Secondo l'accusa la "ingiustificata sopravvalutazione dei titoli", ceduti a prezzi "almeno il 40%" superiori a una stima ragionevole, ha provocato in quattro anni danni totali per oltre 107 milioni. La Procura contesta anche il meccanismo delle 'baciate', le azioni acquistate tramite finanziamenti erogati dallo stesso istituto di Montebelluna
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa. È l’ipotesi di reato contenuta negli atti di chiusura indagini della Procura della Repubblica di Treviso sul filone delle truffe ai danni dei clienti di Veneto Banca. L’accusa è a carico di sei indagati, fra cui l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli. Secondo l’ufficio del Pubblico ministero il top manager, assieme ad altri dirigenti e responsabili di vari reparti, avrebbe strutturato un sistema volto a raggirare la clientela attraverso la vendita a “condizioni inique” di azioni ed obbligazioni.
Ogni protagonista della rete, sostiene ancora l’accusa, era consapevole della ingiustificata sopravvalutazione dei titoli, ceduti a prezzi “almeno il 40%” superiori ad una stima ragionevole, almeno a partire dal 2012. La circostanza, in quattro anni, avrebbe provocato danni totali ai sottoscrittori di oltre 107 milioni. La Procura ha inserito anche le contestazioni per il meccanismo delle ‘baciate‘, le azioni acquistate tramite finanziamenti erogati dallo stesso istituto di Montebelluna.
Sempre secondo le contestazioni dell’accusa, gli indagati, infine, avrebbero indotto il personale delle filiali ad esercitare insistenti pressioni sulla clientela affinché fosse incrementata la vendita di titoli, pur diretta a soggetti inconsapevoli, per grado di istruzione o per età, dei rischi connessi alle operazioni.