le stesse restituzioni dovranno inoltre essere utilizzate, oltre che per le azioni a sostegno di persone in difficoltà, anche per l’attività di supporto dei militanti sui territori, dei nostri consiglieri comunali e delle articolazioni regionali del M5s”.
“Comunicazione e social gestiti dall’organismo collegiale” – In coda, ma non meno importante, si trova il riferimento a un altro tasto da sempre dolente per il Movimento: la comunicazione. “Per quanto riguarda infine la comunicazione, la designazione dei responsabili della gestione del Blog e dei profili social del Movimento 5 stelle sarà a carico dell’organismo collegiale designato per la conduzione del Movimento stesso che ne verificherà anche il buon funzionamento”. Quindi, prima di tutto, sarà necessario ripartire dalla nascita di un “organismo collegiale democraticamente eletto”. Di fatto una rivoluzione, ma per molti ormai necessaria per far uscire il M5s da quello che raccontano come “un binario morto”.